Cosa è la lealtà, nel PD

Dice sul Foglio Michele Salvati, politologo tra gli ispiratori del progetto del Partito Democratico, che gli sconfitti da Renzi dovrebbero cambiare registro

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse
21-12-2014 
Politica
Pierluigi Bersani ospite di "In 12 ora"
Nella foto Pierluigi Bersani

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Michele Salvati è un economista e politologo che fu tra i primi a teorizzare il progetto di un partito maggiore di centrosinistra, progetto da cui nacque l’attuale Partito Democratico: allora Salvati era deputato eletto nelle liste dell’Ulivo. Negli ultimi anni ha commentato la politica italiana soprattutto sul Corriere della Sera, ma sabato un suo esteso “appello” alle minoranze del PD è stato ospitato dal Foglio.

Gli appelli pubblici di un singolo non servono a niente, a meno che tocchino un caso che sta nel profondo della coscienza di una nazione e siano scritti da un Emile Zola. Non è questo il caso: il conflitto tra renziani e antirenziani del Pd è imparagonabile, quasi risibile, rispetto a quello che spaccò la Francia in due popoli e non ho né l’ambizione né la forza di scrivere un “J’accuse”. Oltretutto capisco le motivazioni degli antirenziani, anche se non le condivido, e cerco una conciliazione non una frattura. Si tratta dunque di invito alla riflessione, un ragionamento più che un appello.
Il ragionamento, da ultimo, è molto semplice e l’ho svolto in esteso sull’ultimo numero del Mulino in un articolo dal titolo: “Le due innovazioni di Matteo Renzi”. In sintesi: l’innovazione mediatico-organizzativa ha trasformato il Pd da partito oligarchico basato sul controllo della tradizionale democrazia associativa (sezioni/circoli, federazioni, assemblea nazionale, segreteria: quella “democrazia” criticata più di un secolo fa da Roberto Michels) in una democrazia del leader, di un leader che si rivolge direttamente a un pubblico di potenziali elettori che stanno anche (e soprattutto) al di fuori degli iscritti al partito o dei suoi simpatizzanti. Si rivolge a loro sulla base di un programma di governo, sperando che risulti gradito per la maggioranza degli italiani. Se così avverrà, il partito vincerà le elezioni e il segretario del partito diventerà capo del governo.

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