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  • Martedì 17 febbraio 2015

La tregua in Ucraina traballa

Sia l'esercito ucraino che i separatisti filorussi non hanno ritirato dal fronte le armi pesanti, come avrebbero dovuto fare ieri, e a Debaltseve si continua a combattere

Aggiornamento delle 17:45
A Debaltseve, la piccola città con un importante snodo ferroviario che si trova a poca distanza da Donetsk, nell’Ucraina dell’est, per buona parte della giornata sono continuati i combattimenti tra i miliziani filorussi che assediano da tempo la zona e l’esercito ucraino, che ha parte dei propri soldati nell’abitato. Uno dei portavoce dei separatisti ha detto che la città ora è sotto il loro controllo, ma il governo ucraino ha smentito la notizia dicendo che l’esercito mantiene ancora le proprie posizioni. L’area di Debaltseve sembra essere l’unica dove ancora si combatte costantemente anche dopo l’avvio della tregua, stabilita la settimana scorsa con gli accordi di Minsk.

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La tregua in Ucraina dell’est, concordata dopo una lunga trattativa a Minsk in Bielorussia e iniziata tra il 14 e il 15 febbraio, non sta funzionando pienamente. L’esercito ucraino e i miliziani filorussi che vogliono l’indipendenza di parte dell’Ucraina dell’est non hanno ancora iniziato a ritirare le loro rispettive armi pesanti dal fronte, nonostante gli accordi di Minsk prevedessero di farlo entro lunedì scorso. Il governo ucraino chiede che prima siano effettivamente fermati i combattimenti nei pressi di Debaltseve, una città in prossimità di un importante snodo ferroviario, strategica per i ribelli che stanno provando da settimane a estendere il loro controllo nella regione di Donetsk.

Debaltseve è sostanzialmente accerchiata e sotto assedio da parte dei miliziani filorussi, che per questo motivo ritengono non possa rientrare nei patti stabiliti a Minsk per la fine dei combattimenti. Hanno offerto ai soldati che si trovano ancora in città l’apertura di una via di uscita, ma l’esercito ucraino non ha intenzione di abbandonare la zona, che potrebbe altrimenti finire sotto il controllo dei separatisti. Secondo il governo dell’Ucraina, negli ultimi giorni i miliziani avrebbero eseguito più di 110 attacchi contro l’esercito regolare in diverse aree nei pressi di Debaltseve, contravvenendo al cessate il fuoco. Sono circolate anche notizie circa nuovi combattimenti nella città portale di Mariupol, più a sud, diffuse dall’esercito ucraino, mentre i separatisti hanno detto di essere stati attaccati nella zona dell’aeroporto di Donetsk.

La settimana scorsa l’Ucraina e i separatisti filorussi avevano concordato una tregua dopo ore di trattative, mediate dal cancelliere tedesco Angela Merkel, dal presidente francese François Hollande e da quello russo Vladimir Putin. L’accordo prevedeva, oltre al cessate il fuoco, il ritiro dal fronte delle armi pesanti entro due giorni dall’avvio della tregua in modo da completare l’operazione in un paio di settimane. Nessuna delle due parti sembra però essere intenzionata a farlo fino a quando proseguiranno i combattimenti. Il patto di Minsk aveva inoltre stabilito l’istituzione di nuove zone franche larghe tra i 50 e i 140 chilometri nei pressi del fronte.

Vladimir Kononov, tra i leader dei separatisti, ha detto che “rinunceremo alle armi pesanti dal fronte solo quando avremo prove chiare che anche la parte ucraina si sia messa a fare la stessa cosa”. Ma il portavoce dell’esercito regolare dell’Ucraina, Andriy Lysenko, è sembrato molto scettico su questa possibilità: “La condizione fondamentale per l’abbandono delle armi pesanti è il mantenimento del primo punto degli accordi di Minsk: il cessate il fuoco. Centododici attacchi non indicano l’avvio di una tregua”.

Nella notte tra lunedì e martedì, rappresentanti diplomatici di Germania, Ucraina e Russia si sono sentiti telefonicamente per fare il punto della situazione. Sono state scambiate nuove rassicurazioni circa la possibilità per gli osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) di avere maggiore accesso alle aree dell’Ucraina dell’est dove si combatte. Il loro compito è di verificare l’effettivo mantenimento del cessate il fuoco, ma fino a ora gli osservatori non si sono potuti avvicinare alla zona di Debaltseve. In più occasioni Hollande e Merkel hanno chiesto che all’OSCE sia garantita la possibilità di muoversi con più libertà nelle aree contese.

Secondo diversi osservatori le prossime 48 ore saranno fondamentali per capire se la tregua decisa a Minsk possa davvero funzionare. In altri punti dell’Ucraina dell’est i combattimenti sembrano essersi fermati, ma le notizie in merito sono spesso difficili da verificare perché non sempre ai giornalisti è consentito avvicinarsi a dove si svolgono i combattimenti.

Come era stato annunciato nei giorni scorsi, l’Unione Europea ha intanto stabilito una nuova serie di sanzioni economiche nei confronti della Russia, accusata di sostenere militarmente e finanziariamente i separatisti filorussi. Le nuove sanzioni riguardano tra gli altri 19 funzionari che collaborano con i miliziani tra Donetsk e Luhansk e un paio di viceministri della difesa russa.

Si stima che dall’inizio della guerra ad aprile del 2014, in Ucraina dell’est siano state uccise almeno 5.486 persone e che quasi un milione di persone abbia dovuto abbandonare la propria area di residenza, perché in prossimità dei principali fronti di combattimento. Le stime sono approssimative e non si esclude che il numero di persone uccise e di feriti possa essere molto più alto.