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  • Giovedì 26 marzo 2015

I suicidi dei piloti di linea

Il caso del volo Germanwings, fatto precipitare martedì con 150 persone a bordo, non è l'unico: accadde in Namibia nel 2013, e ancora prima in Indonesia e nell'Oceano Atlantico

di Terrence McCoy - The Washington Post

SEYNE, FRANCE - MARCH 25: (Alternate crop of #467495310) In this handout image supplied by the Ministere de l'Interieur (French Interior Ministry), search and rescue teams attend to the crash site of the Germanwings Airbus in the French Alps on March 25, 2015 near Seyne, France. Germanwings flight 4U9525 from Barcelona to Duesseldorf has crashed in Southern French Alps. All 150 passengers and crew are thought to have died. (Photo by F. Balsamo - Gendarmerie nationale / Ministere de l'Interieur via Getty Images)
SEYNE, FRANCE - MARCH 25: (Alternate crop of #467495310) In this handout image supplied by the Ministere de l'Interieur (French Interior Ministry), search and rescue teams attend to the crash site of the Germanwings Airbus in the French Alps on March 25, 2015 near Seyne, France. Germanwings flight 4U9525 from Barcelona to Duesseldorf has crashed in Southern French Alps. All 150 passengers and crew are thought to have died. (Photo by F. Balsamo - Gendarmerie nationale / Ministere de l'Interieur via Getty Images)

La magistratura francese ha detto che, stando alle registrazioni all’interno della cabina di pilotaggio, il copilota del volo Germanwings 9525 avrebbe fatto precipitare intenzionale l’aereo sulle Alpi francesi martedì scorso. Non è la prima volta che un aereo precipita a causa della decisione volontaria di un pilota: è stata anche una delle tante teorie ipotizzate in seguito alla sparizione del volo della Malaysia Airlines avvenuta l’8 marzo 2014, e di cui non si è saputo più nulla. All’epoca il Washington Post pubblicò questo articolo che raccontava alcuni precedenti in cui i piloti hanno fatto precipitare l’aereo che stavano pilotando.

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È molto raro che un pilota si suicidi a bordo dell’aereo che sta conducendo, ma ci sono precedenti di questo tipo sia negli Stati Uniti che all’estero. Secondo i dati della Federal Aviation Administration (FAA) – l’agenzia statunitense che regola l’aviazione civile – negli ultimi vent’anni i piloti americani che si sono uccisi in volo sono 24. Ventitré si sono schiantati con l’aereo, mentre uno che stava studiando per diventare pilota si è gettato fuori dall’aereo mentre era in volo. Erano tutti uomini di mezza età.

Nessuno di loro stava volando con un grande aereo di linea, com’è però successo da altre parti. Nel novembre del 2013 il jet E-190 della Mozambique Airlines, che trasportava trentatré passeggeri, è caduto in Namibia. Non ci sono stati sopravvissuti e l’incidente è diventato un mistero perché l’aereo aveva soltanto un anno di voli alle spalle, era guidato da un pilota esperto e non c’era maltempo. Secondo le registrazioni nella cabina di pilotaggio – riportate dal quotidiano statunitense International Business Times (IBT) – il co-pilota era uscito per andare in bagno e quando era tornato aveva trovato la porta chiusa. All’interno il pilota aveva intanto portato l’altitudine dell’aereo da 11.500 metri a livello terra. Nelle registrazioni si sente qualcuno battere sulla porta della cabina di pilotaggio mentre l’aereo precipita. Le persone che si sono occupate dell’indagine hanno concluso che l’aereo si era schiantato a causa delle “azioni volontarie del pilota”.

La storia ricorda altri due episodi avvenuti negli anni Novanta. Nel 1997 più di cento persone morirono perché un pilota o un membro dell’equipaggio fece precipitare volontariamente un aereo in Indonesia. Due anni più tardi, nel 1999, un aereo di linea diretto al Cairo precipitò nell’Oceano Atlantico al largo di Nantucket, un’isola del Massachusetts: morirono tutti i 217 passeggeri e i membri dell’equipaggio. Mentre l’aereo precipitava, il pilota Gamal al-Batouti sussurrò la frase in arabo «Mi affido a Dio», che i fedeli musulmani pronunciano solitamente prima di morire.

La depressione è solitamente la prima causa di questo tipo di suicidi, e per questo nel 2010 la FAA tolse lo storico divieto imposto ai piloti di non prendere antidepressivi. Ora l’agenzia statunitense può prescrivere anche ai piloti antidepresssivi come il Prozac, lo Zoloft, il Celexa, e il Lexapro). Al momento soltanto le registrazioni audio e i dati delle scatole nere sulle manovre e i dati di bordo possono aiutare gli investigatori a stabilire se un pilota abbia deciso o meno di suicidarsi.

©Washington Post 2015