L’Italia e i soldi delle slot machine

L'anno scorso lo Stato ha incassato oltre 4 miliardi, abbastanza da salvare i conti pubblici, ma il governo dovrà decidere presto se intervenire: in giro ce ne sono tante, ma tante

A man plays at a slot machine in the "Bingo Re" (King of bingo) gambling arcade on March 5, 2012 in Rome. Despite a grinding recession in Italy and austerity measures that are hitting the pickets of ordinary Italians, business is booming at "Bingo Re" -- Europe's biggest gambling arcade in Rome. AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO (Photo credit should read ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)
A man plays at a slot machine in the "Bingo Re" (King of bingo) gambling arcade on March 5, 2012 in Rome. Despite a grinding recession in Italy and austerity measures that are hitting the pickets of ordinary Italians, business is booming at "Bingo Re" -- Europe's biggest gambling arcade in Rome. AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO (Photo credit should read ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

Su Repubblica di oggi Federico Fubini e Andrea Greco mettono insieme un po’ di numeri sulle slot machine presenti in Italia e in generale sulla diffusione del gioco d’azzardo. L’anno scorso lo Stato ha ricavato molti soldi dai giocatori seriali – si parla di 4,3 miliardi di euro – ma la settimana prossima il governo dovrà decidere se ridurre il numero di slot machine presenti sul territorio. In Italia infatti ci sono ufficialmente 414.158 slot machine – escluse le migliaia irregolari, da cui lo Stato non guadagna niente – cioè una ogni 143 abitanti: negli Stati Uniti ce n’è una ogni 372, in Germania una ogni 261. Le imprese a cui lo Stato ha dato in concessione le slot machine non hanno comunque vita facile: tra le tassazioni dello Stato – l’ultima: una sovrattassa da 1.200 euro per ogni macchina che abbia operato anche un solo giorno in una periferia italiana nel 2014 – e il problema delle slot irregolari molte società hanno i conti in rosso.

Ieri pomeriggio alle sei sedeva in penombra in una sala di Better Slot in via Nicolò da Pistoia un gruppo di sette persone. Questo Better Slot ospita una ventina di slot machine e videolotterie fra la Circonvallazione Ostiense e il quartiere romano della Garbatella. Dopo una mezz’ora, i sette non si erano ancora scambiati una parola. Una signora con una sigaretta accesa nella mano sinistra schiacciava ogni pochi istanti con la destra il pulsante di una macchina chiamata Sphynx. Si vince quando si allineano tre o quattro sfingi egizie. La macchina mandava suoni studiati per essere seducenti, e ogni tanto in sala si udiva il rumore di una breve cascata di monete. Come centinaia di migliaia di altri italiani, quei sette in via Nicolò da Pistoia stavano contribuendo in maniera decisiva a un solo obiettivo: tenere il Paese al riparo da una procedura per deficit eccessivo a Bruxelles.

Nel 2013 le entrate erariali da piccole e grandi slot machine sono arrivate a 4,3 miliardi di euro, secondo l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato. L’anno scorso i ricavi di base si sono più o meno confermati allo stesso livello, ed è stato un risultato provvidenziale: il rapporto fra deficit pubblico e prodotto lordo nel 2014 si è attestato al 3,033%, per soli 274 milioni di euro l’Italia ha evitato una procedura per deficit eccessivo che avrebbe costretto il governo a nuove, pesanti correzioni di bilancio. Gli avventori dell’azzardo di Stato, un universo basato su un sistema di concessioni pubbliche senza paragoni al mondo, sono a loro insaputa degli eroi della crisi finanziaria: hanno salvato i conti pubblici. Dall’inizio del 2014 fino al primo agosto scorso, almeno 333 di loro erano o erano stati in cura per dipendenza dal gioco d’azzardo presso i servizi sanitari della Regione Lazio. Non esistono dati su base nazionale, ma l’incidenza del Lazio su questo fenomeno suggerisce che gli italiani affidati alla sanità pubblica per curarsi dalla “ludopatia”, la dipendenza dalle scommesse, devono essere almeno cinquemila ogni anno. Forse settemila, se si tiene conto che alcune Asl non rispondono ai questionari.

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