La principessa Diana del Galles abbraccia un bambino malato di cancro al Shaukat Khanum Memorial Cancer Hospital di Lahore, in Pakistan, il 22 febbraio 1997. La principessa Diana, una delle figure più visibili e popolari della monarchia britannica, morì circa sei mesi dopo in un incidente automobilistico a Parigi. (REUTERS/John Pryke/Files)
Un gruppo di alluvionati cerca di appendersi a un elicottero dell'esercito arrivato nel distretto pakistano di Muzaffargarh (provincia del Punjab) per distribuire cibo e altri aiuti umanitari. Le alluvioni dell'agosto 2010 uccisero circa 1.600 persone: il numero degli sfollati fu sei volte quello registrato dopo il devastante terremoto a Haiti del 2010. La foto è stata scattata il 7 agosto del 2010.
(REUTERS/Adrees Latif/Files)
Un manifestante colpisce con un martello il Muro di Berlino due giorni dopo la sua caduta, avvenuta il 9 novembre 1989. La foto è particolarmente riuscita perché mostra un gruppo di soldati della Germania Est che guarda altrove benché sia in cima al muro. La riunificazione della Germania Ovest con la Germania Est avvenne ufficialmente il 3 ottobre 1990. (REUTERS/David Brauchli/Files)
Un uomo indossa una mascherina sulla bocca durante il funerale per Tse Yuen-man, un medico che si era occupato di SARS (una forma rara ma molto grave di polmonite), il 22 maggio 2003. Fra il novembre del 2002 e il luglio del 2003 un'epidemia di SARS nel sud della Cina ha causato 774 morti, la maggioranza ad Hong Kong. (REUTERS/Bobby Yip/Files)
Un soldato della marina statunitense guarda cadere una statua del presidente dell'Iraq Saddam Hussein situata nel centro di Baghdad, il 9 aprile 2003. La statua è stata abbattuta dall'esercito americano, e gli iracheni hanno festeggiato sopra i suoi resti. Gli Stati Uniti avevano invaso l'Iraq per rovesciare Saddam solo dieci giorni prima, il 30 marzo 2003. La guerra in Iraq si è conclusa nel dicembre del 2011 (in tutto, sono morti nella guerra più di 4300 soldati statunitensi). (REUTERS/Goran Tomasevic/Files)
Un soldato statunitense riposa durante una missione notturna vicino al campo Honaker Miracle della valle del Pesh, in Afghanistan, il 12 agosto 2009. Gli Stati Uniti hanno invaso l'Afghanistan nel 2001. Hanno terminato le proprie operazioni militari nel paese nel dicembre del 2014, impegnandosi a lasciare solo alcuni contingenti fino al 2016. (REUTERS/Carlos Barria/Files)
La bandiera cinese viene innalzata durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino, l'8 agosto 2008. Era la prima volta che un'Olimpiade si teneva in Cina: parteciparono alle gare circa 10.900 atleti, la cerimonia di chiusura si tenne il 24 agosto 2008. (REUTERS/Jerry Lampen/Files)
Un uomo rimuove la fuliggine dal suo volto dopo l'esplosione di un condotto del gas vicino Lagos, in Nigeria, il 26 dicembre 2006. Nell'esplosione sono morte almeno 260 persone. L'incidente è stato causato dall'azione di alcuni ladri, che da mesi intercettavano i materiali trasportati dal condotto per poi rivenderlo. (REUTERS/Akintunde Akinleye/Files)
L'allora presidente degli Stati Uniti restituisce un bimbo che piange, che gli era stato dato in braccio da alcune persone della folla dopo una cena con Angela Merkel a Trinwillershagen, in Germania, il 13 luglio 2006. (REUTERS/Jim Bourg/Files)
Una donna indiana piange per la morte di una sua parente uccisa due giorni prima da uno tsunami a Cuddalore, in India, il 28 dicembre 2004. Il 26 dicembre del 2004 un terremoto di magnitudo 9.3 – uno dei più violenti mai registrati in quasi mezzo secolo – nell’oceano Indiano al largo della costa nord-occidentale dell’Indonesia causò un grande maremoto, con onde alte oltre 14 metri che provocarono un’ampia serie di tsunami sulle coste dell’area asiatica, uccidendo almeno 230mila persone. I danni più consistenti furono registrati soprattutto in Indonesia, ma ci furono gravi conseguenze anche nelle aree costiere di Sri Lanka, India, Thailandia, Birmania, Bangladesh e Maldive. (REUTERS/Arko Datta/Files)
