Il fondo sovrano norvegese è diventato ambientalista?

È il più grosso al mondo, fu istituito grazie all'estrazione del petrolio: sta cambiando modello di affari per diventare sostenibile

View of an oil platform located in the Norwegian sea taken 15 December 2006. AFP PHOTO MARCEL MOCHET (Photo credit should read MARCEL MOCHET/AFP/Getty Images)
View of an oil platform located in the Norwegian sea taken 15 December 2006. AFP PHOTO MARCEL MOCHET (Photo credit should read MARCEL MOCHET/AFP/Getty Images)

Il fondo sovrano norvegese, che con un valore complessivo di oltre 750 miliardi di euro è il fondo per investimenti a controllo statale più grande del mondo, ha detto giovedì che nel 2014 ha venduto le azioni di 49 compagnie a rischio dal punto di vista ambientale. Yngve Slyngstad, amministratore delegato del fondo, ha spiegato: «Abbiamo gradualmente aumentato la portata del disinvestimento sulla base del grado di rischio delle azioni, sia geograficamente che tematicamente. In tutto abbiamo venduto le azioni di 114 aziende negli ultimi tre anni». Le società in questione si occupano soprattutto dell’estrazione di carbone e dell’oro, o della produzione di sabbie bituminose e di cemento: la scelta del fondo sovrano norvegese, come hanno scritto i principali giornali internazionali, dipende dalla preoccupazione riguardo la sostenibilità del proprio modello di affari.

Il fondo ha spiegato che gli smisurati rischi legati alla deforestazione, alle emissioni di anidride carbonica e la cattiva gestione delle risorse idriche sono più importanti dei vantaggi ottenibili continuando a possedere questo tipo di azioni. Il fondo sovrano norvegese ha anche pubblicato un rapporto sul tema degli investimenti responsabili, spiegando nel dettaglio come sta modificando le proprie attività per combattere i rischi legati al cambiamento del clima. In generale, da tempo alcuni osservatori sostengono come non sia conveniente investire nelle attività legate ai combustibili fossili, anche per via delle regolamentazioni sempre più rigide che potrebbero subire in futuro.

Il fondo sovrano norvegese stesso era stato istituito grazie ai ricavi derivanti dall’estrazione petrolifera: le sue dimensioni sono in crescita, e secondo una stima del Financial Times, possiede in media 1,3 azioni di ogni società esistente al mondo. La banca centrale norvegese, che supervisiona la direzione del fondo, ha però avvertito di non usare il fondo come uno strumento politico, interferendo con i suoi principali obiettivi che sono di natura principalmente economica. Secondo Quartz, è comunque molto probabile che gli investimenti legati all’estrazione di combustibili fossili rimarranno importantissimi anche in futuro. Stando a un rapporto del fondo sovrano sul terzo quarto del 2014, l’ultimo pubblicato, gli investimenti in compagnie petrolifere e di idrocarburi rappresentano circa l’8 per cento del totale, e tre delle dieci aziende di cui il fondo possiede più azioni sono compagnie petrolifere.

Slyngstad ha detto che da quest’anno il fondo rivelerà in anticipo come intende votare alle riunioni annuali dei consigli di amministrazione di alcune specifiche società, nei casi in cui «questa informazione anticipata possa influenzare l’esito finale del voto». Il fondo ha anche spiegato come negli ultimi anni avesse già cambiato il proprio approccio nelle riunioni delle aziende di cui detiene le quote, dicendo che in 623 casi ha avviato discussioni sui temi sociali, ambientali o legati all’amministrazione. Il governo norvegese ha proposto di concedere più libertà al fondo rispetto alle società in cui investire. Il fondo sovrano intanto ha deciso che venderà le proprie azioni delle aziende produttrici di tabacco, armi nucleari, mine antiuomo e di quelle che non rispettano i diritti dell’uomo o che danneggiano l’ambiente.