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  • Martedì 7 aprile 2015

Negli Stati Uniti si candida anche Rand Paul

È un senatore Repubblicano anti-Stato che ha un padre molto famoso: i sondaggi non gli danno molte possibilità, ma è ancora presto

Senator Rand Paul, R-KY, speaks during a discussion on reforming the criminal justice system at Bowie State University on March 13, 2013 in Bowie, Maryland. AFP PHOTO/MANDEL NGAN (Photo credit should read MANDEL NGAN/AFP/Getty Images)
Senator Rand Paul, R-KY, speaks during a discussion on reforming the criminal justice system at Bowie State University on March 13, 2013 in Bowie, Maryland. AFP PHOTO/MANDEL NGAN (Photo credit should read MANDEL NGAN/AFP/Getty Images)

Rand Paul si è candidato alle primarie Repubblicane per scegliere chi nel 2016 contenderà ai Democratici la presidenza degli Stati Uniti. Rand Paul ha 52 anni ed è un senatore Repubblicano del Kentucky: è stato eletto nel 2012 e non aveva ricoperto altri incarichi politici prima. È noto principalmente per due ragioni: per essere molto caro alla corrente più anti-Stato del partito Repubblicano e per essere il figlio di Ron Paul, storico personaggio politico americano, più volte infruttuosamente candidato alla Casa Bianca. Rand Paul ha presentato la sua candidatura con questo video, diffuso il 6 aprile, e terrà un discorso più tardi in Kentucky.

Paul è nato in Pennsylvania ma vive in Kentucky e ha fatto il medico oculista per molti anni. Suo padre è Ron Paul, 79 anni, deputato in Texas dal 1997, due volte candidato alla presidenza degli Stati Uniti ed esponente della corrente di destra dei “libertarian”: sono quelli che vogliono il minor ruolo possibile dello Stato e del governo nelle vite dei cittadini americani. Ron Paul, padre di Rand Paul, ha idee economiche ultraliberiste, è stato contrario alla guerra in Iraq, è aperto alla legalizzazione della marijuana, ha proposto l’abolizione della Federal Reserve, il taglio di un terzo del budget federale e di tutti gli aiuti destinati all’estero, si è opposto alla storica legge sui diritti civili del 1964, ha flirtato con varie teorie complottiste e nel 2012 dovette fare i conti con le cose razziste scritte in alcune newsletter inviate negli anni Ottanta e Novanta ai suoi sostenitori.

Rand Paul ha cominciato a fare politica collaborando alle campagne elettorali di suo padre, riprendendone le posizioni: critica la Federal Reserve ma anche la NSA per il suo programma di sorveglianza, chiede grossi tagli alla spesa pubblica e alle tasse, è molto antiabortista. Negli anni si è fatto conoscere e apprezzare dagli elettori di suo padre, di cui faceva di fatto il portavoce, e dopo l’elezione di Barack Obama alla Casa Bianca ha ottenuto un suo seguito politico nella destra americana, che ha capitalizzato facendosi eleggere al Senato nel 2012 grazie a una cospicua raccolta fondi – sostenuta anche grazie alla rete di contatti del padre – e a una discreta efficacia retorica.

La sua prima proposta di legge da senatore è stata il taglio di 500 miliardi di dollari di spese in un anno: cioè il taglio dell’83 per cento dei fondi del ministero dell’Istruzione, il 43 per cento di quello degli Interni, lo scioglimento del ministero dell’Energia dentro quello della Difesa, la cancellazione di quelli per la Casa e lo Sviluppo Urbano e di sette agenzie governative. Paul è stato uno dei pochi senatori a votare contro il rinnovo delle misure antiterrorismo del Patriot Act e ha fatto parlare molto di sé nel 2013 quando ha parlato per 13 ore consecutive al Senato per fare ostruzionismo contro la nomina di John Brennan a capo della CIA, per contestare l’uso dei droni.

Paul è contrario a qualsiasi legge che controlli l’uso e il possesso di armi, è contrario a un intervento militare in Siria e pensa che si debbano mantenere buoni rapporti con la Russia, è contrario ai matrimoni gay e alla legalizzazione della marijuana e all’obbligo per i genitori di vaccinare i figli: unisce in qualche modo le posizioni anti-Stato di suo padre con altre più canoniche della destra Repubblicana (anche se implicano un ruolo dello Stato nel limitare le libertà dei cittadini).

I sondaggi in questo momento non gli danno molte chance – è dietro a Scott Walker e Jeb Bush praticamente dappertutto e in certi stati è dietro anche a Ted Cruz, che gli contende lo stesso elettorato – ma né Walker né Bush hanno già ufficializzato la loro candidatura e c’è ancora molto tempo perché le cose possano cambiare. Secondo gli analisti politici, Rand Paul dovrà cercare di andare oltre il sostegno dei “libertarian” ma cercare fondi e voti anche tra i Tea Party (non sarà difficile) e nell’establishment del partito (sarà difficile). Inoltre dovrà dimostrare di essere più affidabile di suo padre, che in passato si mise nei guai più volte: nel 2012, per esempio, con delle newsletter che secondo il New York Times mescolavano “opinioni di stampo libertario con fanatismo razziale, antisemitismo e paranoie complottiste di estrema destra”.

foto: MANDEL NGAN/AFP/Getty Images