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  • Venerdì 17 aprile 2015

La Grecia chiede tempo

Il Financial Times scrive che il governo ha chiesto informalmente un rinvio della scadenza entro cui versare un miliardo di euro; Christine Lagarde ha spiegato che non è il caso

International Monetary Fund Managing Director Christine Lagarde arrives to speak at the Atlantic Council, Thursday, April 9, 2015, in Washington. Lagarde looks ahead to the 2015 IMF/World Bank Spring Meetings and discusses the state of the global economy and the challenges and risks. (AP Photo/Andrew Harnik)
International Monetary Fund Managing Director Christine Lagarde arrives to speak at the Atlantic Council, Thursday, April 9, 2015, in Washington. Lagarde looks ahead to the 2015 IMF/World Bank Spring Meetings and discusses the state of the global economy and the challenges and risks. (AP Photo/Andrew Harnik)

Secondo diverse fonti citate dal Financial Times, i cui articoli di retroscena sono di solito accurati e affidabili, nei colloqui intercorsi all’inizio di aprile tra il governo greco di Alexis Tsipras e i rappresentanti del Fondo Monetario Internazionale, la Grecia avrebbe avanzato richiesta informale di ritardare il versamento di circa un miliardo di euro come parte del piano di salvataggio del 2010, da restituire nel corso del prossimo mese. La presidente del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, si è però rifiutata di consentire eventuali rinvii spiegando che si tratterebbe di un’azione senza precedenti: «I ritardi nei pagamenti sono stati garantiti a un paio di paesi in via di sviluppo e non sono stati seguiti da risultati molto produttivi», ha detto ieri, precisando anche che un rinvio per la Grecia «non sarebbe raccomandabile» visto che la sua situazione è già molto complicata.

Molti giornali scrivono anche che in questo modo la Grecia è sempre più vicina alla bancarotta e a una sua potenziale uscita dall’euro, un tema ricorrente ma di complicatissima praticabilità e che però non ha mai trovato concreti sostegni politici nel governo greco. La Grecia, in forte crisi di liquidità, rischia secondo diversi analisti di non riuscire a affrontare i pagamenti interni, quelli degli stipendi dei pubblici dipendenti e le pensioni, se non si arriverà a un accordo.

La situazione della Grecia è piuttosto difficile: nonostante il nuovo primo ministro Alexis Tsipras sia stato eletto dietro la promessa di rinegoziare gli accordi presi con i creditori, che negli ultimi anni hanno prestato alla Grecia 172 miliardi di euro in cambio di riforme che risanassero un paese vicino alla bancarotta, il governo si è trovato a dover chiedere una nuova estensione del prestito. Da settimane Tsipras sta quindi cercando di trattare sulle riforme poste come vincolo, con l’obiettivo di ottenere misure di austerità più morbide per applicare il programma con cui è stato eletto.

Lo scorso 24 febbraio l’Eurogruppo aveva approvato il prolungamento degli aiuti alla Grecia per altri quattro mesi. Il governo Tsipras si era impegnato ad attuare una riforma del sistema delle imposte, a rivedere la spesa pubblica e il mercato del lavoro, mantenendo comunque la possibilità di intervenire per dare assistenza e sostegno economico ai più indigenti. La cifra stabilita per il nuovo prestito era di circa 7 miliardi di euro, di cui la Grecia ha un gran bisogno per continuare a pagare i suoi creditori, far funzionare lo Stato ed evitare la bancarotta. Per il momento l’erogazione dei 7,2 miliardi non è avvenuta. Il prossimo 24 aprile si svolgerà a Bruxelles una nuova riunione del cosiddetto Eurogruppo, che riunisce i ministri dell’Economia e delle Finanze dei paesi membri della zona euro. Ma il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, ha già escluso la conclusione di un nuovo accordo, dicendo che non è stato presentato un pacchetto di riforme sufficientemente dettagliato e incisivo. Da parte loro, i funzionari del FMI avevano già spiegato che i rimborsi avrebbero potuto essere riprogrammati solo a fronte di una nuova rinegoziazione.

Il debito complessivo della Grecia è pari a 323 miliardi di euro: il 60 per cento di questi sono stati forniti dai paesi dell’eurozona attraverso i vari meccanismi per stabilizzare l’Unione Europea negli anni più difficili della crisi economica, mentre il 10 per cento circa è stato messo a disposizione dal Fondo Monetario Internazionale. La BCE ha partecipato con una quota del 6 per cento, il resto sono debiti contratti attraverso la vendita di altri titoli di stato a banche e ad altre istituzioni finanziarie. La maggior parte dei paga­menti del debito è con­cen­trata fino a luglio.