La grandiosa foto dei “Pilastri della Creazione”

È stata realizzata una nuova foto ad altissima definizione di uno dei posti più spettacolari dell'universo, a 66 milioni di miliardi di chilometri da noi

di Emanuele Menietti – @emenietti

Nel 1995 Hubble, il telescopio spaziale in orbita intorno alla Terra, fotografò tre enormi colonne formate da gas interstellare e polveri visibili all’interno della Nebulosa Aquila, a 7000 anni luce da noi (circa 66 milioni di miliardi di chilometri). Quell’immagine – che fu chiamata “Pilastri della Creazione” – permise di scoprire molte cose sui processi che portano alla formazione delle stelle, tanto da essere considerata una delle migliori immagini mai scattate da Hubble: negli anni è stata usata in un numero enorme di pubblicazioni, ma anche in molti film di fantascienza, documentari ed è stata stampata su qualsiasi cosa, dalle tazze ai cuscini passando per i francobolli. A distanza di quasi vent’anni, e a 25 dal lancio in orbita di Hubble, è stata realizzata una nuova versione ad alta definizione dei “Pilastri della Creazione”: l’immagine è ancora più spettacolare e permette di vedere meglio nel dettaglio che cosa succede in quel remoto punto dell’Universo in cui si trova la Nebulosa Aquila (M16). È stata scattata nel 2014 ed è stata da poco resa pubblica.

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Hubble ha potuto realizzare un’immagine molto più definita grazie alla Wide Field Camera 3, un nuovo strumento installato sul telescopio nel 2009. Oltre alla nuova foto realizzata nello spettro visibile, cioè la parte di luce percepibile dai nostri occhi, Hubble ha anche scattato una fotografia all’infrarosso, che permette di vedere molte più cose e in profondità di ciò che i “Pilastri della Creazione” hanno intorno e dietro di loro, dove nascono nuove stelle.

Il titolo della fotografia, e di conseguenza il nome che hanno assunto le grandi colonne di gas e polveri, non è naturalmente riferito al concetto teologico di creazione (l’atto con cui una divinità ha dato origine alle cose dal nulla) ma al fatto che la turbolenta Nebulosa Aquila ospita diversi crogioli di stelle: punti in cui si formano e nascono nuovi corpi celesti. La nuova immagine suggerisce però che nei pressi dei pilastri avvengano anche delle grandiose distruzioni di materiale stellare.

Le polveri e i gas sono scaldati dalle radiazioni molto intense prodotte dalle stelle che si stanno formando all’interno dei pilastri, e al tempo stesso sono erosi e spazzati via dai venti causati dalle stelle già formate che hanno intorno. Il materiale di colore verde-azzurro visibile lungo i contorni dei pilastri è materiale scaldato dalle stelle in formazione a tal punto da essere fatto evaporare verso l’esterno delle tre grandi colonne.

Lo studio dell’altra nuova immagine, quella realizzata nell’infrarosso, fa ipotizzare che la formazione dei pilastri avvenga dall’alto verso il basso: la loro parte superiore è estremamente densa e quindi ricade lentamente verso il basso, creando una cascata di polveri e gas. Gli spazi tra i tre pilastri sono stati parzialmente ripuliti dai forti venti generati da un gruppo di stelle nelle vicinanze. Confrontando l’immagine del 1995 con l’attuale, i ricercatori hanno rilevato alcune differenze in alcuni getti di gas. In un caso, è stata rilevata l’espansione di uno di questi getti di circa 100 miliardi di chilometri.

Il Sole, la nostra stella, probabilmente si sviluppò in condizioni simili a quelle in cui si formano le stelle nella Nebulosa Aquila. I dati raccolti fino a ora da diverse ricerche suggeriscono che il nostro sistema solare durante la sua formazione fosse bersagliato dal materiale radioattivo di una supernova (un’esplosione stellare). Ciò significa che il Sole si formò con un gruppo di stelle con una massa sufficiente da produrre grandi radiazioni simili a quelle che vediamo nella Nebulosa Aquila.

il prossimo aprile Hubble compirà 25 anni di permanenza in orbita e per festeggiare il suo compleanno sono previste diverse iniziative, che comprenderanno la diffusione di altre nuove immagini ad alta definizione come quella dei “Pilastri della Creazione”. Grazie alle osservazioni svolte dal telescopio spaziale, che non deve fare i conti con le distorsioni dovute all’atmosfera terrestre come i telescopi terrestri, negli ultimi 25 anni gli astrofisici hanno potuto scoprire molte cose sullo Spazio e ottenere prove dirette sull’esistenza di pianeti in orbita intorno a stelle diverse dal Sole.