Manuela Repetti lascia Forza Italia (forse)

La senatrice lo ha annunciato con una lettera al Corriere della Sera: «È ormai difficile per me riconoscermi in una classe dirigente che di fatto oggi controlla Forza Italia»

Sandro Bondi e Manuela Repetti al Senato nel 2015. (Roberto Monaldo / LaPresse)
Sandro Bondi e Manuela Repetti al Senato nel 2015. (Roberto Monaldo / LaPresse)

Aggiornamento 4 marzo – Repetti ha detto di aver parlato con Berlusconi e di aver deciso di «congelare» le sue dimissioni.

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La senatrice Manuela Repetti ha scritto una lettera al Corriere della Sera per spiegare perché lascia Forza Italia. Repetti è un’imprenditrice, è stata eletta per la prima volta al Parlamento nel 2008 (alla Camera) ed è stata poi rieletta nel 2013 (al Senato): è nota soprattutto per essere la moglie di Sandro Bondi, già coordinatore del PdL e di Forza Italia, e storico alleato di Berlusconi, da tempo critico con la gestione del centrodestra.

Caro direttore,

desidero spiegare in maniera pubblica e sincera le ragioni del mio dissenso politico nei confronti del partito a cui appartengo.

Da tempo, purtroppo, Forza Italia sta vivendo una profonda crisi per diversi motivi. Elenco i principali: l’azzoppamento del nostro leader, il presidente Silvio Berlusconi, con la conseguenza di un centrodestra senza più un punto di riferimento; l’arrivo di Renzi a capo del Pd, ma con una personalità politica ricca di sfumature e difficilmente incasellabile a sinistra riuscendo dunque ad attirare consenso anche al centrodestra; una vera e propria guerra interna a Forza Italia per la successione.
È soprattutto quest’ultimo punto che mi ha spinto a una seria riflessione.

Ciò che sta avvenendo, infatti, è una vera e propria distruzione, con faide interne il cui unico fine è quello di spartire l’eredità politica di Berlusconi, a cominciare da coloro che gli stanno accanto e che dicono a parole di voler tutelare la sua leadership. Pur non essendo schierata con nessuno, ritengo che la serie di commissariamenti sia solo il risultato di rese di conti che daranno ancora altri frutti amari. Cose che, a mio avviso, nulla hanno a che vedere con il movimento liberale che Silvio Berlusconi ha fondato e che lui stesso non avrebbe mai consentito accadessero.

(continua a leggere sul sito del Corriere)