Le fiamme attorno all'aereo Concorde di Air France poco prima dello schianto a Gonesse, vicino a Parigi, il 25 luglio 2000. Tutti e cento i passeggeri e i nove membri dell'equipaggio morirono nell'incidente: altre quattro persone morirono poiché si erano trovate sul luogo dello schianto. L’incidente, l’unico nella storia dell’aereo supersonico, fece molto scalpore e sancì il primo passo verso l’abbandono dei voli supersonici per l’aviazione civile. Dieci anni dopo l'incidente, il tribunale di Pontoise, un comune poco oltre la periferia di Parigi, ha stabilito che a causarlo fu un detrito lasciato sulla pista dell’aeroporto da un aereo della compagnia statunitense Continental Airlines. (REUTERS/Andras Kisgergely/Files)
Alcuni uomini palestinesi tentano di scappare da alcuni soldati israeliani che stanno lanciando del gas lacrimogeno in un quartiere della città di Khan Younis, nella Striscia di Gaza, il 20 ottobre 2000 (REUTERS/Reinhard Krause/File)
L'allora segretario generale del Partito Comunista dell'URSS Mikhail Gorbaciov si congratula con un bacio con Erich Honecker dopo la sua rielezione a segretario del comitato centrale del Partito Socialista della Germania dell'Est, 21 aprile 1986. Il Muro di Berlino sarebbe caduto poco più di tre anni più tardi. (REUTERS/Stringer/Files)
Un uomo viene soccorso nel luogo in cui esplose una bomba a Nairobi, in Kenya, il 7 agosto 1998. La bomba era stata piazzata nell'ambasciata statunitense della città, e causò più di 250 morti e cinquemila feriti. L'attentato venne rivendicato dall'organizzazione terroristica di al Qaida, nata poco meno di dieci anni prima. (REUTERS/George Mulala/Files)
Un uomo rimane fermo durante l'avanzata di alcuni carri armati in piazza Tienanmen, a Pechino, il 5 giugno 1989. Il giorno prima molti manifestanti che chiedevano riforme democratiche furono uccisi dall’esercito cinese su ordine del governo di Deng Xiaoping. Nella repressione morirono centinaia di persone, anche se non è mai stato possibile stabilirne il numero preciso (circa 300 per il governo, 3 mila per i familiari delle vittime). La foto è diventata una delle più famose riguardo le proteste di quei giorni. (REUTERS/Arthur Tsang/Files)
Due genitori rumeni portano una bara e una croce poco prima di arrivare all'ospedale di Bucarest, dove è rimasto il corpo di loro figlio morto di AIDS nel febbraio del 1990. Nell'ospedale di Bucarest, racconta il fotografo Radu Sigheti, c'erano all'epoca fra i venti e i trenta bambini ricoverati per aver contratto l'AIDS. (REUTERS/Radu Sigheti/Files)
Una foto del distretto londinese di Bishopsgate dopo l'esplosione di una bomba piazzata dall'IRA (Irish Republican Army), un'organizzazione militare che dagli anni Settanta fino al 2005 ha combattuto per l'unificazione dell'Irlanda. Nell'attentato di Bishopsgate, avvenuto il 24 aprile 1993, è morta una persona – un fotogiornalista – e 44 sono rimaste ferite (REUTERS/Andre Camara/Files)
Nelson Mandela, accompagnato da sua moglie Winnie, esce dal carcere di Città del Capo dopo aver passato i precedenti 27 anni della propria vita in prigione, 11 febbraio 1990 (Mandela all'epoca aveva 72 anni). È morto il 5 dicembre 2013. Cinque giorni più tardi, è stato ricordato da decine di migliaia di persone – fra cui decine di capi di stato – a Johannesburg, in Sudafrica. (REUTERS/Ulli Michel/Files)
