• Mondo
  • Mercoledì 4 marzo 2015

La Slovenia ha legalizzato i matrimoni gay

Finora erano possibili solo le registrazioni delle unioni civili, ora è il tredicesimo paese europeo a permettere ai gay di sposarsi e adottare bambini

Il Parlamento della Slovenia ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso, garantendo alle coppie gay gli stessi diritti delle coppie eterosessuali sposate. Il provvedimento è passato con 51 voti a favore e 28 contrari: erano presenti 84 parlamentari su 90 e cinque si sono astenuti. La norma, che cambia il modo in cui sono disciplinati i matrimoni, è stato proposto dal partito di opposizione Sinistra Unita (ZL) e ha ottenuto il sostegno del Partito di Miro Cerar di centrosinistra, il principale tra quelli della coalizione che governa la Slovenia.

Matek T. Vatovec di ZL, tra i promotori della legge, ha spiegato che il nuovo emendamento “definisce il matrimonio come l’unione tra due persone, a prescindere dal loro sesso, eliminando la discriminazione che c’era stata fino a ora”. Il Parlamento ha anche approvato la possibilità per le coppie dello stesso sesso di adottare bambini.

Buona parte dei parlamentari di centrodestra ha contestato la nuova norma, sostenendo che renderà possibile l’adozione di bambini da parte di coppie gay, mettendo in pericolo i valori della famiglia tradizionale. Circa duemila persone hanno manifestato davanti alla sede del Parlamento della Slovenia a Lubiana per protestare contro i matrimoni gay. Hanno anche detto di volere avviare una petizione per un referendum popolare che annulli il provvedimento. Per avviare un referendum sono comunque necessarie 40mila firme e dai sondaggi più recenti risulta che il 60 per cento della popolazione sia favorevole ai matrimoni gay.

Le modifiche votate dal Parlamento dovranno essere firmate dal presidente della Slovenia. La Slovenia è il 21esimo paese al mondo a legalizzare i matrimoni gay; dal 2006 aveva comunque una legge sulle unioni civili.

Una coppia si bacia durante il gay pride a Lubiana, in Slovenia, nel 2014 – Jure Makovec/AFP/Getty Images