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  • Mercoledì 4 febbraio 2015

È tornata la guerra in Ucraina

Una guida per chi si fosse distratto: nelle ultime tre settimane sono morte più di 200 persone, lo scenario più plausibile nel breve periodo è che l'Ucraina rimanga divisa in due

Due soldati ucraini sorvegliano una strada deserta a Debaltseve, nella regione di Donetsk, il 3 febbraio 2015.
(MANU BRABO/AFP/Getty Images)
Due soldati ucraini sorvegliano una strada deserta a Debaltseve, nella regione di Donetsk, il 3 febbraio 2015. (MANU BRABO/AFP/Getty Images)

Dall’inizio di gennaio la situazione in Ucraina orientale sta peggiorando notevolmente. Nelle ultime tre settimane, dicono le Nazioni Unite, sono state uccise più di 200 persone. La città più colpita dalla guerra tra esercito ucraino e ribelli separatisti filo-russi è Donetsk, capitale dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, territorio controllato dai filo-russi e non riconosciuto internazionalmente da alcuno stato. I negoziati tra le due parti sembrano a un punto morto: gli accordi preliminari dello scorso settembre raggiunti a Minsk, in Bielorussia, hanno garantito qualche mese di relativa tranquillità, ma non sono stati confermati da un accordo più stabile e duraturo. Gli ultimi colloqui in programma per lo scorso fine settimana sono saltati. Poi, all’inizio di gennaio, i ribelli hanno attaccato di nuovo.

La guerra in Ucraina orientale in realtà non si è mai fermata, anche se per qualche mese è stata combattuta a “bassa intensità”. Stando a quello che dice la NATO, il governo ucraino e diversi altri governi occidentali, tra settembre e dicembre la Russia non ha mai smesso di fornire uomini ed equipaggiamento militare ai ribelli filo-russi. La situazione oggi è piuttosto confusa e difficile da decifrare: i ribelli hanno ottenuto di recente delle importanti vittorie militari – come la conquista dall’aeroporto di Donetsk – ma faticano molto a mettere in sicurezza i territori che controllano. Il governo ucraino sembra non avere una strategia definita: alterna momenti di grande sforzo militare a momenti di relativa calma, senza riuscire a concludere una guerra che va avanti oramai da quasi un anno.

La situazione a Donetsk e Luhansk
Mercoledì 4 febbraio è stato bombardata di nuovo Donetsk, città controllata dai ribelli ma contesa con l’esercito ucraino. Alcuni funzionari locali hanno detto che nel bombardamento sono rimaste uccise almeno cinque persone e sono stati danneggiati diversi edifici, tra cui un ospedale. Nel mese di gennaio erano già successi episodi simili: il 22 gennaio, per esempio, alcuni colpi di mortaio avevano colpito un autobus uccidendo una decina di persone. Non è chiaro chi sia il responsabile di questi attacchi, visto che ribelli e governo si accusano a vicenda. Pochi giorni prima i ribelli erano riusciti a conquistare l’aeroporto di Donetsk, prima controllato in parte dall’esercito: si è trattato di una vittoria più che altro simbolica, visto che i bombardamenti hanno praticamente distrutto tutti gli edifici dell’area.

Un’escalation delle violenze si era vista anche sabato 24 gennaio, quando erano stati lanciati alcuni razzi sulla città di Mariupol, nel sud dell’Ucraina, che avevano provocato la morte di almeno 30 persone: quello del 24 gennaio era stato uno dei primi attacchi che la città aveva subito dall’inizio dei combattimenti. Da qualche settimana ci sono degli scontri molto violenti anche a Debaltseve, città a circa 70 chilometri a nord-est di Donetsk, che hanno provocato morti e feriti e costretto moltissime persone a lasciare le loro case. Il giornalista di BBC David Stern ha scritto che Debaltseve si trova sempre più in una situazione di crisi umanitaria: la città è praticamente distrutta e molte delle persone che non sono riuscite a scappare sono rimaste bloccate – nascoste nelle cantine, senza cibo, elettricità e acqua.

Gli Stati Uniti manderanno armi all’Ucraina?
La scorsa settimana il capo dei ribelli filo-russi di Donetsk, Alexander Zakjarchenko, ha annunciato di voler creare una forza militare di 100mila soldati (non è ben chiaro come intenda farlo). Il governo ucraino, in risposta, ha chiesto agli Stati Uniti di rivedere le sue posizioni su eventuali aiuti militari. Lunedì 2 febbraio un funzionario dell’amministrazione americana ha detto ad Associated Press che il presidente Barack Obama sta riconsiderando la possibilità di fornire aiuti militari all’Ucraina. La decisione non è ancora stata presa: gli Stati Uniti temono che – fornendo assistenza militare – la guerra in Ucraina si possa trasformare in una specie di “guerra per procura” tra gli americani e i russi. Rispetto alla possibilità di dare armi agli ucraini, la cancelliera Angela Merkel – uno dei capi di stato europei che sostengono di più le sanzioni contro la Russia – ha detto di essere contraria.

Cosa fa la Russia, nel frattempo
Ufficialmente la Russia continua a negare di essere coinvolta nella guerra in Ucraina orientale e chiede al governo ucraino di raggiungere una tregua con i separatisti filo-russi. Diversi giornalisti e analisti, comunque, credono che il governo russo stia continuando a sostenere i ribelli fornendogli soprattutto missili Grad (quelli più utilizzati nei bombardamenti da entrambi gli schieramenti). Negli ultimi giorni i ribelli sono stati visti anche in possesso di un lanciarazzi multiplo Smerch, uno dei più potenti lanciarazzi d’artiglieria a livello mondiale con una gittata di 100 chilometri. È una cosa nuova: secondo il Guardian è molto probabile che questo tipo di arma sia arrivato negli ultimi giorni dalla Russia.

Chi sta vincendo
L’offensiva dei ribelli cominciata a gennaio non ha avuto alcuna ragione evidente: sembra non essere stata fatta in risposta a qualche evento particolare. Sembra che i ribelli, con l’appoggio della Russia, stiano cercando di prendere il controllo di alcuni punti strategici dell’Ucraina orientale, come l’aeroporto di Donetsk, lo svincolo ferroviario di Debaltseve e il porto di Mariupol. Il governo ucraino sembra essere interessato più che altro a difendere il territorio che rimane sotto il suo controllo: ha smesso per esempio di pagare le pensioni agli abitanti delle zone conquistate dai ribelli. Victoria Voytsiska, parlamentare ucraina sentita dal Guardian, ha detto: «All’Ucraina probabilmente non verranno date delle armi per far sì che si riprenda il territorio del Donbass, quando questo potrebbe scatenare la Terza guerra mondiale. L’Ucraina ha bisogno di essere armata per proteggere il territorio che le rimane». Dall’inizio della guerra in Ucraina orientale, secondo le Nazioni Unite, le persone rimaste uccise sono 5.350, e quelle ferite più di 12mila.