Un uomo regge un computer portatile durante i festeggiamenti per le dimissioni del Presidente egiziano Hosni Mubarak, avvenute l'11 febbraio 2011 dopo diciotto giorni di proteste (Mubarak governava l'Egitto da trent'anni). Dylan Martinez, il fotografo che ha scattato la foto, ha raccontato che la scena che gli si presentava davanti in piazza Tahrir, al Cairo, «era incredibile, ma ero frustrato: era così buio che non riuscivo a fotografare gran parte di quello che avveniva. Stavo osservando la Storia, ma non ero in grado di fotografarla. E poi vidi quest'uomo che teneva in mano un portatile e urlava "Facebook - Facebook" come un tifoso di calcio. Un bel momento. Ero molto contento del fatto che lo stava facendo in un cono di luce». (REUTERS/Dylan Martinez/Files)
Alcuni rifugiati curdi litigano per una forma di pane durante una distribuzione di cibo al confine fra Iraq e Turchia nell'aprile del 1992. Circa un milione e mezzo di curdi stavano scappando dall'Iraq per fuggire dalle armate di Saddam Hussein: circa 300mila di loro diretti verso la Turchia, però, erano bloccati sulle montagne vicino al confine, peraltro coperte di neve. (REUTERS/Yannis Behrakis/Files)
Un uomo albanese porta in braccio un bambino verso un elicottero della Marina statunitense poco dopo il suo atterraggio sulla spiaggia di Golame, vicino a Durres. Nel gennaio del 1997 fallirono molte aziende albanesi a struttura piramidale, che negli anni precedenti avevano raccolto molti dei risparmi degli albanesi (si parla di circa 1,2 miliardi di dollari). Due mesi dopo, iniziò una specie di rivolta popolare, che durò fino alle nuove elezioni tenute alla fine del 1997: nei mesi della rivolta furono uccise in tutto duemila persone. Yannis Behrakis, il giornalista che ha scattato la foto, ha raccontato che alcuni soldati statunitensi erano sbarcati sulla spiaggia e avevano puntato le armi contro la folla che li aveva raggiunti: in realtà, si trattava di albanesi che cercavano una via di fuga dal paese. (REUTERS/Yannis Behrakis/Files)
Il corpo di un ragazzo steso a terra su una strada del campo profughi di Jabalya, nella Striscia di Gaza, durante un attacco dell'esercito israeliano del 6 marzo 2003 (il giorno precedente Hamas aveva condotto un attacco suicida contro un pullman di studenti ad Haifa, uccidendone 17 e ferendone 53). Ahmed Jadallah, il fotografo che ha scattato la foto, ha raccontato: «stavo scattando alcune foto dopo un attacco aereo quando un carrarmato sparò contro di noi. Morirono 14 persone, e molti – compreso me – rimasero feriti. Io ero stato colpito da un frammento di proiettile, che mi aveva ferito alla gamba. Mi sentii morire: era come se stessi affondando in un buco del suolo, senza provare niente. Continuavo a pensare alla mia famiglia, e attorno a me vedevo persone lottare per la propria vita, mentre altri erano già morti. È accaduto tutto in una manciata di secondi. In qualche modo, in mezzo a tutto questo, ho scattato tre foto senza guardare nell'obiettivo. Non chiedetemi come ho fatto. Su tre scatti, due non erano a fuoco, questo lo era: e mi ha fatto vincere il premio del World Press Photo nella categoria News». (REUTERS/Ahmed Jadallah/Files)
Una foto dall'alto della spiaggia di Dauphin Island, in Alabama. Sulla spiaggia erano state collocate delle piccole balle di fieno per assorbire il petrolio portato dal mare, causato dall'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon della BP avvenuta nel 2010 nel Golfo del Messico, al largo della Louisiana, che causò la morte di 11 persone e determinò quello che a oggi viene definito il più grave disastro ambientale nella storia statunitense. Secondo gli esperti governativi tra aprile e luglio furono riversati in mare circa 4,2 milioni di barili di petrolio. (REUTERS/Brian Snyder/Files)
