Che cos’è la Sindone

Uno degli oggetti più studiati e controversi della storia si può visitare da oggi pomeriggio al Duomo di Torino

Foto Marco Alpozzi - LaPresse
18 04 2015 Torino 
Cronaca
Anteprima stampa dell'Ostensione della Sacra Sindone nel Duomo di Torino
Nella foto: La Sacra Sindone

Marco Alpozzi / lapresse
18 04 2015 Torino
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Press Preview Exposition of the "Sacra Sindone" in Turin Cathedral
In the pic: The "Sacra Sindone"
Foto Marco Alpozzi - LaPresse 18 04 2015 Torino Cronaca Anteprima stampa dell'Ostensione della Sacra Sindone nel Duomo di Torino Nella foto: La Sacra Sindone Marco Alpozzi / lapresse 18 04 2015 Torino News Press Preview Exposition of the "Sacra Sindone" in Turin Cathedral In the pic: The "Sacra Sindone"

La “Santa Sindone” sarà esposta a partire da oggi pomeriggio nel Duomo di Torino. È considerata dalla maggior parte dei cattolici il lenzuolo in cui fu avvolto il corpo di Gesù Cristo dopo la crocifissione. Viene esposta in pubblico molto raramente: l’ultima volta è successo nel 2010. Quest’anno rimarrà esposta nel Duomo di Torino da oggi fino al 24 giugno. La nuova esposizione sarà inaugurata con una messa celebrata alle 11 dall’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia. La messa sarà visibile in diretta tv su Rai 1 e in streaming sul sito della RAI. Le prime visite del pubblico alla Sindone inizieranno quindi alle 16.30.

Che cos’è la Sindone
È un lenzuolo di lino, di circa 4,4 metri per 1,1 di colore giallo ocra. Sulla sua superficie sono impresse le fattezze di un uomo sdraiato, con le mani giunte in grembo, una sopra l’altra e i piedi affiancati. Sulla mano visibile è presente un segno, come di una ferita. Altri segni sono presenti sul torace e intorno alla fronte. Secondo la tradizione popolare questi “segni” sono le impronte del corpo di Gesù e delle sue ferite. La Sindone è ritenuta dalla Chiesa il sudario con cui venne avvolto il corpo di Cristo dopo la deposizione dalla croce.

Ci sono altri segni sul lenzuolo. Sono bruciature causate da un incendio nel 1532 (la Sindone venne minacciata anche da un incendio nel Duomo di Torino nel 1997, ma non riportò danni). All’epoca la Sindone era custodita nella cappella di Chambery. Alcune gocce di argento fuso caddero sul tessuto, causando delle bruciature e dei fori: la Sindone era conservata ripiegata su sé stessa, quindi le bruciature si presentano oggi in maniera simmetrica su tutta la superficie del tessuto. Gli altri segni presenti sono quelli delle riparazioni a cui la Sindone venne sottoposta nel corso degli anni.

Attualmente la Sindone è custodita nel Duomo di Torino, dove si trova da circa 500 anni. La Sindone si trova all’interno di una teca a tenuta stagna e riempita di un gas inerte. Alla morte di Umberto di Savoia, nel 1983, per volontà testamentaria è passata alla Chiesa cattolica che ne ha affidato le cure a un Custode Pontificio della Sindone. Attualmente il Custode è l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia.

Da dove arriva 
Gli storici sono abbastanza concordi nel ritenere che le prime tracce sicure dell’esistenza della Sindone di Torino non comparvero prima della metà del ’300. Negli anni precedenti le cronache medioevali sono ricche di notizie relative a reliquie simili: all’epoca esisteva un vero e proprio traffico di reliquie, molto spesso false. Ma è difficile, se non impossibile, collegare queste storie con la Sindone di Torino, come è nota oggi.

L’inizio della storia della Sindone non è molto gloriosa. A quanto pare era un oggetto molto venerato dalla popolazione nel sud della Francia, ma il vescovo del luogo aveva denunciato il lenzuolo come uno dei molti falsi che giravano all’epoca e ne aveva proibito la venerazione. L’antipapa Clemente VII, cioè un papa successivamente riconosciuto come illegittimo dalla Chiesa cattolica, che risiedeva ad Avignone – non molto lontano – si pronunciò invece sulla questione nel 1389 dichiarando che la venerazione della Sindone era legittima.

