Emma Bonino e la «bestiola»

Su Repubblica di oggi c'è una lunga intervista, sul cancro e su tutto il resto

Su Repubblica di oggi c’è una lunga intervista a Emma Bonino, stimata politica radicale più volte ministro che il 12 gennaio ha detto di avere un cancro al polmone sinistro. Nell’intervista, di Giovanna Casadio e Dario Cresto-Dina, Bonino racconta la sua malattia e commenta le notizie di attualità della politica interna e dal mondo.

Sul tavolino del salotto un album raccoglie il prima e il dopo, le coppie di fotografie appaiate ne raccontano la ristrutturazione passo passo e passo passo i suoi occhi si accendono mentre la descrive. La sua mente è un caos di cose e progetti illuminati, ma è anche un ambaradan sabaudo, dietro a ogni passione c’è uno studio rigoroso, uno spirito di applicazione mazziniano, il senso del dovere prima di tutto che la guida anche adesso nella battaglia contro la malattia. La “bestiola”, come la chiama lei. Oppure lo “stronzo”.

Dice: “Non ho paura, sono ottimista. Ho avuto una vita fantastica. Gli affetti familiari, la politica radicale, le amicizie, i grandi dolori, le solitudini. La cosa importante è saper provare, vivere, accettare e governare le emozioni, mai diventare indifferenti a ciò che ci attraversa o ci sfiora”. Indossa un turbante azzurro e verde: “Noi calvi di transizione abbiamo sempre freddo anche in casa, anche con il cappello”. Se l’è fatto lei il turbante, annodandosi sulla nuca una sciarpa di cotone con una tecnica imparata dalle donne africane: “Non ricordo più se in Senegal o nel Mali, durante la campagna contro le mutilazioni genitali femminili assieme a Khady Koita, donna meravigliosa e meravigliosa amica”. Ha preparato una cena di minestrone di verdure con pane croccante, vitello tonnato e uova sode, mozzarelline, cicoria ripassata e baci di Cherasco.

Come sta, Emma?
“Bene. Sopporto la chemioterapia senza eccessivi disagi. Sono disciplinata, dovreste vedere quanto sono rigorosa. Seguo accuratamente le disposizioni dei medici, i professori Claudio Santini e Enrico Cortesi. Mangiare tre volte al giorno, evitare la carne e i dolci, limitare i formaggi. Faccio colazioni nordiche o forse dovrei dire islandesi: pane, burro, tonno e capperi e una tazza di brodo, mi manca soltanto l’aringa. Ero abituata a un caffelatte e tre biscotti, ora riesco a mangiare solo salato. Non sento più i gusti. L’ordine dei dottori è non perdere peso. Dovrei tornare a com’ero prima di conoscere i radicali, una bella contadinotta bionda di 65 chili. Eppoi dormire, non viaggiare… “.

Non fumare.
“Sulle sigarette ho ottenuto una deroga. Via libera (con sospiro) persino dal mio amico Umberto Veronesi. Una ogni due ore, fino a dieci al giorno. Anzi, vi avverto che è giunta l’ora, ve ne tocca una”. (Si accende una Muratti, la penultima del pacchetto).

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