L'eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajokull, che alla fine di aprile 2010 causò molti disagi al traffico aereo europeo. Nel cielo, si vede un fenomeno di aurora boreale (REUTERS/Lucas Jackson/Files)
Una donna piange durante le ricerche di sua figlia di quattro anni cinque giorni dopo il terremoto che il 12 maggio 2008 interessò la regione cinese del Beichuan, e che causò la morte di più di 69mila persone. Jason Lee, il fotografo che ha scattato la foto, ha raccontato che «la mattina del terremoto, la figlia della donna della foto le disse che non stava bene e che non se la sentiva di andare a scuola. La madre se la prese, pensando che sua figlia mentisse e che volesse semplicemente saltare scuola. La donna, il cui marito è morto in seguito al terremoto, continuava a ripetere di ritenersi responsabile per la morte della figlia, che a suo dire sarebbe stata ancora viva se solo fosse rimasta a casa». (REUTERS/Jason Lee/Files)
Un poliziotto turco spruzza del gas lacrimogeno contro una ragazza durante le proteste di piazza Taksim, nate inizialmente contro l'abbattimento del parco Gezi, uno dei più grandi di Istanbul. La foto è stata scattata il 28 maggio 2013. La reazione violenta della polizia trasformò l’occupazione della piazza in un movimento di protesta contro la progressiva islamizzazione del governo del primo ministro Recep Tayyip Erdoğan. Le manifestazioni proseguirono per diverse settimane. (REUTERS/Osman Orsal/Files)
Alcuni dipendenti di Lehman Brothers riuniti in una stanza nella sede della società di Londra. La foto è stata scattata l'11 settembre 2008, quattro giorni prima che la banca dichiarasse bancarotta. Fu il primo e più famoso fallimento di una banca durante la crisi economica cominciata l'anno precedente. Kevin Coombs, il fotografo che ha scattato la fronte, stava lavorando nell'edificio di fronte. (REUTERS/Kevin Coombs/Files)
Un uomo si aggrappa al tettuccio di un'automobile poco prima di essere salvato dalla Guardia Costiera degli Stati Uniti, nelle strade allagate di New Orleans. La città fu una delle più colpite dall'uragano Katrina, che si formò alla fine di agosto. L'uragano causò la morte di 1833 persone e miliardi di dollari di danni: tuttora è considerato uno degli eventi naturali più dannosi nella storia degli Stati Uniti (REUTERS/Robert Galbraith/Files)
Alcuni soldati israeliani si abbracciano durante i funerali del soldato Alex Mashavisky al cimitero di Beersheba, in Israele. Mashavisky rimase ucciso durante le operazioni dell'esercito israeliano nella striscia di Gaza fra il dicembre 2008 e il gennaio 2009, che si conclusero con una tregua il 18 gennaio dopo aver causato più di 1400 morti nella striscia di Gaza. (REUTERS/Eric Gaillard/Files)
Il videogiornalista giapponese Kenji Nagai steso a terra dopo essere stato colpito dagli spari dei soldati dell'esercito del Myanmar. Anche dopo essere stato colpito, Nagai ha continuato a inquadrare la folla presa di mira dai soldati. Nagai è poi morto in seguito alle ferite: aveva 50 anni. In quei giorni, era in corso la cosiddetta Rivoluzione Zafferano, una serie di manifestazioni non violente contro la giunta militare. La giunta militare ha smesso formalmente di mantenere il potere nel febbraio del 2011, con l'insediamento di un capo di stato eletto tramite elezioni (l'ex generale della giunta Thein Sein). La foto ha vinto un Premio Pulitzer per la fotografia nel 2008. (REUTERS/Adrees Latif/Files)
