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  • Lunedì 16 marzo 2015

La Germania vuole aumentare le spese militari

Dopo anni di tagli, il governo vuole tornare a investire nell'esercito e arrivare al 2 per cento del PIL: è un'azione di "dissuasione", dicono, per via della guerra in Ucraina

Carri armati tedeschi in disuso a Edeleben, Germania (Photo by Jens Schlueter/Getty Images)
Carri armati tedeschi in disuso a Edeleben, Germania (Photo by Jens Schlueter/Getty Images)

Per la prima volta dalla fine della Guerra fredda, il governo della Germania sta prendendo in considerazione un aumento delle sue spese militari. Ne hanno scritto negli scorsi mesi diversi giornali internazionali, e la settimana scorsa il Wall Street Journal: la percentuale del PIL tedesco da destinarsi al budget per la difesa, attualmente all’1,3 per cento, sarà con tutta probabilità aumentata fino al 2 per cento. La ragione principale di questa scelta – che dovrebbe concretizzarsi con l’approvazione della legge di bilancio per il 2016 – è la preoccupante evoluzione della guerra in Ucraina, in seguito alla quale lo scorso settembre i paesi membri della NATO avevano concordato (con un patto non vincolante e quindi privo di obblighi e scadenze) un aumento delle spese militari nazionali fino al 2 per cento.

Secondo i dati forniti dalla NATO, riportati dal Wall Street Journal, alla fine del 2013 solo quattro tra i 28 stati membri raggiungevano o superavano quella quota: Stati Uniti (che, da soli, contribuiscono per il 75 per cento delle spese complessive della NATO), Gran Bretagna, Grecia ed Estonia (rispettivamente: 4,4, 2,4, 2,3 e 2,2 per cento). Poco sotto al 2 per cento erano invece Francia, Turchia e Polonia. La spesa per la difesa dell’Italia è pari all’1,2 per cento del PIL. In ultima posizione c’è il Lussemburgo, con una percentuale dello 0,4 per cento e un esercito composto da appena 900 persone.

A rendere rilevante la scelta della Germania è la storia recente tedesca: dopo la sconfitta nella Seconda guerra mondiale, superata anche la Guerra fredda, negli ultimi decenni la Germania ha deciso progressivamente di diminuire le dimensioni e i costi del suo esercito. I dati forniti dall’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma mostrano come la percentuale di PIL riservata dalla Germania dell’Ovest alle spese per la difesa nel 1963 – anni di tensioni tra Est e Ovest molto intense – fosse del 5,2 per cento. Poi è scesa intorno al 3 per cento fino al 1986 e sotto il 2 per cento, senza più risalire, del 1992 in poi (nel 1989 c’era stata la caduta del muro di Berlino e la fine del comunismo nei paesi dell’Europa dell’Est).

I carri da combattimento Leopard 2 (i carri armati principalmente in uso nell’esercito tedesco a partire dal 1979) erano, durante la Guerra Fredda, 2.125; oggi sono poco più di 200. Un primo significativo segnale del nuovo corso è dato dal fatto che più di 40 carri armati già destinati alla dismissione andranno invece a formare un nuovo battaglione nel nord della Germania.

Sempre il Wall Street Journal, sintetizzando il contenuto di una fuga di notizie del settembre 2014 scriveva: “i tedeschi hanno appena scoperto che non più di 7 dei 43 elicotteri della marina militare possono volare; che solo uno dei loro quattro sottomarini è operativo e che a un terzo dei loro armamenti manca l’equipaggiamento necessario per funzionare”. Il Washington Post lo scorso febbraio ha pubblicato un articolo così titolato: “L’esercito tedesco è così sotto equipaggiato che usa manici di scopa al posto delle mitragliatici”. L’articolo faceva riferimento a un’esercitazione militare della NATO dell’anno precedente in Norvegia durante cui i militari tedeschi non erano equipaggiati come quelli delle altre nazioni.

Per quanto ci siano ragioni geopolitiche e concrete per aumentare le spese militari in Germania, la cancelliera Angela Merkel e i suoi ministri dovranno tenere conto del parere contrario dell’opinione pubblica. Secondo un sondaggio effettuato lo scorso settembre dall’istituto TNS Emnid il 73 per cento dei tedeschi è contrario a un aumento della spesa militare da parte degli stati NATO (e quindi anche della Germania): e questo perché secondo la percezione comune un esercito più grande significhi un maggior rischio di guerra.

Henning Otto, portavoce di Angela Merkel per gli affari militari, ha detto: «Gli sviluppi della situazione ucraina hanno aperto gli occhi a molti. Questa è un’azione di dissuasione. Vogliamo rendere chiaro che non vale la pena di attaccare un membro della NATO». Anche il ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, e il ministro della Difesa, Ursula von der Leyen, hanno parlato del valore della deterrenza: «Abbiamo alle spalle un anno eccezionalmente duro, ma ci ha permesso di aprire gli occhi. Vogliamo rimediare rapidamente e cambiare i nostri parametri».

foto: Carri armati tedeschi in disuso a Edeleben, Germania (Jens Schlueter/Getty Images)