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  • Sabato 7 febbraio 2015

Sei Nazioni, le cose da sapere

L'Italia gioca oggi alle 15:30 contro l'Irlanda la sua prima partita a uno dei più importanti tornei di rugby della stagione: sarà dura

Luke McLean (Italia) calcia la palla ovale durante un allenmaento allo stadio Olimpico di Roma.
(GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images)
Luke McLean (Italia) calcia la palla ovale durante un allenmaento allo stadio Olimpico di Roma. (GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images)

È cominciato ieri il Sei Nazioni, uno dei tornei di rugby più importanti al mondo. Il Sei Nazioni si tiene ogni anno e dal 2000 partecipa anche l’Italia, che oggi pomeriggio alle 15.30 giocherà la sua prima partita del torneo contro l’Irlanda allo Stadio Olimpico di Roma. La partita – come tutte quelle del torneo – sarà visibile in tv sul canale in chiaro DMAX, il numero 52 del digitale terrestre. In streaming, invece, sarà visibile sul sito di DMAX. Il torneo si concluderà il 21 marzo: l’Italia giocherà altre quattro partite contro Francia, Inghilterra, Galles e Scozia. Abbiamo messo insieme cinque cose per chi non ne sa niente, e vuole arrivare preparato a oggi pomeriggio.

1. Che cos’è
È il più importante torneo di rugby in Europa. Si gioca ogni anno nei fine settimana di febbraio e marzo, e vi prendono parte sei squadre: le quattro delle isole britanniche (Galles, Inghilterra, Irlanda, Scozia), Francia e Italia. L’Irlanda presenta una sola squadra: non ci sono infatti due nazionali, Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord, ma un unico team con un suo specifico inno e bandiera.

Il Sei Nazioni viene giocato in varie forme dal 1883, quando si chiamava Home Championship ed era disputato solo dalle quattro squadre britanniche (il rugby era uno sport molto diffuso nelle isole britanniche e tendenzialmente aristocratico, giocato nei college e dai ricchi). Nel 1910 è entrata nella competizione anche la Francia e il torneo aveva cambiato nome in Cinque Nazioni. Altri novant’anni e nel 2000 anche l’Italia è stata invitata al Sei Nazioni, che ha preso il nome attuale. Oggi il torneo ha un nome diverso, almeno formalmente, dato che da alcuni anni lo sponsorizza la Royal Bank of Scotland: RBS Six Nations.

Il Sei Nazioni, diversamente da molti altri tornei sportivi tra cui anche gli stessi Mondiali di rugby, non si gioca in un singolo paese o città: ogni nazione ospita due o tre partite, e ne gioca due o tre in trasferta. Ogni squadra gioca cinque partite, una contro ciascuna delle altre squadre partecipanti, e guadagna due punti per la vittoria e uno per il pareggio: in caso di pari merito in classifica, vince la squadra con la migliore differenza punti complessiva. La squadra che vince tutte e cinque le partite fa un Grand Slam, in gergo. L’anno scorso il torneo è stato vinto dall’Irlanda. Da quando il torneo si gioca nella forma attuale, cioè dall’ingresso dell’Italia nella competizione nel 2000, è stato vinto cinque volte dalla Francia, quattro volte dall’Inghilterra, quattro volte dal Galles e due volte dall’Irlanda. L’Italia e la Scozia non l’hanno mai vinto.

2. Quali sono le favorite
Non esiste un chiaro favorito: prima dell’inizio del torneo si parlava molto bene del Galles, considerata una squadra molto solida. Il Galles ha perso però la prima partita del torneo in casa contro l’Inghilterra, per 16-21.

L’Inghilterra, a sua volta, può essere considerata fra le favorite dato che deve ancora giocare ben tre partite in casa: ma ha molti infortunati, motivo per cui parte leggermente sfavorita. Molte delle possibilità dell’Irlanda di ottenere il titolo per il secondo anno consecutivo dipenderanno dalla partita di stasera in casa contro l’Italia. La possibile sorpresa del torneo è la Scozia, che ha da poco cambiato allenatore – da meno di un anno è allenata dal neozelandese Vern Cotter – e che a novembre ha giocato a sorpresa una partita praticamente alla pari con la Nuova Zelanda, considerata la nazionale più forte al mondo, perdendo solamente 24-16.