Un uomo georgiano abbraccia suo fratello dopo un bombardamento a Gori, a circa 80 chilometri da Tbilisi. La foto è stata scattata il 9 agosto, il giorno dopo l'inizio del conflitto fra Georgia e Russia in Ossezia del Sud. L'Ossezia del Sud – una repubblica che nel 1991 si è autoproclamata indipendente ma che alcuni stati considerano parte della Georgia – fu attaccata dalla Georgia, che però subì un contrattacco dalla Russia. Ancora oggi l'Ossezia del Sud è occupata militarmente dai soldati russi. Racconta Gleb Garanich, il fotografo che ha scattato la foto: «per strada, i soldati georgiani stavano portando fuori dalle case i morti e i feriti. Vidi quest'uomo piangere sopra il corpo di suo fratello, in giardino. Un altro uomo cercò di aiutarlo a coprire il corpo, ma lui non glielo permise, non lasciando che nessuno si avvicinasse al corpo del fratello. Successivamente, si strappò la maglietta e tentò di coprire il suo corpo con i suoi brandelli, prima di sedersi e rimanere lì ad abbracciarlo. Dieci minuti dopo, fu calmato dai vicini: i soldati portarono via il corpo del fratello» (REUTERS/Gleb Garanich/Files)
Un uomo arranca in ginocchio su una spiaggia di Fuerteventura, una delle isole Canarie, dopo essere arrivato con una barca di fortuna. A pochi metri da lui, tre turisti prendono il sole. La foto è stata scattata il 5 maggio del 2006. Le Canarie sono spesso meta di barche di migranti che partono dall'Africa occidentale (REUTERS/Juan Medina/Files)
L'atleta canadese Ben Johnson durante la finale dei 100 metri delle Olimpiadi di Seul, in Corea del Sud, tenute nel 1988. Durante la gara Johnson stabilì il nuovo record del mondo sui 100 metri, correndo in 9,79 secondo. All'epoca era ritenuto uno dei corridori più forti della storia. Tre giorni dopo, risultò positivo a un controllo antidoping, e ammise di fare uso di sostanze dopanti da anni. Fu squalificato per tre anni, tornò a gareggiare ma fu nuovamente squalificato per doping nel 1993, stavolta a vita. (REUTERS/Gary Hershorn/files)
Alcuni abitanti di Bucarest si riparano da una sparatoria ai piedi di un carroarmato durante la cosiddetta Rivoluzione rumena del 1989, al termine della quale venne deposto e ucciso il dittatore Nicolae Ceauşescu. La foto è stata scattata il 22 dicembre, a sei giorni dall'inizio della rivolta. Si stima che nella rivolta siano morte più di 1100 persone. La Romania, nel 2007, è poi entrata nell'Unione Europea. (REUTERS/Charles Platiau/Files)
Un poliziotto russo porta un bambino piccolo fuori dalla scuola di Beslan, Ossezia del Nord, attaccata da un gruppo di separatisti ceceni l'1 settembre 2004. I separatisti tennero in ostaggio 1.200 persone per più di due giorni, in gran parte bambini. Durante l’assedio e nel disordinato assalto delle forze speciali russe morirono 385 persone mentre quasi ottocento furono ferite. Fu il più grave attacco terroristico mai avvenuto in Russia. (REUTERS/Viktor Korotayev/Files)
La macchina di Formula 1 del pilota Jas Verstappen, della squadra Benetton Ford, prende fuoco durante un pit stop durante il Gran Premio di Germania del 1994, corso il 31 luglio. L'incendio è stato provocato da un problema durante il rifornimento, che ha causato una fuoriuscita di benzina. Nel corso dell'incidente si ustionarono lievemente sia Verstappen sia sei meccanici. (REUTERS/Joachim Herrmann/Files)
Un tifoso ferito trasportato a braccio da un amico durante la strage dell’Heysel il 29 maggio del 1985, quando allo stadio Heysel di Bruxelles, prima dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, morirono 39 persone e altre 600 rimasero ferite. La tragedia fu causata da scontri e spinte tra i tiifosi all'interno dello stadio.
