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  • Martedì 27 gennaio 2015

43 poliziotti filippini sono morti in un’operazione anti-terrorismo

Volevano prendere un terrorista della lista dei più ricercati dell'FBI, e forse lo hanno ucciso, ma si sono scontrati con un gruppo di ribelli che non c'entrava niente

Alcuni poliziotti filippini stanno portando il corpo di un loro collega, morto durante l'operazione del 25 gennaio 2015 (Jeoffrey Maitem/Getty Images)
Alcuni poliziotti filippini stanno portando il corpo di un loro collega, morto durante l'operazione del 25 gennaio 2015 (Jeoffrey Maitem/Getty Images)

Domenica 25 gennaio mattina sono rimasti uccisi almeno 43 poliziotti nelle Filippine del sud, durante un tentativo di catturare una persona ricercata per terrorismo. L’operazione è stata portata avanti da 392 poliziotti delle forze speciali filippine nella piccola città di Tukanalipao, nell’isola di Mindanao del sud del paese. Il numero di poliziotti morti nel raid è il più alto della storia recente della polizia filippina.

Leonardo Espina, capo della polizia nazionale filippina, ha detto che il bersaglio dell’operazione era Zulkifli bin Hir, un malese considerato il leader dell’organizzazione terroristica Jemaah Islamiyah, che era conosciuto anche con il nome di Marwan: fonti del governo dicono che Zulkifli bin Hir sia morto durante l’attacco, ma si sta verificando attraverso un esame del DNA prelevato dal corpo che si ritiene sia del terrorista. I militari filippini avevano già sostenuto di aver ucciso Zulkifli bin Hir nel febbraio del 2012, dopo un raid aereo sopra l’isola di Jolo, mentre l’intelligence sosteneva che il terrorista fosse rimasto ferito ma non ucciso. Zulkifli bin Hir è sulla lista dell’FBI dei terroristi più ricercati: gli Stati Uniti offrono una ricompensa di 4 milioni e mezzo di euro per la sua cattura, vivo o morto.

Nell’operazione condotta contro Zulkifli bin Hir sono rimasti uccisi anche un numero imprecisato di ribelli appartenenti a un gruppo chiamato “Moro Islamic Liberation Front” (MILF), il più grande gruppo armato islamico delle Filippine, attivo nella stessa zona. Dopo quarant’anni di violenze, l’anno scorso il governo aveva trovato un accordo per un cessate il fuoco con il MILF: dopo questi fatti la tregua è considerata a rischio, perché il gruppo islamico non era stato informato dell’operazione di polizia – il MILF non risulta essere direttamente legato a Zulkifli bin Hir, anche se è stato accusato di proteggerlo – e alcuni dei suoi uomini sono rimasti uccisi.

Mohager Iqbal, un negoziatore per conto dei ribelli, ha confermato che il MILF non era stato informato di questa operazione di polizia. Mar Roxas, ministro dell’Interno delle Filippine, ha definito l’incidente un’incomprensione tra il governo e i ribelli e ha detto che ci sarà un’indagine sull’operazione per determinare se sono state seguite le procedure necessarie per evitare di compromettere l’accordo: «Questo raid era diretto verso un terrorista preciso, che si trovava nell’area. L’attacco non era diretto al MILF».

Foto: alcuni poliziotti filippini portano via il corpo di un loro collega, morto durante l’operazione del 25 gennaio 2015 (Jeoffrey Maitem/Getty Images)