Enrico Rossi vuole cambiare le Regioni a Statuto Speciale

«Se le chiamano “le 5 sorelle” forse qualche ragione ci sarà. In realtà queste regioni sono più ricche perché possono trattenere per sé stesse molti più tributi delle altre»

13/06/2013 Firenze
Teatro comunale, confindustria Firenze
nella foto: enrico rossi
Copyrights Photo Photobovo-bovo matteo
13/06/2013 Firenze Teatro comunale, confindustria Firenze nella foto: enrico rossi Copyrights Photo Photobovo-bovo matteo

Il tema delle Regioni a Statuto Speciale è una specie di oggetto misterioso nella politica italiana. Da una parte le ragioni che a suo tempo ne suggerirono la creazione e disciplina nella Costituzione sono di fatto quasi completamente superate (con l’eccezione più cospicua della condizione di isolamento fisico della Sardegna), e le compensazioni economiche di cui quelle regioni beneficiano sono diventate soprattutto privilegi (pur essendo state molto ridotte negli ultimi anni). Dall’altra, è uno di quei temi intrattabili per ragioni di consenso: perché la loro eventuale abolizione o modifica non è un tema che ne raccoglie a sufficienza nel resto del paese, mentre ne farebbe perdere tantissimo nelle regioni suddette. Quindi è un tema che viene normalmente eluso dalla politica. In questi giorni però ha avuto un – probabilmente momentaneo – riaffioramento, per via delle proteste sui tagli ai contributi alle amministrazioni locali. E il governatore della Toscana Enrico Rossi oggi pone esplicitamente la questione in un’intervista a Repubblica.

«Dire che si rinnova l’Italia senza toccare le regioni a statuto speciale mi sembra un controsenso. Ci vuole più coraggio, persino il Muro di Berlino è stato abbattuto, cambiare si può, non è vietato». Il governatore Pd della Toscana Enrico Rossi entra in rotta di collisione con le scelte del governo e fa polemica con la presidente del Friuli Debora Serracchiani, numero due del partito.
Serracchiani sostiene che “né lo Stato né la Toscana né altri” paghino un solo euro per gli statuti speciali. E allora perché protestare?
«Se si discute di riformare il titolo V bisogna per forza parlare dello statuto speciale, altrimenti questa resta una riforma a metà. E, quel che è peggio, si rischia di creare due Italie diverse, mettendo in discussione il principio di uguaglianza tra cittadini. Io apprezzo molto quello che fa Serracchiani in Friuli ma penso anche che le ragioni storiche e geopolitiche che hanno portato alla nascita delle regioni a statuto speciale non esistano più. È un altro mondo».
Se non ci sono costi aggiuntivi per lo Stato allora dove sta il problema della disuguaglianza?
«Se questo fosse vero allora perché non diventare tutte Regioni a statuto speciale? Se le chiamano “le 5 sorelle” forse qualche ragione ci sarà. In realtà queste regioni sono più ricche perché possono trattenere per sé stesse molti più tributi delle altre. Si dice che “compartecipano” ai tributi erariali ma in pratica è loro concesso di tenere i soldi e quindi di mantenere basso il prelievo fiscale. Le altre regioni invece sono costrette ad alzare le tasse. I cittadini però dovrebbero avere stessi diritti a prescindere dal posto in cui vivono».

Dimostri che le “cinque sorelle” sono più ricche.
«Mi risulta che la spesa pro capite annua sia di 4.800 euro contro i 2.700 delle altre regioni. Basta come prova? E basta far notare che il Friuli trattiene l’80% dei tributi erariali e il Trentino il 100%? Oltre a ricevere un trasferimento di risorse dallo Stato per la questione dei rapporti con l’Austria, che mi sembra leggermente superata».

 

(continua a leggere sulla rassegna stampa Treccani)