(REUTERS/Nick Didlick/Files)
Il sergente della marina statunitense William Olas Bee durante una sparatoria coi talebani vicino a Garmser, in Afghanistan, il 18 maggio 2008. La foto è stata scattata nei pressi di una struttura controllata dall'esercito americano, attorno alla quale era cominciata una sparatoria fra soldati e talebani. Goran Tomasevic, il fotografo, ha raccontato che ha scattato la foto alcuni istanti prima che Bee cadesse a terra, in seguito ad alcuni colpi sparati nella sua direzione. Racconta Tomasevic: «mollai la macchina fotografica e mi buttai su di lui. Gli esaminai la testa e il collo, aspettandomi di trovare nel sangue, ma non ce n'era. Aveva perso i sensi, ma respirava. Ripresi in mano la macchina fotografica e scattai qualche foto. Poi tornai a vedere come stava. Stava sorridendo, era stato il suo giorno fortunato: non era stato colpito né era ferito gravemente». Gli Stati Uniti hanno invaso l'Afghanistan nel 2001. Hanno terminato le proprie operazioni militari nel paese nel dicembre del 2014, impegnandosi a lasciare solo alcuni contingenti fino al 2016. (REUTERS/Goran Tomasevic/Files)
Alcuni membri della polizia e dei pompieri trasportano il corpo di un uomo morto durante l'attentato al World Trade Center di New York, avvenuto l'11 settembre 2001. Nell'attentato, il più violento mai avvenuto sul territorio degli Stati Uniti, morirono 2996 persone. L'uomo trasportato al centro della foto è padre Mychal Judge, il cappellano del dipartimento dei pompieri di New York e la prima persona di cui è stata riportata ufficialmente la morte, quel giorno. Shannon Stapleton, la fotografa che ha scattato la foto, ha raccontato che al primo anniversario dell'attentato ha incontrato gli uomini ritratti nella fotografia: «mi hanno ringraziata per averla scattata: ritenevano fosse importante che il mondo conoscesse padre Judge, e che io l'abbia reso possibile». (REUTERS/Shannon Stapleton/Files)
Il presidente statunitense Ronald Reagan (destra) stringe la mano al presidente dell'Unione Sovietica Mikhail Gorbachev dopo la firma un accordo sulle armi a Ginevra, in Svizzera, il 19 novembre 1985. Quello fu il primo incontro tra Reagan e Gorbachev: l'anno successivo i due leader si incontrarono di nuovo in Islanda, a Reykjavik, e decisero la riduzione del 50 per cento dei missili balistici e il cosiddetto accordo Zero Option per l'Europa (cioè il ritiro incondizionato delle testate nucleari in Europa).
(REUTERS/Stringer/Files)
Alcune persone della minoranza irachena degli yazidi camminano verso il confine siriano l'11 agosto del 2014, dopo che la loro città - Sinjar, nell'Iraq occidentale - è stata attaccata dai miliziani dello Stato Islamico, o ISIS. L'ISIS, che controlla ampi territori di Iraq e Siria, ha costretto negli ultimi mesi migliaia di yazidi e cristiani a lasciare le loro case e rifugiarsi molto spesso nel Kurdistan Iracheno.
(REUTERS/Rodi Said/Files)
Tre ribelli si allontanano dalle schegge di un proiettile durante degli intensi bombardamenti compiuti dalle forze fedeli all'allora presidente libico Mu'ammar Gheddafi, vicino Bin Jawad, il 6 marzo 2011. Nell'est della Libia, in Cirenaica, i ribelli si erano coalizzati per riconquistare la città di Bin Jawad, dopo che le forze di Gheddafi erano risucite a prenderne il controllo. Nell'ottobre del 2011 Gheddafi fu ucciso da una milizia ribelle. Da allora la Libia non è più riuscita a stabilizzarsi e ad eleggere un governo in grado di controllare tutto il territorio.
(REUTERS/Goran Tomasevic/Files)
Un giovane ruandese avvolto in una giacca a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo. Diverse migliaia di persone nel novembre del 1996 si spostarono dalla città di Bukavu fino a Goma. Nella zona dei Grandi Laghi vennero istituiti nella seconda metà degli anni Novanta diversi campi profughi per gli sfollati delle guerre che si combatterono nella zona. Tra il 1996 e il 1997 ci fu la prima guerra del Congo: le forze armate del Rwanda invasero l’allora Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo), deposero l’allora presidente Mobutu Sésé Seko e lo sostituirono con il leader dei ribelli Laurent-Désiré Kabila. Le operazioni militari e la conseguente destabilizzazione delle regioni orientali dello Zaire furono una delle conseguenze del genocidio in Ruanda. Fu una delle crisi umanitarie peggiori degli ultimi trent'anni.
(REUTERS/Corinne Dufka/Files)
I cadaveri di alcune persone - tra cui bambini - uccisi in un bombardamento chimico in un quartiere orientale di Damasco, la capitale siriana, il 21 agosto del 2013. Nell'attacco, dicono gli attivisti siriani, rimasero uccise almeno 213 persone tra cui molte donne e bambini. Diverse indagini successive compiute sia da organizzazioni non governative che dalle Nazioni Unite hanno attribuito la responsabilità dell'attacco al regime siriano di Bashar al Assad. Prima dell'attacco, il presidente statunitense Barack Obama aveva definito un eventuale uso di armi chimiche da parte del regime siriano una "linea rossa" superata la quale gli americani sarebbero intervenuti nella guerra contro Assad. Gli americani però non intervennero: si avviò invece un lungo processo di smantellamento dell'arsenale chimico di Assad, sotto la supervisione dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, che per il suo lavoro vinse anche il premio Nobel per la Pace nell'ottobre 2013.
