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  • Martedì 7 aprile 2015

Cosa sta succedendo a Yarmouk

La scorsa settimana l'ISIS è entrato nel più grande "campo profughi" palestinese: da allora ci sono combattimenti in strada e notizie confuse, gli aiuti umanitari sono fermi

Yarmouk, Siria, 6 aprile 2015. 
(YOUSSEF KARWASHAN/AFP/Getty Images)
Yarmouk, Siria, 6 aprile 2015. (YOUSSEF KARWASHAN/AFP/Getty Images)

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha espresso «profonda preoccupazione» per la situazione nel campo profughi di Yarmouk, che si trova a circa otto chilometri a sud di Damasco, in Siria, è abitato da circa 18 mila palestinesi e dal primo aprile è stato occupato dallo Stato Islamico (o ISIS). Dina Kawar, ambasciatrice giordana negli Stati Uniti e attuale presidente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha chiesto «che i civili vengano protetti e che venga garantito l’accesso umanitario alla zona, per fornire assistenza, salvare vite, e assicurare che i civili vengano fatti uscire dal campo in sicurezza».

La preoccupazione dell’ONU è stata espressa dopo la presentazione da parte di Pierre Krahenbuhl dell’UNRWA – l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa solo di rifugiati palestinesi – di un rapporto sulle condizioni di vita a Yarmouk, che sono «più disperate che mai». Christopher Gunness, un altro operatore dell’UNRWA, ha raccontato che i convogli dell’agenzia non riescono a entrare nel campo a causa dei combattimenti tra i gruppi palestinesi (in particolare quello di Aknaf Beit al-Maqdis, contrario al presidente siriano Bashar al-Assad) e i ribelli siriani che dal primo aprile cercano di fermare l’avanzata dell’ISIS: significa che a Yarmouk «non c’è cibo, non c’è acqua, ci sono pochissime medicine. Le persone sono chiuse in casa mentre si combatte per le strade. Ci sono notizie che parlano di bombardamenti. Tutto questo deve finire e i civili devono essere portati via da lì».

La vita a Yarmouk è peggiorata durante la guerra civile siriana, in particolare da quando nel 2012 l’esercito e i ribelli hanno iniziato a contendersi la zona, ma ora è diventata «disumana», dicono all’ONU: miliziani dell’ISIS combattono in strada contro gruppi palestinesi e ribelli siriani, mentre il governo siriano ha iniziato a bombardare il campo lanciando anche i pericolosi “barili bomba”, cilindri riempiti di materiale esplosivo e altri oggetti – chiodi o pezzi di metallo – che nella detonazione vengono sparati fuori come proiettili. L’Osservatore siriano per i diritti umani, un’organizzazione pro-ribelli che si trova a Londra ma monitora la guerra in Siria attraverso attivisti locali, ha confermato che l’aviazione siriana ha lanciato barili bombe da domenica, e aggiunto che dall’arrivo dell’ISIS sono morte 26 persone, tra civili e combattenti. La Jafra Foundation, un’organizzazione di attivisti a Yarmouk, ha detto che nell’ultima settimana nel campo sono stati uccisi tredici civili, mentre la maggior parte degli abitanti si è chiuso in casa ed è rimasto senza acqua e cibo.

Nel frattempo le notizie da Yarmouk continuano a essere confuse. Alcuni rapporti dicono che l’ISIS ne controlla orma il 90 per cento arrivando a minacciare la capitale Damasco, altri più cauti – come i funzionari palestinesi con cui ha parlato Al Jazeera – parlano del 60 per cento. I funzionari hanno anche detto che l’ISIS ha già piazzato sui tetti dei palazzi i cecchini e che i corpi delle persone uccise sono abbandonati nelle strade. Circa 500 famiglie sono però riuscite a scappare e si sono rifugiate nel quartiere di Yelda, assediato dal governo siriano ma non controllato dall’ISIS. Anche l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) ha confermato che nel weekend circa duemila civili sono riusciti a scappare dal campo, durante un’operazione condotta da gruppi palestinesi insieme al governo siriano.

Palestinesi a attivisti siriani hanno inoltre raccontato che a Yarmouk l’ISIS sta combattendo a fianco del Fronte al-Nusra, affiliato ad al Qaida: se confermato sarebbe una situazione anomala, dato che i due gruppi sono solitamente nemici tra loro. Al-Nusra ha invece detto di non essere intervenuto nei combattimenti a Yarmouk. Jim Muir, corrispondente di BBC a Beirut, ha anche scritto che, nonostante l’esercito abbia bombardato Yarmouk, alcuni gruppi ribelli accusano il governo di incoraggiare l’avanzata dell’ISIS nel Paese, così da poter accomunare i ribelli ai terroristi e trovare il sostegno della popolazione nel combatterli.

Il campo profughi di Yarmouk è stato costruito dopo la guerra tra arabi e israeliani del 1948 ed era considerato la “capitale di fatto” dei profughi palestinesi. Prima dell’inizio della guerra, a Yarmouk vivevano circa 150mila palestinesi. Non bisogna immaginarsi un campo provvisorio, con le tende, bensì una vera città con le sue moschee, le sue scuole e i suoi edifici pubblici. Il numero dei residenti è calato a partire dal 2012 ma la situazione è diventata sempre più disperata: nel febbraio del 2014 se n’era parlato molto dopo che era stata diffusa una foto impressionante di migliaia di palestinesi in fila per ricevere le razioni alimentari dagli operatori umanitari internazionali.