3. E l’Italia?
La nazionale italiana è tradizionalmente la più scarsa fra le partecipanti al torneo. Su 75 partite giocate in 15 edizioni, ne ha vinte solo 11, meno di una per edizione. Per dieci volte ha vinto il cucchiaio di legno, il premio che viene assegnato alla squadra che arriva ultima. Attualmente è 14esima nel ranking mondiale delle nazionali di rugby, mentre le altre cinque partecipanti si trovano nelle prime otto posizioni. Nell’ultimo Sei Nazioni, l’Italia ha perso tutte le partite e ha ottenuto così il cucchiaio di legno. Quella del 2013 è stata la migliore prestazione dell’Italia a un Sei Nazioni da molto tempo: la nazionale italiana era riuscita a vincere contro Irlanda e Francia, arrivando a parimerito con la Scozia e finendo quarta solo a causa di una peggiore differenza punti. Dal 2011 la squadra è allenata dal 61enne francese Jacques Brunel, ex rugbista e allenatore in seconda della nazionale francese.

Brunel ha già annunciato la formazione che giocherà contro l’Irlanda, che sarà praticamente la stessa di quella che a novembre ha perso per 22-6 contro il Sudafrica, una delle squadre più forti al mondo. Martin Castrogiovanni, uno dei più famosi giocatori di rugby in Italia, diventerà il nazionale italiano con più presenza in assoluto al Sei Nazioni, 54. I giocatori dell’Italia da tenere d’occhio sono Joshua Furno, che ha 25 anni – è uno dei più giovani della rosa – e gioca da seconda linea, e Kelly Haimona, 28enne neozelandese che gioca da mediano d’apertura, uno dei ruoli in cui è richiesta più intelligenza tattica del rugby (è il giocatore che decide la strategia di gioco durante la partita). Haimona non è naturalizzato italiano, ma secondo una regola della federazione internazionale può essere convocato dall’Italia perché gioca da tre anni nel campionato italiano.

4. Cos’è il cucchiaio di legno
La tradizione del cucchiaio di legno – che nel Sei Nazioni si assegna alla squadra ultima classificata – ha avuto origine probabilmente all’università di Cambridge all’inizio dell’Ottocento, quando era il “premio” destinato allo studente che otteneva il risultato più basso alla prova finale del corso di matematica, riuscendo comunque a passarla. Il premio consisteva in un grosso cucchiaio di legno che negli ultimi anni di questa tradizione, all’inizio del Novecento, raggiungeva il metro e mezzo di lunghezza: si trattava di grandi oggetti, spesso decorati, che venivano consegnati in una cerimonia molto formale tollerata dalle autorità universitarie.

Sembra che il passaggio dalla matematica allo sport avvenne durante le gare di canottaggio tra gli equipaggi delle università britanniche, alla fine delle quali l’ultimo equipaggio che arrivava al traguardo si aggiudicava un cucchiaio di legno, che per questo iniziò ad essere veramente il simbolo degli ultimi classificati.

Nel rugby il “cucchiaio di legno” fece la sua comparsa per la prima volta verso la fine dell’Ottocento, quando la partecipazione al Sei Nazioni era ancora ristretta alle sole squadre di Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda: tra appassionati si cominciò a parlare della squadra che si classificava ultima nel torneo come dei vincitori del cucchiaio di legno. Anche se nel Sei Nazioni il cucchiaio non è mai stato un trofeo reale, la tradizione “linguistica” si è poi mantenuta negli anni fino ad oggi. Il cucchiaio di legno non deve essere confuso con il “cappotto” (whitewash), che si realizza quando una squadra perde tutte le partite del torneo.

5. Lo spot più bello, finora
La BBC ha realizzato uno spot per il Sei Nazioni prendendo a modello la sigla della popolare serie televisiva Game of Thrones. Nello spot viene inquadrata una rappresentazione su una mappa delle sei città dove si giocheranno le partite: e proprio come nella sigla di Game of Thrones, vengono mostrate le principali città del mondo immaginario in cui è ambientata.

nella foto: un’azione della partita inaugurale del Sei Nazioni del 2015 fra Inghilterra e Galles (Clive Mason/Getty Images)