Come funziona il divorzio breve

La legge riduce il periodo tra separazione e divorzio, e anticipa lo scioglimento della comunione dei beni

Hispanic bride getting ready on her wedding day. (Kike Calvo via AP Images)
Hispanic bride getting ready on her wedding day. (Kike Calvo via AP Images)

Il disegno di legge che introduce in Italia il cosiddetto divorzio breve è un testo che semplifica e velocizza le procedure per divorziare. Il provvedimento era stato approvato dalla Camera il 29 maggio del 2014 e modificato dal Senato il 18 marzo 2015, era dunque tornato alla Camera il 22 aprile per la lettura finale dove è stato votato con 398 voti a favore, 28 contrari e 6 astenuti. È entrato in vigore martedì 26 maggio.

La nuova legge è composta da tre articoli:

– prevede che i tempi che devono intercorrere fra la separazione e la richiesta per ottenere il divorzio siano ridotti dagli attuali tre anni a dodici mesi in caso di “separazione giudiziale” (quando cioè il divorzio viene chiesto da uno dei due coniugi) e a sei mesi quando la separazione è invece consensuale.

– fa decorrere la separazione dalla comparsa dei coniugi davanti al presidente del tribunale (e non, come approvato la prima volta alla alla Camera, dalla notifica dell’atto).

– anticipa il momento dello scioglimento della comunione dei beni tra i coniugi: prima si realizzava solo con il passaggio in giudicato della sentenza di separazione, ora la comunione «si scioglie nel momento in cui il presidente del tribunale autorizza i coniugi a vivere separati».

– disciplina la fase transitoria: la nuova legge si applica anche ai procedimenti in corso.

– la nuova legge non prevede il cosiddetto “divorzio immediato” o “divorzio breve”, in assenza cioè di un periodo di separazione: al Senato il Partito Democratico e la relatrice del disegno di legge, Rosanna Filippin, avevano ritirato il comma 2 dell’articolo 1 che lo prevedeva poiché diversi senatori del PD, NCD, FI e UDC si erano dichiarati contrari.

Il divorzio in Italia è stato introdotto il primo dicembre del 1970, al termine di una seduta parlamentare di oltre 18 ore, con la legge n. 898 detta “Baslini-Fortuna” dal nome dei due parlamentari promotori. Quattro anni dopo, il 12 e 13 maggio 1974, dopo che 1 milione e 300mila firme furono depositate alla Cassazione per chiedere il referendum abrogativo della legge, l’87 per cento degli italiani andarono a votare: i “no” ottennero il 59,30 per cento, i “sì” il 40,7. La Baslini-Fortuna fu definitivamente confermata. Vi furono successive modifiche, in particolare con le leggi 436/1978 e 74/1987: con quest’ultima si ridussero i tempi necessari per arrivare alla sentenza definitiva (che in Italia sono piuttosto lenti: nel 2007 il Sole 24 Ore riportava che erano di 135 giorni per un divorzio consensuale e 672 giorni per un divorzio giudiziale)