Io non leggo perché

Beppe Severgnini elenca cinque motivi per cui non leggiamo i libri

A picture taken on April 17, 2015 in Paris shows the window display of a bookstore. AFP PHOTO / LOIC VENANCE (Photo credit should read LOIC VENANCE/AFP/Getty Images)
A picture taken on April 17, 2015 in Paris shows the window display of a bookstore. AFP PHOTO / LOIC VENANCE (Photo credit should read LOIC VENANCE/AFP/Getty Images)

A partire dal 1996 l’UNESCO ha istituito la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore, che si festeggia ogni anno il 23 aprile. L’AIE (Associazione Italiana Editori) per l’occasione ha lanciato un’iniziativa nazionale e ha organizzato eventi nelle piazze di tutta Italia per promuovere i libri e invogliare le persone a leggere. Beppe Severgnini sul Corriere della Sera ha risposto all’#ioleggoperché con l’#iononleggoperché e in cinque punti ha spiegato perché oggi moltissimi italiani non leggono libri.

1) Molti non leggono libri perché leggono altro. Le chat di WhatsApp, le notifiche di Facebook, la timeline di Twitter e LinkedIn: la narrativa, nel telefono che portiamo in tasca, è affascinante. I personaggi, conosciuti. Il ritmo, incalzante. Le sorprese, continue (basta avere un fidanzato, come molte lettrici possono testimoniare). Con questi avversari deve misurarsi il libro. Avete dubbi? Salite in autobus, scendete in metro: e osservate dove  puntano  gli occhi della gente.

2) Molti non leggono libri perché ne hanno paura. Troppi volumi intimidiscono. Molti autori si compiacciono d’essere impegnativi. Quasi tutti i titoli in uscita dovrebbero rinunciare a un terzo delle pagine; e ne guadagnerebbero. Nelle case editrici lo sanno, ma sono impotenti. Tanti autori, purtroppo, non ricordano di scrivere per gli altri: si innamorano delle proprie parole.

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Foto LOIC VENANCE/AFP/Getty Images