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  • Sabato 18 aprile 2015

Playoff NBA, cinque cose da sapere

Oggi si giocano le prime partite, dopo una regular season con molte sorprese: chi è favorito e quali sono gli italiani che li giocheranno

Cleveland Cavaliers' LeBron James (23) drives around San Antonio Spurs' Kawhi Leonard (2) during an NBA basketball game Wednesday, Nov. 19, 2014, in Cleveland. (AP Photo/Tony Dejak)
Cleveland Cavaliers' LeBron James (23) drives around San Antonio Spurs' Kawhi Leonard (2) during an NBA basketball game Wednesday, Nov. 19, 2014, in Cleveland. (AP Photo/Tony Dejak)

I playoff NBA (National Basketball Association, la lega professionistica degli Stati Uniti e del Canada) cominciano sabato 18 aprile: la prima partita di quello che è uno degli eventi sportivi più seguiti negli Stati Unitil sarà Washington Wizards-Toronto Raptors, e si giocherà in Canada alle 18:30 ora italiana. Tra sabato e domenica si giocherà gara 1 di tutta la prima serie dei playoff, quindi 8 partite in totale. Passa il turno, arrivando quindi in semifinale di Conference, la prima squadra che arriva a quattro partite vinte. Tra gli accoppiamenti più equilibrati di questa prima serie di playoff ci sono Los Angeles Clippers-San Antonio Spurs a Ovest, e Toronto Raptors-Washington Wizards a Est.

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La stagione regolare 2014-2015 è stata molto spettacolare, soprattutto nella Western Conference, dove si gioca ormai da qualche anno un basket di livello superiore. È stata per certi versi anche molto particolare, perché è stata dominata da due squadre su cui la scorsa estate c’erano delle attese, ma non così tante attese. L’Ovest è stato dominato dai Golden State Warriors, che hanno ottenuto il miglior record della lega con 67 partite vinte e 15 perse, mentre l’Est è stato vinto – molto a sorpresa – dagli Atlanta Hawks, che hanno ottenuto il secondo miglior record della lega (60 vinte e 22 perse) con una squadra senza individualità eccezionali. Abbiamo messo insieme cinque cose essenziali da sapere, per quelli che si sono persi dei pezzi ma che vogliono arrivare preparati alle prossime partite dei playoff.

1. I vincitori a Ovest: i Golden State Warriors
Golden State Warriors è stata la squadra che più ha stupito durante la stagione regolare: già lo scorso anno i Warriors avevano fatto un buon torneo, ma erano stati eliminati al primo turno dei playoff dai Los Angeles Clippers, in una serie di partite molto bella e combattuta. Quest’anno Stephen Curry, il playmaker titolare dei Warriors, ha fatto la sua miglior stagione in carriera, tenendo una media di 23,8 punti e 7,7 assist: in diversi hanno detto che Curry ha dato l’impressione di poter fare qualsiasi cosa in campo, e di poter segnare in qualsiasi maniera. Tra le altre cose, Curry è riuscito a stabilire il nuovo record di canestri da tre segnati in una sola stagione in NBA: è successo durante la partita che i Warriors hanno giocato contro i Portland Trail Blazers il 9 aprile scorso, nella quale Curry ha segnato anche 45 punti.

La partita in cui Stephen Curry ha stabilito record di canestri da tre in una stagione

Oltre a Curry diversi giocatori dei Warriors hanno fatto una gran stagione: tra questi, uno dei più sorprendenti è stato certamente Klay Thompson, guardia/ala piccola che a gennaio ha stabilito il nuovo record di punti segnati in un quarto di una partita NBA: 37 (sì, trentasette punti in dodici minuti). A inizio stagione i Warriors non erano considerati tra le squadre favorite per la vittoria finale e nessuno si aspettava una stagione giocata a questi livelli. Il giornalista sportivo Ethan Sherwood ha scritto su ESPN, sito sportivo americano: «Se ve l’avessi detto a ottobre [che Golden State avrebbe fatto questo record di vittorie, ndr], l’avreste presa come una dichiarazione scioccante».

