Arrigo Sacchi: «Vedere così tanti giocatori di colore è un’offesa per il calcio italiano»

MADRID, SPAIN: Real Madrid's Sporting Director Italian Arrigo Sacchi looks at his players during a training session on the eve of their Champions League football match against Juventus, at Santiago Bernabeu stadium in Madrid, 21 February 2005. AFP PHOTO/ JAVIER SORIANO (Photo credit should read JAVIER SORIANO/AFP/Getty Images)
MADRID, SPAIN: Real Madrid's Sporting Director Italian Arrigo Sacchi looks at his players during a training session on the eve of their Champions League football match against Juventus, at Santiago Bernabeu stadium in Madrid, 21 February 2005. AFP PHOTO/ JAVIER SORIANO (Photo credit should read JAVIER SORIANO/AFP/Getty Images)

Arrigo Sacchi, uno dei più vincenti e apprezzati allenatori di calcio al mondo, famoso soprattutto per le vittorie che ottenne con il Milan tra gli anni Ottanta e Novanta, è stato dal 2010 al 2014 il coordinatore tecnico delle Nazionali giovanili italiane. Durante la consegna di un premio, lunedì sera, ha commentato così la situazione del calcio italiano.

«Io mi vergogno di essere italiano. Per avere successo siamo disposti a vendere l’anima al diavolo. Non abbiamo una dignità, non abbiamo un orgoglio italiano. Ci sono squadre con 15 stranieri, questo perché si mette il business al primo posto: e quando si mette il business al primo posto il calcio non può avere successo. […] Oggi vedevo il torneo di Viareggio: io non sono un razzista – ho avuto Rijkaard – ma vedere così tanti giocatori di colore, vedere così tanti stranieri, è un’offesa per il calcio italiano»

Poi in serata Arrigo Sacchi ha cercato di contestualizzare la frase parlando con la Gazzetta dello Sport:

«Sono stato travisato, figuratevi se io sono razzista. Ho solo detto che ho visto una partita con una squadra che schierava quattro ragazzi di colore. La mia storia parla chiaro, ho sempre allenato squadre con diversi campioni di colore e ne ho fatti acquistare molti, sia a Milano che a Madrid. Volevo solo sottolineare che stiamo perdendo l’orgoglio e l’identità nazionale»

Una frase infelice come questa era stata pronunciata da Carlo Tavecchio poco prima che venisse eletto presidente della FIGC. Tavecchio è stato punito dall’UEFA per questa frase.

«Le questioni di accoglienza sono un conto, le questioni del gioco sono un altro. L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che “Opti Pobà” [nome inventato per un presunto giocatore africano] è venuto qua, che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così»