Abbiamo trovato Beagle-2, su Marte

Il lander britannico lanciato 11 anni fa smise di comunicare con la Terra, nessuno sapeva dove fosse finito: ora lo abbiamo visto in foto

di Emanuele Menietti – @emenietti

Dopo 11 anni l’Agenzia Spaziale Europa (ESA) ha probabilmente scoperto dove andò a finire Beagle-2, il lander britannico progettato per atterrare sulla superficie di Marte il 25 dicembre 2003 e che poco prima di toccare il suolo marziano smise totalmente di comunicare con la Terra. Per anni i tecnici dell’agenzia spaziale britannica e dell’ESA si sono chiesti cosa accadde quel giorno e se Beagle-2 fosse effettivamente riuscito ad atterrare senza disintegrarsi. Ora grazie a una serie di fotografie ad alta risoluzione scattate dalla sonda Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) della NASA è stato possibile localizzare Beagle-2 sul suolo marziano e avere la conferma che undici anni fa atterrò regolarmente sul Pianeta, anche se non si fece mai sentire a causa di altri problemi tecnici.

Scomparsa
Beagle-2 faceva parte della missione spaziale Mars Express, organizzata dall’ESA per esplorare Marte e raccogliere dati e informazioni sul pianeta roccioso che, ipotizzano gli astronomi, un tempo aveva diverse cose in comune con la Terra. Il lander si separò dalla sonda Mars Express il 19 dicembre 2003 e dopo sei giorni sarebbe dovuto atterrare su Marte, frenato da una serie di paracadute e protetto da alcuni airbag al momento dell’impatto con il suolo. Fu fotografato dalla sonda mentre si preparava a raggiungere Marte, poi non se ne seppe più nulla. Si ipotizzò che avesse mancato completamente il pianeta, o che si fosse sfracellato sulla sua superficie o che si fosse incenerito durante la discesa mentre attraversava l’atmosfera marziana.

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foto: un’elaborazione grafica di Beagle-2 (ESA)

Ritrovamento
Le foto ad alta definizione mostrano alcuni piccoli punti brillanti sulla superficie di Marte con caratteristiche non compatibili con quelle del suolo o delle rocce: riflettono la luce come fanno alcuni metalli e la loro forma suggerisce che si tratti di Beagle-2. Il lander, una volta atterrato, avrebbe dovuto aprire i suoi “petali”, cioè una serie di pannelli solari per alimentare i suoi sistemi e l’antenna per comunicare con la Terra. I ricercatori sanno quindi che forma avrebbe dovuto assumere sul pianeta e questa è compatibile con quella mostrata dalle immagini di MRO.

Dalle immagini si vede che Beagle-2 non riuscì ad aprire tutti i suoi petali quando atterrò, con solo due o tre dei suoi quattro pannelli solari in grado di ricevere la luce del Sole. La mancata apertura probabilmente oscurò l’antenna, impedendo al lander di comunicare i suoi dati o di ricevere comandi dalla Terra. Sfortunatamente il problema non può essere risolto a distanza, quindi Beagle-2 continuerà a starsene su Marte inattivo per un tempo indefinito, senza la possibilità di rendersi direttamente utile per le numerose ricerche in corso sulle caratteristiche del pianeta.

beagle-2-trovato

I responsabili della missione spaziale hanno infine scoperto dove si trova il loro lander, ma probabilmente non scopriranno mai per certo che cosa andò storto durante l’atterraggio. Tra le ipotesi più plausibili c’è quella secondo cui Beagle-2 rimbalzò più violentemente del previsto con la conseguente deformazione di parte della sua struttura, rompendo il meccanismo di apertura dei petali. Un’altra ipotesi è che uno degli airbag possa essersi impigliato nei meccanismi per aprire i pannelli solari, o che si sia sgonfiato prematuramente a causa di una perdita, offrendo meno protezione.

Centro!
Almeno per quanto riguarda il punto di arrivo, l’atterraggio di Beagle-2 fu comunque impeccabile. Stando ai dati ottenuti analizzando le foto di MRO, il lander atterrò ad appena 5 chilometri di distanza dal centro del suo bersaglio. I responsabili della missione avevano stabilito un’area di atterraggio grande quanto un’ellissi larga circa 500 chilometri e alta 100, nei pressi di una pianura equatoriale di Marte che si chiama Iside. È una buona notizia, ma frustrante per molti ricercatori che hanno collaborato e che ora sanno di essere andati vicinissimi a un pieno successo della loro missione spaziale. Le foto mostrano anche altre anomalie sul suolo marziano, che potrebbero indicare i punti in cui caddero i paracadute e parte dell’involucro di Beagle-2 prima del suo contatto al suolo.

Inchiesta
In seguito alla scomparsa di Beagle-2, l’ESA e quella che sarebbe poi diventa l’Agenzia spaziale britannica incaricarono una commissione d’inchiesta di ricostruire le cause del parziale fallimento della missione. Nel rapporto finale la commissione concluse che i test di alcuni componenti e sistemi furono eseguiti in modo inadeguato, segnalando anche inefficienze da parte dei responsabili del progetto ad organizzare la missione. L’intera missione costò appena 65,5 milioni di euro, tra le meno care nella storia delle esplorazioni interplanetarie, e secondo la commissione anche la scarsa disponibilità di risorse influì sul risultato finale deludente.

L’insuccesso del 2003 insegnò però diverse cose ai ricercatori, come per esempio l’utilità di progettare i lander in modo tale che comunichino sempre via radio, anche nelle fasi in cui stanno eseguendo il loro atterraggio. In questo modo si riducono le possibilità di perdere del tutto il segnale o di non poter capire che cosa non abbia funzionato, come accadde per Beagle-2.

Colin Pillinger
Tra i principali sostenitori del progetto Beagle-2 ci fu il professore britannico Colin Pillinger, che costituì un consorzio universitario per progettare e realizzare il lander. In seguito alla realizzazione partecipò anche l’ESA, ma comunque per ottenere fondi e risorse Pillinger fece una grande campagna coinvolgendo per esempio i Blur, che composero il segnale di arrivo che Beagle-2 avrebbe dovuto trasmettere verso la Terra per confermare il suo arrivo su Marte. Il lander aveva anche una test card, una placca che viene usata per calibrare le fotocamere e altre strumentazioni, dipinta dall’artista britannico Damien Hirst.

pillinger

Negli anni seguenti alla scomparsa del suo Beagle-2, Pillinger si diede molto da fare per capire dove potesse essere finito e per progettare una versione migliorata del lander. Colin Pillinger è morto nel maggio del 2014 senza avere l’opportunità di sapere che cosa fosse successo a Beagle-2. Ricordandolo, Judith Pillinger, sua moglie, ha detto: “Colin amava fare analogie con il calcio. Senza dubbio, dopo avere scoperto che Beagle-2 era atterrato su Marte, ma senza essere in grado di comunicare, avrebbe detto che sarebbe stato come fare palo invece di mancare completamente la porta”.