Il record di punti di Klay Thompson in un quarto

2. I vincitori a Est: gli Atlanta Hawks
Gli Atlanta Hawks sono arrivati – molto a sorpresa – primi nella Eastern Conference: tra il 27 dicembre 2014 e il 31 gennaio 2015 hanno vinto 19 partite consecutive, record assoluto nella storia della squadra e quinta striscia più lunga di vittorie nella storia della NBA. In generale, le 60 vittorie ottenute quest’anno sono il record di sempre per gli Hawks (il precedente era di 57 vittorie, ottenute nelle stagioni 1993-1994 e 1986-1987). La particolarità degli Hawks è che non hanno un vero giocatore “da copertina”, per così dire: per fare un esempio, 12 giocatori degli Hawks sono stati i migliori marcatori in una singola partita di stagione regolare. Solo altre due squadre, i Clippers e i Warriors, hanno fatto registrare delle percentuali più alte di tiri segnati dal campo, e solo i Warriors hanno fatto registrare delle percentuali più alte di tiri da tre segnati.

Le migliori 10 giocate degli Hawks nella striscia di 19 vittorie

L’allenatore di Atlanta si chiama Mike Budenholzer. Tra il 1996 e il 2013 Budenholzer è stato uno dei vice-allenatori dei San Antonio Spurs, ovvero uno dei vice del leggendario allenatore Gregg Popovich, considerato ancora oggi tra i più bravi allenatori della NBA (in molti sostengono che la sua squadra giochi il miglior basket dell’intera lega). Prima di firmare come capo allenatore per gli Hawks, Budenholzer aveva sempre fatto il vice: anche per questo motivo il risultato di Atlanta di questa stagione è sembrato così sorprendente. Budenholzer è riuscito a mettere in piedi un gioco molto organizzato, distribuito su tutti i giocatori della squadra e che valorizza anche la fase difensiva, cosa non sempre frequente in NBA. Stando a quanto fatto vedere in stagione regolare, Atlanta è insieme a Cleveland la favorita ad arrivare alle finali della Eastern Conference.

3. Come ci arrivano i vincitori dell’anno scorso
Il titolo NBA 2014 è stato vinto dai San Antonio Spurs, dopo una serie giocata contro i Miami Heat di LeBron James, Dwayne Wade, Chris Bosh e Ray Allen. Nella stagione precedente la finale era stata tra le stesse due squadre, ma era stata molto più divertente e rocambolesca: nel 2013 vinsero gli Heat per 4 a 3. I tre giocatori più famosi degli Spurs, il centro Tim Duncan, la guardia Manu Ginobili e il playmaker Tony Parker, quest’anno compiono rispettivamente 39, 33 e 38 anni. Il giocatore più in forma e più promettente, che nelle ultime quattro stagioni è stato sempre più determinante, è Kawhi Leonard, ala di 23 anni che quest’anno ha tenuto una media punti di 16,5, la più alta della squadra. Il gioco degli Spurs – allenati dal 1996 da Gregg Popovich – è considerato da molti il più europeo e il più bello della NBA: si basa soprattutto sulla rapida circolazione di palla e sui recuperi difensivi che possono far partire facili contropiedi.

Da un bel po’ di anni – almeno da quando gli Spurs vinsero il titolo nel 2007 – al termine di ogni stagione c’è chi dice che quella sarà l’ultima buona stagione dei tre giocatori “anziani” degli Spurs, che invece ogni anno forniscono prestazioni di altissimo livello, e con costanza. Dal 2012 gli Spurs hanno disputato due finali NBA e una finale di Conference. L’inizio della stagione 2014-2015 non è stato entusiasmante, ma poi la squadra ha cominciato a giocare meglio e a vincere di più nella seconda parte della stagione. Gli Spurs hanno vinto 21 delle ultime 24 partite, realizzando una striscia di 11 vittorie consecutive. Il 15 aprile hanno giocato l’ultima partita della stagione regolare contro i New Orleans Pelicans: in caso di vittoria, gli Spurs sarebbero arrivati secondi a Ovest, in caso di sconfitta sarebbero arrivati sesti – e dalla posizione in classifica dipendono gli accoppiamenti ai playoff: chi arriva prima gioca contro l’ultima qualificata ai playoff, chi arriva seconda contro la settima, e così via. Prima della partita Manu Ginobili ha scritto questo tweet.

Gli Spurs hanno perso 103-108, e sono arrivati sesti: giocheranno contro i Los Angeles Clippers, dove giocano Chris Paul, Blake Griffin e DeAndre Jordan: molti dicono che sarà una delle serie più incerte dei playoff.

