È morto Talus Taylor, quello di “Barbapapà”

Con la moglie Annette Tison creò la celebre serie a fumetti adattata negli anni Settanta per un altrettanto famoso cartone animato: ecologista, animalista e femminista

È morto a Parigi Talus Taylor, inventore con la moglie Annette Tison della celebre serie a fumetti Barbapapà, tradotta in più di 30 lingue e adattata negli anni Settanta per un altrettanto famoso cartone animato. Talus Taylor era nato nel 1933 a San Francisco, viveva a Parigi, aveva 82 anni ed è morto il 19 febbraio: la notizia della sua morte però è stata diffusa sulla stampa francese solamente domenica 1 marzo. I Barbapapà divennero molto famosi per le generazioni di quegli anni: furono molto apprezzati per il loro messaggio ambientalista, animalista e anche femminista (il padre era rosa, tradizionalmente il colore delle femmine, e la madre era nera).

Talus Taylor e la moglie si erano incontrati a Parigi mentre lei studiava architettura. Lui era un insegnante di matematica e biologia a San Francisco. Ci sono diverse storie intorno all’invenzione di Barbapapà, molte delle quali fanno riferimento al cosiddetto “maggio francese”. La più diffusa racconta però che l’invenzione avvenne per caso nel giardini del Lussemburgo nel maggio del 1970. Mentre camminava, Talus Taylor sentì un bambino chiedere ai suoi genitori qualcosa che si chiamava “Baa Baa Baa Baa”. Non parlando bene il francese, chiese alla moglie Annette che cosa significasse e lei gli spiegò che si trattava di “barbe à papa”, cioè di “zucchero filato”. Più tardi, al tavolo di un ristorante, la coppia iniziò a disegnare una figura ispirata al dolciume, rosa e rotondo. A quel primo personaggio, Barbapapà, si aggiunsero Barbamamma e sette barbabébé, ognuno con una caratteristica ben precisa: Barbabella (viola), Barbaforte (rosso), Barbalalla (verde), Barbabarba (nero e peloso), Barbottina (arancione), Barbazoo (giallo), Barbabravo (blu). I protagonisti sono in grado di prendere qualsiasi forma utile a risolvere la situazione e la trasformazione è, ogni volta, accompagnata dalla frase che tradotta italiano suona: «Resta di stucco, è un barbatrucco!».

Il successo del fumetto fu immediato. La serie venne pubblicata in Francia a partire da quello stesso anno e poi tradotta in oltre trenta lingue. Un primo lungometraggio fu realizzato nel 1973, la serie animata (45 episodi da 5 minuti ciascuno) venne fatta in Giappone nel 1974 e nel 1977 venne creata una seconda serie con 48 nuovi episodi. In Italia venne trasmessa a partire dal 1976 su Rai2.

Nel film del 1973 – che raccoglie e riassume il contenuto dei primi quattro albi a fumetti – si racconta la nascita di Barbapapà dal giardino di due fratelli, François e Claudine. Barbapapà viene inizialmente rinchiuso in uno zoo ma, dopo una serie di avventure, riesce a guadagnarsi la fiducia degli adulti. Si sente però molto solo, così parte per un viaggio alla ricerca di una compagna. Tornato nella casa dei due fratelli scopre che dallo stesso giardino da cui era spuntato lui, era nata anche Barbamamma. Dalla loro unione nascono sette barbabebé e tutti insieme costruiscono una casa dove tutti gli animali possono trovare riparo dalla caccia e dall’inquinamento. La vita diventa però insostenibile e decidono di abbandonare la terra con una specie di astronave (una moderna arca di Noè). Quando gli uomini, rimasti soli, capiscono che la natura va rispettata, i Barbapapà vi fanno ritorno.