La nuova punteggiatura

La diffusione di SMS e messaggi brevi ha cambiato il modo in cui usiamo i segni di interpunzione e arricchito il loro significato (non usare i punti esclamativi è da snob?)

Negli ultimi anni, grazie alla graduale diffusione di SMS, email e programmi di messaggistica istantanea, ciascuno di noi si trova sempre più spesso nella situazione di dover comunicare il maggior numero di cose nel minore spazio possibile (e senza faticare). La cosa ha conseguenze molto rilevanti su numerosi aspetti del linguaggio che utilizziamo, dalla sintassi – cioè il tipo di strutture che usiamo per comporre alle frasi – al lessico, cioè le singole parole che scegliamo di utilizzare. Un altro degli ambiti più coinvolti dai nuovi modi di comunicare è l’utilizzo della punteggiatura.

Da quando è stata inventata – nella Grecia antica – a quando sono stati introdotti i segni che conosciamo oggi – alla fine del Quattrocento – la punteggiatura ha svolto principalmente due funzioni: una sintattica, e cioè di divisione e gerarchizzazione dei vari elementi della frase, e una emotiva-intonativa, che cioè serve a suggerire con quale intonazione o enfasi interpretare il pezzo di frase precedente o successivo. Di recente, come spiega un articolo della giornalista del New York Times Jessica Bennett, quest’ultima funzione si è notevolmente espansa, tanto che oggi siamo abituati ad attribuire alla punteggiatura un peso maggiore rispetto al passato: e ad accorgerci nel caso venga utilizzata in maniera diversa dal solito. Racconta Bennett:

Poco tempo fa, io e una mia amica avevamo in programma di uscire insieme. Il giorno stesso dell’appuntamento, mi ha scritto un messaggio chiedendomi semplicemente «a che ora ci vediamo», senza punto interrogativo. Abbiamo impiegato settimane e diverse mail per organizzare questo appuntamento: eppure, quella domanda posta senza punto interrogativo dimostrava indifferenza, quasi freddezza. Non poteva fare un piccolo sforzo in più e mettere un punto interrogativo?

Una studentessa di New York contattata da Bennett le ha detto che quando le sue amiche usano pochi punti esclamativi nei loro messaggi, è portata a pensare che ci sia qualcosa che non va. «È come se improvvisamente sia nata una specie di micro-punteggiatura: piccoli segni che stanno su un piccolo schermo improvvisamente ci raccontano più cose della persona che ci sta scrivendo rispetto alle parole contenute nel testo (o almeno questo è quello che crediamo noi)».

Secondo Ben Zimmer, linguista e direttore del sito Vocabulary.com, «la punteggiatura “digitale” trasmette più informazioni di quella che usiamo in altri testi scritti perché deve comunicare tono, ritmo ed emozione, piuttosto che indicare la struttura grammaticale di un testo. Persino un periodo poco complesso può essere arricchito di un significato speciale».

Una possibile spiegazione può essere il fatto che di norma usiamo meno segni di punteggiatura rispetto al passato, e che quindi quelli che decidiamo volontariamente di inserire siano in qualche modo “marcati” di un significato particolare. Una ricerca dell’università del Michigan già nel 2007 sosteneva che solo il 39 per cento degli studenti universitari contattati utilizzava un segno di punteggiatura per separare due frasi di un SMS. Allo stesso tempo, però, Bennett ha notato che ultimamente c’è una tendenza opposta, e cioè usare troppa punteggiatura: per segnalare il proprio compiacimento, per esempio («Che brava!!!!!»), o la propria delusione («Oh, no!!!!!»), e in generale per enfatizzare. Di questo passo però, scrive Bennett, si pone un altro problema: improvvisamente «si è creata una linea molto sottile fra usare troppa punteggiatura (e quindi apparire sovreccitato) oppure usarne troppo poca, e apparire snob». Bennett, per rimediare, ha pensato ad alcuni stratagemmi:

Al posto di rispondere a un messaggio con un «Non vedo l’ora!!», inserisco uno spazio o due, di modo che diventi «Non vedo l’ora !!». In questo modo inserisco i punti esclamativi in una specie di nota esplicativa, come se fossero un pensiero che ho voluto aggiungere dopo, fra parentesi. Un mio amico prima dei punti esclamativi usa mettere i tre punti: «così sono meno intensi», dice.

Darla Massaro, una terapista di 26 anni di New York, ha detto a Bennett che ultimamente «è come se ciascuno abbia adottato un suo modo di usare la punteggiatura, e che i propri “vezzi” si possano trasmettere da una persona all’altra. È come se ognuno avesse un proprio “accento” di punteggiatura».

Di conseguenza, poiché molti di noi fanno un utilizzo personale e creativo della punteggiatura, siamo anche passati avanti rispetto a ciò che è corretto dal punto di vista grammaticale. Anche perché innovazioni pigre come scrivere ‘OK’ senza il doppio punto (dovrebbe essere scritto «O.K.», dato che secondo la maggior parte delle teorie sulla sua origine si tratta comunque di un’abbreviazione di due parole), o addirittura minuscolo («ok»), è diventata una pratica accettata anche da giornali e testi formali. Ben Crair, che ha scritto il famoso articolo di New Republic sui nuovi usi del punto, ha detto a Bennett: «cercare i significati nascosti nell’utilizzo altrui della punteggiatura può farti diventare pazzo. Arrivati a questo punto, io ho semplicemente sospeso il mio giudizio a riguardo».

– Luca Sofri: La grammatica al tempo di internet