Il promettente velocista della Sierra Leone che vive per strada a Londra

Jimmy Thoronka ha gareggiato ai Giochi del Commonwealth in Scozia, e non è più tornato per via di ebola: ieri è stato arrestato

Il Guardian ha raccontato in un lungo articolo la storia di Jimmy Thoronka, 20enne corridore della Sierra Leone che in seguito ai Giochi del Commonwealth tenuti quest’estate a Glasgow, in Scozia, è rimasto nel Regno Unito a vivere per strada: i membri della sua famiglia sono morti di ebola mentre lui si trovava all’estero. Venerdì sera, però, Thoronka è stato arrestato dalla polizia di Londra perché ha un permesso di soggiorno scaduto sei mesi fa: secondo un portavoce della polizia contattato dal Telegraph Thoronka verrà processato stamattina per immigrazione clandestina.

Thoronka, che corre i 100 metri ed è considerato uno degli atleti più promettenti del suo paese, ha raccontato che dopo aver partecipato ai Giochi aveva paura di tornare in Sierra Leone per via di ebola: ha quindi chiesto ospitalità a un suo conoscente che abita a Leicester, in Inghilterra. Mentre viveva da lui, ha scoperto da una televisione africana che sua madre adottiva – i genitori naturali di Thoronka sono morti quando lui era piccolo – era nel frattempo morta di ebola (lavorava come infermiera presso la polizia). In Sierra Leone ad oggi sono morte a causa di ebola più di 3500 persone.

Dopo alcune ricerche, Thoronka ha scoperto che erano morti a causa di ebola anche le sue tre sorelle adottive e il suo unico fratello: cioè tutti i suoi parenti più prossimi. Thoronka è stato poi cacciato di casa dai suoi ospiti e ha vissuto per diverso tempo per strada, facendo l’elemosina per comprare un po’ di cibo. Dopo un primo articolo del Guardian sulla sua storia, in moltissimi si sono offerti di aiutare Thoronka e ospitarlo a casa propria: una raccolta fondi avviata su internet ha già messo insieme circa 11mila euro. Non è ancora chiaro, però, se verrà rimpatriato o meno in Sierra Leone.

Dall’inizio
Ai Giochi del Commonwealth partecipano i 53 stati membri indipendenti del Commonwealth delle Nazioni (che precedentemente, eccetto qualcuno, facevano parte dell’Impero britannico). Fra questi c’è la Sierra Leone, che ha partecipato all’edizione del 2014 mandando 23 atleti. Thoronka era uno degli atleti più famosi della spedizione: di recente è diventato il migliore atleta sui 100 metri in Sierra Leone, e l’anno prima aveva vinto un premio assegnato dai giornalisti sportivi locali come miglior atleta nazionale. Il Guardian scrive che prima dei Giochi, Thoronka correva i 100 metri in 10 secondi e 58 centesimi e che aveva vinto «alcune medaglie in competizioni africane».

Di lui ci sono pochissime tracce negli archivi della IAAF, la federazione internazionale di atletica, e in generale 10.58 non è un gran tempo: per qualificarsi alle Olimpiadi del 2012, per esempio, bisognava scendere sotto i 10 secondi e 24 centesimi. Va tenuto conto però che Thoronka ha appena vent’anni, che la Sierra Leone non è un paese dalla grande tradizione atletica. Inoltre, è probabile che Thoronka non si sia allenato con attrezzature adeguate: anche Usain Bolt, il primatista mondiale dei 100 metri, a vent’anni correva ancora i 100 metri in più di dieci secondi.

Ai Giochi, Thoronka ha corso solo la staffetta maschile della 4×100, una gara in cui quattro velocisti corrono ciascuno per cento metri passandosi un “testimone” che deve fare il giro dell’intera pista (che è lunga 400 metri). La squadra della Sierra Leone nella prima batteria è arrivata sesta – cioè ultima – ottenendo un tempo di 40 secondi e 55 centesimi: per qualificarsi alla finale era necessario arrivare fra le prime due. Thoronka ha raccontato che a Glasgow, durante un allenamento, ha incontrato Usain Bolt – «il mio eroe» – e di avergli chiesto di fare una foto con lui: Bolt gli ha risposto di essere troppo impegnato. In seguito non lo ha più incontrato.

Thoronka doveva tornare in Sierra Leone con tutti gli altri atleti il 5 agosto, al termine dei Giochi, ma ha deciso di fermarsi un po’ di tempo a Londra per via di ebola. Nel frattempo ha avuto una serie di problemi: è andato alla stazione ferroviaria di Glasgow, dove però gli è stata rubata la valigia in cui si trovava anche il passaporto e un po’ di soldi. È riuscito comunque ad arrivare a Londra elemosinando i soldi del biglietto. Dopo essere stato cacciato dalla casa del suo amico a Leicester, ha cominciato a vivere praticamente senza soldi, vestiti o documenti (a settembre era scaduto il suo permesso di soggiorno).

Thoronka ha raccontato al Guardian che di giorno fa l’elemosina e dorme nei parchi, mentre di mattina presto cerca di acquistare un biglietto e dormire sui mezzi pubblici. Con sé porta dietro un sacchetto contenente un telefono cellulare, un vecchio spazzolino da denti, un paio di mutande e di pantaloni, e una confezione di paracetamolo. «Alcuni giorni non riesco a ottenere nulla da mangiare. Mi lavo nei bagni pubblici. Ogni tanto uno che conosco mi lascia dormire a casa sua, ma devo aspettarlo fuori finché rincasa: lo aspetto fino alle 10 o alle 11 di sera, e prendo molto freddo».  

Nel frattempo Thoronka ha continuato ad allenarsi. Ha trovato una palestra pubblica all’aperto in un parco di Londra, dove va a sollevare pesi e correre. A volte, ha raccontato, si sente troppo debole per farlo e riesce ad allenarsi solo una o due volte ogni due settimane. «Prima pesavo 75 chili, ora molto meno. Sollevavo anche pesi da 75 chili, ora non ci riesco nemmeno lontanamente». Al Guardian, Thoronka ha detto di non voler tornare indietro in Sierra Leone perché si troverebbe comunque da solo, e ha aggiunto di aver pensato al suicidio. Però poi ha detto:

«Voglio diventare una star, un vero atleta, un bravo atleta. Uno dei migliori al mondo, o almeno del mio paese. Questo è il mio sogno: e anche nella situazione in cui sono adesso, e in mezzo a tutte queste difficoltà, continuo a ripetermi che devo tenermi allenato. Devo tenermi allenato.»