La stoppata di Tim Duncan su James Harden

4. Westbrook e gli altri rimasti fuori
Due dei giocatori più forti di tutta l’NBA giocano nella stessa squadra: sono la guardia Russel Westbrook e l’ala Kevin Durant, entrambi 26enni. Tutti e due hanno sempre giocato nella stessa squadra, i Thunders (Durant la sua prima stagione la fece ai Seattle Supersonics, che era il nome della franchigia prima che si trasferisse a Oklahoma nel 2008). Quest’anno però Durant ha giocato solo 27 partite, per via di una serie di infortuni al piede destro, che gli hanno fatto perdere le prime partite di stagione regolare e che da febbraio l’hanno costretto a rimanere fuori. Nelle partite in cui ha giocato, Durant ha tenuto una media di oltre 25 punti. Lo scorso anno Durant aveva segnato in media 32 punti a partita in stagione regolare, e aveva vinto il premio di MVP, assegnato al miglior giocatore della lega. Quest’anno, nonostante la gran stagione di Westbrook, gli Oklahoma non si sono qualificati per i playoff: sono arrivati noni, con lo stesso record dei Pelicans, che invece si sono qualificati per via degli scontri diretti.

Anche le due finaliste a Est dell’anno scorso, gli Indiana Pacers e i Miami Heat, non si sono qualificate. I problemi di Indiana sembrano essere stati legati soprattutto al brutto infortunio di Paul George, il migliore giocatore dei Pacers lo scorso anno, che è rimasto fuori quasi tutta la stagione. Inoltre quest’anno Indiana ha dovuto fare a meno di Lance Stephenson, che è andato agli Charlotte Hornets. I problemi per Miami sono stati legati soprattutto alla partenza di LeBron James, considerato da molti il più forte giocatore di tutta la NBA: la scorsa estate James ha deciso di tornare a Cleveland, dove aveva iniziato la carriera in NBA. Inoltre Chris Bosh, altro giocatore forte e importante, ha saltato l’ultima parte di stagione per un problema ai polmoni.

I due principali contendenti per il premio di MVP per questa stagione sono Stephen Curry e James Harden. Harden è la fortissima guardia degli Houston Rockets: quest’anno ha tenuto una media di oltre 27 punti, 7 assist e quasi due palle rubate a partita. Gli altri giocatori considerati tra i favoriti per il premio sono Russel Westbrook, che però non giocherà i playoff, LeBron James, che ha avuto un inizio di stagione un po’ difficile, e Chris Paul dei Los Angeles Clippers, considerato il miglior playmaker dell’intera lega.

La gran partita di Westbrook contro gli Indiana Pacers

5. Gli italiani: chi fa i playoff e chi no
Gli italiani che giocano in NBA sono quattro: Marco Belinelli (San Antonio Spurs) e Gigi Datome (Boston Celtics) si giocheranno i playoff con le rispettive squadre, mentre Danilo Gallinari (Denver Nuggets) e Andrea Bargnani (New York Knicks) sono rimasti fuori. Belinelli, che lo scorso anno ha vinto il suo primo titolo NBA con San Antonio, ha mantenuto una media di 9,2 punti, 2,5 rimbalzi e 1,5 assist a partita, appena sotto i valori registrati in tutta la sua carriera in NBA. Ha comunque giocato una buona stagione e ormai è entrato nelle rotazioni degli Spurs, pur partendo dalla panchina. Datome, ultimo dei quattro italiani arrivati in NBA, ha avuto una stagione molto difficile. È passato dai Detroit Pistons ai Boston Celtics nel febbraio del 2015, dopo un primo anno e mezzo di NBA in cui aveva giocato molto poco. A Boston è però riuscito a giocare qualche minuto in più: per esempio nella notte tra mercoledì e giovedì ha segnato 22 punti, il suo record personale in NBA.

Il miglior giocatore italiano della stagione è stato Danilo Gallinari, pur con dei periodi meno positivi a causa di qualche infortunio. Gallinari ha giocato le ultime settimane della stagione regolare ad altissimi livelli: a marzo ha segnato 40 punti contro gli Orlando Magic, mentre ad aprile ne ha segnati 47, giocando una gran partita contro i Dallas Mavericks e facendo registrare il suo record personale di punti e il record di punti di un italiano in una partita della NBA. Andrea Bargnani al contrario non ha fatto una gran stagione: è rimasto infortunato per diverso tempo e il suo rendimento è stato condizionato anche dalle prestazioni pessime dei New York Knicks, che hanno fatto una delle peggiori stagioni della loro storia.

I 47 punti di Danilo Gallinari