Pochi anni dopo la Sindone venne donata ai conti di Savoia che la tennero prima nella loro capitale di Chambery per poi trasferirla, insieme alla loro residenza ufficiale a Torino nel 1578. La Sindone rimase nelle mani della famiglia fino al 1983 quando ne fecero dono alla Chiesa.

Molte teorie romantiche sono state costruite su come la Sindone sarebbe arrivata nel sud della Francia. Una delle più diffuse risale al racconto di un crociato dell’inizio del 1200. Era l’epoca di quella che gli storici hanno ribattezzato la IV Crociata, una spedizione che doveva liberare Gerusalemme e invece fece tutt’altro: i crociati, in gran parte francesi del sud e piemontesi, si imbarcarono a Venezia e, dopo aver conquistato alcune città per conto dei veneziani, arrivarono a Costantinopoli, capitale dell’Impero bizantino.

La spedizione non proseguì più verso Gerusalemme. I crociati invece, dopo una serie di incidenti e complotti, assediarono Costantinopoli e la saccheggiarono, aiutati dai veneziani. Tra i numerosi tesori che vennero rubati dai crociati (tra cui anche i quattro cavalli di bronzo che si trovano nella basilica di San Marco a Venezia) ci fu anche un lenzuolo con impresso il volto di Gesù. Secondo la leggenda, la Sindone arrivò, tramite i cavalieri Templari, dal Medio Oriente al sud della Francia e qui divenne l’oggetto della venerazione popolare approvata da Clemente VII.

Le prove scientifiche
Per dimostrare o smentire queste teoria la Sindone di Torino è stata sottoposta negli ultimi decenni a numerosi test scientifici. Uno dei più famosi progetti di ricerca è stato lo Shroud of Turin Research Project (STURP). Una serie di test preliminari vennero compiuti su tutto il tessuto e portarono alla conclusione che la Sindone non era il frutto di una pittura. Si trattava, secondo i ricercatori, di un lenzuolo dentro al quale era stato avvolto un uomo che aveva effettivamente i segni corrispondenti a quelli che avrebbe avuto un corpo crocifisso. Con le prove a disposizione in quel momento, i ricercatori conclusero che era impossibile determinare come l’immagine fosse rimasta così nitidamente impressa nel lenzuolo.

Le ricerche dello STURP portarono ad un’altra serie di test, più invasivi per la Sindone. Dopo diverse dispute si giunse a un accordo che prevedeva la rimozione di alcuni frammenti della Sindone e il loro esame da parte di tre diversi laboratori indipendenti. Lo scopo era datarla con i test al carbonio 14. Gli esperimenti dimostrarono che, al 95% delle probabilità la Sindone era da datare tra il 1262 e il 1384, una data compatibile con le prime tracce storiche di cui disponiamo.

Negli anni successivi ci furono diverse critiche a questa datazione. Secondo alcuni il frammento rimosso dalla Sindone non apparteneva al tessuto originario, ma a una delle riparazioni compiute in epoca medioevale. Altri hanno sostenuto che il test al carbonio 14 potrebbe essere stato fuorviato da vari fattori, come ad esempio i gas esalati dall’incendio del 1532 oppure dal fumo delle candele alle quali la Sindone si è spesso trovata esposta nella sua storia.

Nel 2008, il professor John P. Jackson, che apparteneva al gruppo di ricerca dello STURP, pubblicò un articolo in cui criticava alcune di queste ipotesi (in particolare quelle che sostengono che il frammento staccato non fosse rappresentativo) sostenendo comunque che ulteriori studi fossero in corso. Al momento attuale, il mistero che riguarda la Sindone, più che la data della sua creazione, sembra essere il modo con il quale il disegno umano si è impresso sul tessuto.

La posizione della Chiesa
La Chiesa cattolica non ha mai riconosciuto come ufficialmente “miracolosa” la Sindone di Torino. La posizione ufficiale in proposito è stata espressa in un discorso del 1998 da Giovanni Paolo II:

Non trattandosi di una materia di fede, la Chiesa non ha competenza specifica per pronunciarsi su tali questioni. Essa affida agli scienziati il compito di continuare ad indagare per giungere a trovare risposte adeguate agli interrogativi connessi con questo Lenzuolo che, secondo la tradizione, avrebbe avvolto il corpo del nostro Redentore quando fu deposto dalla croce.