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  • Domenica 26 aprile 2015

La foto più spettacolare dell’eruzione del Calbuco

L'ha scattata il fotografo di AFP Martin Bernetti, che ne ha anche raccontato la storia sul suo blog

Martin Bernetti è un fotografo peruviano di origine italiana che lavora dal 1995 per l’agenzia di stampa AFP di cui è caporedattore della fotografia per il Cile. Pochi giorni fa Bernett ha scattato una delle foto più belle e impressionanti dell’eruzione del vulcano Calbuco, in Cile. Sul suo blog ha raccontato di come già da diverso tempo desiderasse fotografe un’eruzione vulcanica e di quanto sia stato difficile riuscirci.

Calbuco Bernetti

Bernetti ha scritto che da anni stava cercando di fotografare un’eruzione vulcanica. Bernetti è un fotografo di un’agenzia importante – lavoro che gli permette di viaggiare in lungo e in largo – e la sua base operativa è in Cile, un paese che ha più di 90 vulcani attivi. La geografia, ha scritto sul suo blog, fino ad ora non era stata troppo dalla sua parte: il Cile è un paese stretto e lungo, le distanze tra un posto e l’altro sono notevoli e non appena il governo diffonde un allarme eruzione tutti i voli locali vengono sospesi. Già due volte nel corso dell’ultimo anno Bernetti ha mancato di poco alcune eruzioni molto spettacolari.

Per esempio lo scorso marzo arrivò in ritardo all’eruzione del vulcano Villarrica – 700 chilometri a sud di Santiago del Cile, la città dove vive – e riuscì a fotografare soltanto un po’ di ceneri laviche. Poi, questa settimana, ha avuto un’altra possibilità: «Mercoledì il governo cileno ha dichiarato l’allarme rosso e ha fatto evacuare tutta l’area intorno al vulcano Calbuco che aveva appena ricominciato ad eruttare dopo 54 anni di inattività». Erano le sei di sera, gli aeroporti erano già chiusi e Calbuco dista 900 chilometri da Santiago del Cile. C’era un solo modo di arrivare fino laggiù: «Alle 20:00 io e il corrispondente di AFP dal Cile, Miguel Sanchez, ci siamo messi in macchina pronti per il viaggio di dieci ore sperando di arrivare prima che tutto fosse finito».

Alle cinque di mattina, Sanchez e Bernetti sono arrivati a Fruttillar, una cittadina a una ventina di chilometri da Calbuco: tra loro e il vulcano c’era soltanto il lago di Llanquihue. Arrivare fin sotto le pendici del monte avrebbe garantito fotografie davvero impressionanti, ma Bernetti non era disposto a rischiare che il vulcano smettesse di eruttare proprio durante l’ultima ora di viaggio. Così, è sceso dall’automobile sulla riva del lago e ha preparato la sua macchina sul cavalletto:

Era notte, faceva incredibilmente freddo e le strade erano deserte perché la polizia aveva da poco interrotto il coprifuoco. Eravamo completamente soli davanti al vulcano in eruzione dall’altro lato del lago. Potevamo sentire il rombo delle esplosione e vedevamo il cratere che sputava lava nell’aria e, di tanto in tanto, un fulmine uscire dalla nube di cenere e illuminare l’oscurità, un fenomeno che accade quando la roccia fusa e la cenere caricata elettricamente vengono lanciate nell’atmosfera.

Ho fatto una foto a lunga esposizione, circa 30 secondi. La macchina ha catturato tutto quello che stava accadendo nel cielo in quel lasso di tempo – una scena molto più impressionante di quello che si poteva cogliere ad occhio nudo dalla sponda del lago. Dopo due tentativi falliti quest’anno, avevo finalmente davanti agli occhi l’immagine che desideravo così tanto catturare. Venti minuti dopo l’eruzione era finita.