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  • Mercoledì 15 aprile 2015

In Spagna si discute di nuovo di aborto

Il governo vuole obbligare le ragazze di 16 e 17 anni ad avere il consenso dei genitori per abortire: la proposta ha già ottenuto una prima approvazione dal parlamento

People march as they carry underwear that reads: "I Decide" during a protest against the Spanish government plan to implement major restrictions on abortion and to fight for woman's rights on International Women's Day in Madrid, Spain, Saturday, March 8, 2014. (AP Photo/Andres Kudacki)
People march as they carry underwear that reads: "I Decide" during a protest against the Spanish government plan to implement major restrictions on abortion and to fight for woman's rights on International Women's Day in Madrid, Spain, Saturday, March 8, 2014. (AP Photo/Andres Kudacki)

In Spagna il governo guidato dal primo ministro conservatore Mariano Rajoy, a capo del Partito Popolare, sta cercando nuovamente di imporre delle restrizioni alla legge sull’aborto. Il PP ha depositato un disegno di legge che riforma parzialmente la cosiddetta “Ley Aído”, reintroducendo l’obbligo per le ragazze di 16 e 17 anni di avere il permesso dei genitori per abortire. L’emendamento presentato modifica la legge sull’aborto approvata nel 2010 dal governo socialista di José Luis Zapatero, che era stata molto criticata tra le proteste del PP e della Chiesa cattolica. La legge Zapatero prevedeva che per le maggiori di 16 anni «il consenso per interrompere una gravidanza appartenesse esclusivamente a loro». In Italia, invece, per una ragazza minorenne che sceglie di abortire è necessario avere il consenso di entrambi i genitori: nel caso questi non siano d’accordo, la legge 194 del 1978 stabilisce che «il consultorio o la struttura socio-sanitaria, o il medico di fiducia» compilino una relazione riguardo la richiesta della ragazza, esaminata dal giudice tutelare del tribunale.

136 deputati spagnoli hanno votato contro l’emendamento – cinque dei quali fanno parte della maggioranza di governo – mentre a favore hanno votato in 192, quasi tutti membri del PP. Per errore ha votato a favore anche Pedro Sachez, segretario del Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE), che poi si è scusato su Twitter:

Nel settembre del 2014 Mariano Rajoy aveva annunciato il ritiro di un progetto di legge molto contestato per riformare le norme in materia di aborto perché non c’era «sufficiente consenso». Dopo qualche ora, il ministro della Giustizia, Alberto Ruiz-Gallardon, esponente del Partito Popolare e promotore della proposta, si era dimesso. La proposta di legge di «protezione del concepito e dei diritti delle donne in gravidanza» era già stata approvata nel dicembre del 2013 ed era stata inserita nel programma di governo dei Popolari. Se fosse stata approvata, avrebbe reso l’aborto non più un diritto, ma un reato depenalizzato in due sole circostanze (avrebbe insomma reso illegale l’interruzione volontaria di gravidanza tranne che in due casi particolari): l’aborto sarebbe stato concesso fino alla quattordicesima settimana in caso di stupro e fino alla ventiduesima in caso di gravi rischi per la salute fisica o psichica della donna (da stabilire attraverso una complicata procedura). Avrebbe eliminato le condizioni di salute del feto tra le motivazioni per ricorrere all’interruzione e reintrodotto la necessità per le ragazze di 16 e 17 anni di richiedere il permesso dei genitori. Dopo il ritiro, Rajoy aveva però fatto sapere che la riforma non sarebbe stata completamente cancellata e sarebbe stata ridotta a una modifica minore di quella prevista: la modifica, aveva detto Rajoy, riguardava proprio la questione del consenso dei genitori per le donne incinte di 16 e 17 anni.

Il testo della legge generale era stato criticato da molte associazioni a favore della libertà delle donne e dai movimenti femministi che avevano organizzato diverse manifestazioni sia in Spagna che in altri paesi dell’Europa (su Twitter erano stati usati molto gli hashtag #MiBomboEsMio e #YoDecido, “la mia pancia è mia” “decido io”). I quotidiani spagnoli avevano anche scritto che il ritiro della proposta era chiaramente una strategia elettorale di Rajoy in vista delle amministrative fissate per maggio 2015 e poi delle elezioni politiche previste per novembre 2015. La nuova proposta è stata definita una “riforma light”, per soddisfare parte dell’ala conservatrice del PP senza provocare grandi manifestazioni e per mantenere allo stesso tempo le promesse fatte agli elettori: nel programma elettorale del 2011 del PP, Rajoy si era infatti impegnato «a cambiare il modello che regola attualmente l’aborto e a rafforzare la protezione del diritto alla vita».

Secondo il PSOE, la nuova riforma è frutto di un semplice “calcolo elettorale” del PP e, se approvata definitivamente, interesserà solo lo 0,4 per cento degli aborti che ogni anno vengono fatti un Spagna. Secondo la Federación de Planificación Familiar Estatal (FPFE) – organizzazione non governativa che si occupa in Spagna di aborto e diritti delle donne – si tratta invece di un ritorno al passato: FPFE ha detto che la nuova regola sarà «una minaccia per la salute delle giovani, che saranno spinte alla pratica degli aborti illegali e, pertanto, pericolosi». FPFE ha denunciato anche il fatto che «questa modifica della legge colpirà un gruppo particolarmente vulnerabile, quello delle minori con gravi problemi familiari». Secondo FPFE, dei circa 108 mila aborti effettuati in Spagna nel 2014, meno di 4 mila hanno riguardato le minori con più di 16 anni e, tra questi, meno di 500 sono avvenuti senza il consenso dei genitori.