Tutte le bufale sull’ISIS

Ormai sono una specie di "nuovo sottogenere giornalistico", scrive Vice: dai "jihadisti che parlano italiano" all'invasione della Libia da parte dell'Egitto

La patologica diffusione di notizie false sulla stampa italiana, insieme ai suoi toni spesso urlati e allarmisti, ha trovato negli ultimi mesi un nuovo ricco filone: le bufale sull’ISIS, l’organizzazione armata composta da estremisti islamici che ha conquistato parte dell’Iraq, della Siria e della Libia. Se avete letto i giornali italiani nelle ultime settimane, sapete probabilmente che è circolato un video con un jihadista che parlava italiano, che l’Egitto ha invaso la Libia e ha ucciso decine di militanti, eccetera. Tutte notizie false o comunque mai confermate, pubblicate benché provenienti da fonti inaffidabili, oppure frutto di traduzioni sbagliate. Leonardo Bianchi, giornalista di Vice, ne ha messe in fila un po’ in questo articolo.

Negli ultimi tempi, specialmente a seguito dell’avanzata dell’Isis in Libia, la stampa italiana ha deciso di battere con estrema convinzione la pista di un nuovo sottogenere giornalistico: quello del rilancio continuo di notizie non verificate e sempre più sensazionalistiche sulle atrocità dello Stato Islamico—fatti sempre più cruenti che sui nostri giornali diventano verità autoevidenti che non necessitano di conferme o rettifiche.

Ora, è impossibile confutare la circostanza che l’Isis stia seminando terrore nel Medio Oriente. Ma sui media italiani l’organizzazione jihadista ha assunto le caratteristiche di un cattivo capace praticamente di qualsiasi cosa e di ogni tipo di Male Assoluto che è già qui, tra noi. Non è importante capire come o perché; la priorità assoluta è dare l’impressione che la minaccia sia costante.

L’ultimo esempio in questo senso si è verificato la settimana scorsa, quando il sito Globalist.it ha scoperto la “prova-provata della presenza di ‘italiani’ in quei territori” basandosi su un video in cui un miliziano avrebbe detto “Yalla, yalla, yalla, piano, piano, piano” dando indicazioni a un altro jihadista che stava manovrando un’autobomba. Nell’arco di qualche ora, e senza alcun tipo di controllo, la “notizia” è ripresa ovunque—dalle agenzie di stampa alle homepage dei quotidiani, passando addirittura per il telegiornale di La7 in prima serata.

Peccato che quelle parole non siano mai state dette, e che anche la località indicata nel testo ripreso da chiunque fosse errata. Come spiegato da chi capisce l’arabo o ha anche solo un minimo di buon senso, nel filmato non viene pronunciata alcuna frase in italiano. La smentita, seppure arrivata poco dopo la pubblicazione della “rivelazione,” non ha avuto lo stesso eco della bufala. Al massimo è diventata un ” giallo” (formula jolly utilizzata per non ammettere di aver detto una cazzata) o un’occasione per seminare condizionali qua e là, mentre il sistema informativo italiano aveva già dato il meglio.

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