Il cibo nell’arte, in mostra a Brescia

Oltre 100 opere esposte a Palazzo Martinengo raccontano il rapporto tra arte e cibo, dal Seicento a oggi

Giacomo Ceruti, Tavolo con pesche, formaggio e pani, olio su tela, 83 x 119 cm. Collezione privata
Giacomo Ceruti, Tavolo con pesche, formaggio e pani, olio su tela, 83 x 119 cm. Collezione privata

Il Palazzo Martinengo di Brescia ospiterà fino al 14 giugno la mostra “Il cibo nell’arte”, che raccoglie oltre 100 opere, di cui 25 inedite, con cui importanti artisti hanno rappresentato nei secoli cibo, cucine, pasti e ricette. La mostra unisce alcune opere d’arte del Seicento con quelle di Warhol, Magritte, Fontana, de Chirico e Manzoni, mostrando il rapporto costante che esiste da sempre tra arte e cucina. La mostra è collegata a EXPO 2015: offre la possibilità di scoprire come artisti diversi – soprattutto italiani, ma non solo – hanno affrontato il tema del cibo attraverso le varie correnti artistiche degli ultimi quattro secoli (dal Barocco al Rococò, dal Romanticismo dell’Ottocento alle avanguardie del Novecento).

“Il cibo nell’arte”, la prima esposizione organizzata in Italia che racconta l’unione tra patrimonio artistico e tradizione gastronomica, è divisa in dieci sezioni. Una prima sezione introduttiva – “L’allegoria dei cinque sensi” – presenta il tema della mostra. “Tavole imbandite” e “Mercati dispense e cucine” sono dedicate a due fondamentali luoghi del cibo. L’ultima sezione è intitolata “Il cibo nell’arte del XX secolo”. Le altre sezioni, oltre che aree tematiche di un’esposizione di quadri e sculture, potrebbero essere le pagine di un menu. In questo caso le opere d’arte sono divise a seconda degli alimenti che ritraggono: “Frutta”, “Verdura”, “Pesci e crostacei”, “Selvaggina da pelo e da penna”, “Carne, salumi e formaggi”, “Dolci, vini e liquori”.

Attraverso le opere esposte è anche possibile avere un’importante testimonianza su gusti, abitudini e scelte culinarie di quegli anni, nonché scoprire pietanze che oggi sono scomparse o si sono evolute a tal punto da essere qualcosa di completamente diverso. Scrive il curatore della mostra Davide Dotti:

Ecco quindi che nelle tele dei maestri napoletani prevalgono pesci e crostacei, e sovente si trovano il casatiello, il salame di bottarga e la sfogliatella; in quelle dei toscani ed emiliani i salumi, i formaggi e i vari tipi di pane; nelle opere dei pittori lombardi la fa da padrone la selvaggina da pelo e da penna; nei dipinti degli artisti romani, invece, prevale la frutta e la verdura che provenivano dalla fertile campagna laziale.