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  • Sabato 28 marzo 2015

La salute di Andreas Lubitz, cosa sappiamo

Diversi giornali scrivono che il copilota accusato di avere fatto precipitare il volo di Germanwings sulle Alpi francesi soffrisse di depressione, ma non ci sono ancora conferme ufficiali

Mentre sono ancora in corso le operazioni di recupero dei corpi dei passeggeri del volo 9525 di Germanwings, precipitato martedì sulle Alpi francesi con 150 persone a bordo, sono cominciate a circolare informazioni più precise sullo stato di salute di Andreas Lubitz, il co-pilota di 27 anni che secondo i magistrati francesi ha volontariamente fatto precipitare l’aereo. Il New York Times ha scritto, citando sue fonti coinvolte nell’indagine, che Lubitz si era fatto curare per alcuni problemi alla vista e che «gli inquirenti non hanno escluso la possibilità che i suoi problemi di vista avessero origine psicosomatica». Il giornale tedesco Bild, che di solito ha buone fonti anche se usa toni scandalistici, ha pubblicato un’intervista a una donna che racconta di avere avuto una relazione con Lubitz, finita perché a suo dire Lubitz aveva gravi problemi di salute. L’ospedale universitario di Düsseldorf, in Germania, ha fatto sapere che Lubitz aveva sostenuto degli «esami diagnostici» a febbraio e a marzo, ma che non era però in cura per la depressione.

Negli ultimi giorni altri piloti e assistenti di volo hanno cercato di capire il comportamento di Lubitz, ed è circolata molto la storia di un pilota di Germanwings che il giorno dopo l’incidente ha voluto rassicurare di persona i propri passeggeri, prima di partire.

Come stava Lubitz?
I magistrati tedeschi hanno detto che Lubitz aveva nascosto a Germanwings di essere sotto trattamento medico e che aveva ricevuto un certificato per essere esonerato dal lavoro il giorno dell’incidente. Il certificato è stato ritrovato a pezzi nella sua casa di Düsseldorf (Germanwings ha confermato di non avere ricevuto il certificato medico il giorno dell’incidente). I magistrati non hanno precisato di cosa soffrisse Lubitz, e anche diverse altre notizie sul tema restano per il momento molto confuse. Per ora si sa per certo che nel 2009, mentre ancora seguiva l’addestramento, Lubitz si prese una pausa di circa sei mesi. Secondo le notizie raccolte da un giornalista dello Spiegel, la formazione fu interrotta perché Lubitz ebbe un esaurimento nervoso. Il CEO di Lufthansa, Carsten Spohr, ha confermato che Lubitz aveva sospeso l’addestramento, ma ha detto di non poter dare ulteriori informazioni a riguardo. Spohr ha detto che in seguito Libitz aveva superato i test per riprendere il corso, e che aveva tutti i requisiti necessari per volare.

La cartella su Lubitz in possesso dell’agenzia tedesca che gestisce l’aviazione civile, ha scritto venerdì Associated Press, dice che Lubitz aveva bisogno di sottoporsi a regolari controlli medici. Lubitz aveva però ricevuto dall’agenzia statunitense un certificato medico di terza categoria, che può essere ottenuto dopo aver passato un esame psicologico che esclude malattie come il disturbo bipolare o il disturbo della personalità. La donna che ha detto alla Bild di avere avuto una relazione con Lubitz, ha raccontato che «era diventato sempre più chiaro che lui aveva un problema» e che in generale soffriva spesso di incubi notturni. La donna ha commentato così le conclusioni della magistratura francese riguardo il gesto di Lubitz: «l’ha fatto perché aveva capito che a causa dei suoi problemi di salute il suo sogno di diventare un capitano della Lufthansa era praticamente impossibile». La polizia tedesca, scrive Bild, sta indagando su vari aspetti della vita privata di Lubitz per capire se fosse in un momento di particolare crisi.

Cosa se ne è detto fra piloti 
Andrew McGee, un architetto di New York che per dieci anni ha lavorato come pilota di voli di linea, ha scritto un articolo sul New York Times che ha spesso assistito a comportamenti bizzarri di alcuni suoi colleghi, ma che non ha mai sospettato che uno di loro potesse arrivare a fare precipitare il proprio aereo di proposito. McGee ha anche raccontato di non avere mai incontrato uno psicologo o sostenuto valutazioni psichiatriche durante la sua carriera (McGee ha lavorato come pilota dal 1993 al 2004). McGee sostiene che «forse è tempo di prendere più tempo per fare ricerche sulla mente dei piloti: in questo momento l’industria compie dei test regolari per capire in che modo un pilota reagisce a una situazione di emergenza, ma considera appena il rischio che possa volere fare del male a sé stesso». Un altro pilota ha sostenuto sull’Atlantic che i piloti sono spesso portati a mentire riguardo le proprie condizioni mentali e fisiche, poiché nel caso debbano ricorrere a cure particolari dovrebbero anche giustificarle ai propri datori di lavoro: di conseguenza, tendono a evitare di curare al meglio la loro salute – limitandosi a sperare in un controllo di routine più morbido.

foto: AP Photo/Michael Mueller