(REUTERS/Bassam Khabieh/Files)
Una donna di etnia albanese allatta il suo bambino mentre raggiunge insieme ad altre 2mila persone i confini della Macedonia dopo avere abbandonato il Kosovo: molti profughi albanesi raggiunsero la Macedonia il 30 marzo 1999 passando per una zona montagnosa: furono bloccati dall'esercito macedone per parecchie ore e passarono la notte nella foresta. Poi, dopo le pressioni di alcuni funzionari delle Nazioni Unite, fu concesso loro di entrare in Macedonia. La guerra in Kosovo era cominciata nel febbraio del 1998 e sarebbe durata fino al giugno del 1999. Fu combattuta dalle forze della Repubblica Federale della Jugoslavia (che allora erano i soldati delle Repubbliche di Montenegro e Serbia) contro l’Esercito di Liberazione del Kosovo, gruppo di ribelli kossovari albanesi la cui azione fu appoggiata anche dalla NATO e poi dall’esercito albanese.
(REUTERS/Damir Sagolj/Files)
Un funzionario con una tuta bianca protettiva controlla un bambino per verificare la presenza di eventuali segni di radiazioni. Il bambino proveniva da un'area evacuata vicino alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi, a Koriyama, in Giappone, che riportò gravissimi danni dopo il terremoto e lo tsunami dell’11 marzo del 2011. La foto fu scattata due giorni dopo, il 13 marzo. Il terremoto e lo tsunami, che colpirono la costa nord-occidentale del Giappone, causarono la morte di oltre 15.800 persone. Le scossa più forte fu di magnitudo 9.0 e causò onde alte decine di metri.
(REUTERS/Kim Kyung-Hoon/Files)
Il presidente statunitense Bill Clinton (al centro) guarda il leader dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina Yasser Arafat (destra) mentre stringe la mano al primo ministro israeliano Yitzhak Rabin alla Casa Bianca, a Washington, il 13 settembre 1993. Rabin e Arafat avevano appena firmato quelli che sono passati alla storia come gli accordi di Oslo. Era la prima volta che i due paesi si riconoscevano come legittimi interlocutori ed era la prima volta che i due leader si stringevano la mano in pubblico. La foto della stretta di mano tra Arafat e Rabin è diventata un simbolo internazionale del tentativo dei due popoli di giungere a un accordo pacifico.
(REUTERS/Gary Hershorn/Files)
Lesleigh Coyer, 25enne di Saginaw (Michigan, Stati Uniti), sdraiata sul prato di fronte alla tomba del fratello Ryan Coyer al cimitero nazionale di Arlington, in Virginia, l'11 marzo 2013. Ryan Coyer aveva combattuto per l'esercito statunitense sia in Iraq che in Afghanistan: è morto per dle ferite riportate mentre si trovava in Afghanistan.
(REUTERS/Kevin Lamarque/Files)
Una fotografia di Kim Il-sung, fondatore ed ex dittatore della Corea del Nord, su un edificio della capitale Pyongyang il 5 ottobre 2011. Kim Il-sung è stato a capo della Corea del Nord dal 1948 al 1994, anno della sua morte. Ha ricoperto gli incarichi di primo ministro (1948-1972) e poi presidente (1972-1994). È stato anche il leader del Partito dei Lavoratori della Corea del Nord dal 1949 al 1994. Fu lui ad autorizzare l’invasione della Corea del Sud nel 1950. Attorno alla sua figura si sviluppò un forte culto della personalità, che avrebbe caratterizzato anche i suoi successori. Per la Costituzione della Corea del Nord, Kim Il-sung è il “Presidente Eterno della Repubblica”.
(REUTERS/Damir Sagolj/Files)
Un bambino ferito mentre viene curato dopo il devastante terremoto che ha colpito Port-au-Prince, la capitale di Haiti, nel gennaio del 2010. Il terremoto - di magnitudo 7 con epicentro localizzato a circa 25 chilometri da Port-au-Prince - ha ucciso oltre 220mila persone e fatto moltissimi danni.
(REUTERS/Eduardo Munoz/Files)