Gli appunti dei fotografi

Un nuovo libro spiega come 49 importanti fotografi pensano e scattano le loro fotografie, con immagini e interviste

Photographers’ Sketchbooks è un libro di Stephen McLaren e Bryan Formhals, pubblicato dalla casa editrice britannica Thames & Hudson: racconta attraverso immagini e interviste come 49 fotografi internazionali scattano le proprie fotografie, e come funziona il loro processo creativo. Formhals, che è un fotografo e uno scrittore, ha spiegato: «Spesso senti dire che siamo tutti fotografi al giorno d’oggi, il che è vero ed è bellissimo e mi piace un sacco. Ma quello che distingue questi fotografi è tutto il tempo che impiegano a non scattare fotografie. Passano così tanto tempo a modificare e a pensare e a scrivere e a fare ricerche. Non sta tutto nel premere il pulsante sulla macchina fotografica». Tra i fotografi intervistati nel libro ci sono Saul Leiter, Trent Parke, Roger Ballen, Susan Meiselas, Joel Meyerowitz, Alec Soth, Christophe Agou, Jason Eskenazi e Mimi Mollica. Alcuni, come Alec Soth, lavorano con la pellicola, mentre altri, come Peter DiCampo, utilizzano Instagram e i blog per cercare l’ispirazione e organizzare il proprio lavoro.

Le immagini raccolte nel libro raccontano quello che sta dietro le foto di questi fotografi, mostrando i loro quaderni per gli appunti, le loro scrivanie, i loro studi, i loro computer. Nelle interviste i fotografi raccontano come pensano e come scattano le fotografie, e come in seguito le modificano. Formhals ha spiegato che anche se osservando un progetto finito, soprattutto se di un bravo fotografo, può sembrare che il percorso dalla sua ideazione alla sua realizzazione sia stato lineare, spesso non è così: queste foto, disordinate e spontanee, mostrano l’incertezza e i dubbi propri del lavoro di un artista.

Nel libro si ragiona anche sulle possibilità di interagire con il pubblico che i social media offrono ai fotografi: secondo gli autori, il fatto di condividere su internet il proprio lavoro prima che sia finito permette all’artista di avere un riscontro su quali idee funzionino meglio, anche se prendere ogni decisione in base ai voti ricevuti su Tumblr non sempre è una buona idea. Formhals ha spiegato di sperare che i fotografi «continuino a essere trasparenti riguardo le fasi del proprio lavoro, e che sviluppino nuovi modi per condividerle invece di dire semplicemente: “Ecco le mie venti fotografie più belle”. Spero che le persone imparino dal libro e prendano qualche consiglio. Da questo vinciamo tutti, penso».