Netflix blocca i suoi utenti “abusivi”?

Il popolare servizio americano di streaming di film e serie tv si può usare anche nei paesi dove non è attivo, grazie a un piccolo stratagemma tecnico: ma i produttori cinematografici non sono contenti

Aggiornamento dell’8 gennaio: Netflix ha nuovamente negato di avere modificato il suo sistema per impedire l’accesso al servizio dai paesi in cui questo non è attivo, e di avere aumentato i tentativi di bloccare le connessioni dei clienti che usano sistemi che mascherano l’effettivo paese da cui ci si collega. Neil Hunt, uno dei principali manager di Netflix, parlando al Consumer Electronics Show (CES) a Las Vegas ha definito “false” le affermazioni di chi aveva accusato la società di aver cambiato la sua politica sugli accessi dall’estero, e ha detto: «Le persone che usano una VPN [una virtual private network] per accedere al nostro servizio da regioni esterne, troveranno che funziona ancora, esattamente come ha sempre fatto». Ha detto anche che Netflix ha provveduto a dei blocchi  di routine agli accessi di questo tipo, ma che non sono stati più del solito. L’unica cosa che Netflix ha cambiato, ha aggiunto Hunt, sono alcune caratteristiche dell’applicazione per Android, il sistema operativo per dispositivi mobili di Google.

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Netflix è un popolare servizio di streaming on demand di video e serie tv disponibile in alcuni paesi del mondo, a cominciare dagli Stati Uniti. Nonostante questo, il servizio è molto utilizzato anche fuori dai paesi in cui è ufficialmente attivo: grazie a qualche magheggio tecnico è piuttosto semplice “fingere” di trovarsi negli Stati Uniti, pagare un abbonamento a Netflix e guardare i film e le serie tv offerte dal servizio. Nelle ultime settimane, però, diverse persone che usano Netflix in paesi dove il servizio non è attivo, quindi usando sistemi che mascherano l’effettivo paese da cui ci si collega, hanno segnalato di non riuscire più ad accedere al servizio. Su blog e forum ci sono molte discussioni sulla questione e l’ipotesi più contemplata è che Netflix abbia imposto una serie di blocchi per ridurre il fenomeno delle connessioni da paesi in cui non è attivo il servizio, Italia compresa. Per ora l’azienda ha negato di avere modificato i sistemi che già utilizza per provare a tenere sotto controllo il problema: ed è una storia interessante, perché la questione riguarda persone che pagano “regolarmente” il loro abbonamento a Netflix.

Per motivi di copyright e di accordi con le varie case produttrici, Netflix non è disponibile in tutto il mondo ma solo in un numero limitato di paesi, dove l’azienda è riuscita a stringere contratti vantaggiosi e dove sa di potere contare su connessioni veloci a sufficienza per il suo servizio. Netflix è attivo in 16 paesi, Stati Uniti compresi, e teoricamente è inaccessibile a chi si trova in posti diversi da quelli coperti dal suo servizio. In realtà online si trovano decine di guide per superare l’ostacolo geografico: di solito è sufficiente qualche modifica alla propria connessione con degli appositi – e legali – software per far credere a Netflix che il proprio computer si stia collegando da un paese in cui l’azienda è presente, ottenendo in questo modo i contenuti.

Sempre per motivi di copyright, il catalogo di Netflix cambia a seconda dei paesi. Il più ricco e aggiornato è quello degli Stati Uniti e per questo motivo buona parte di quelli che si collegano da paesi senza Netflix si fingono navigatori statunitensi. Da qualche settimana alcuni stratagemmi per collegarsi non funzionano del tutto o smettono di funzionare per qualche ora prima di essere nuovamente disponibili. Il problema è stato confermato dalle stesse aziende che provvedono al dirottamento, ma per ora non è chiaro se i disguidi siano direttamente dovuti a Netflix e al cambiamento di qualche impostazione.

Da quando ha iniziato a fornire servizi in streaming, Netflix si è dovuta barcamenare tra le richieste delle case produttrici e le richieste dei suoi clienti, e di quanti si trovano in paesi in cui il servizio non viene offerto. Le prime esigono contratti diversi e separati per ogni paese in cui Netflix è attiva, in modo da potere calibrare le licenze per film e serie tv con gli altri sistemi di distribuzione già presenti nei paesi interessati, mentre i secondi sono ben disposti a pagare un abbonamento mensile per vedere i contenuti senza dovere ricorrere a download illegali e faticano a comprendere perché ci debbano essere limitazioni e ostacoli geografici. Netflix deve scegliere se fare arrabbiare un nutrito gruppo di suoi abbonati o le case produttrici che forniscono i prodotti che interessano agli abbonati.

Per capire quanto sia complicata la posizione di Netflix, basta leggere le condizioni che impongono le case produttrici per la diffusione dei loro contenuti. In una bozza di un contratto circolata online nei mesi scorsi, si legge per esempio che Sony Pictures richiede espressamente a Netflix di attuare tutte le strategie possibili per verificare che i suoi clienti si colleghino effettivamente da luoghi in cui il servizio è attivo e non da paesi non autorizzati fingendo di trovarsi in un altro. Il problema non riguarda solo Netflix ma molti altri servizi che offrono contenuti in streaming e che, nonostante gli sforzi dei loro gestori, diventano facilmente accessibili anche dai paesi non autorizzati seguendo qualche trucco, o a volte semplicemente installando un’estensione per il proprio browser.

Netflix finora ha privilegiato le richieste delle case produttrici su quelle degli utenti, anche perché senza fornitori di contenuti farebbe poca strada, ma il problema è serio perché politiche troppo rigide rischiano di ridurre la capacità dell’azienda di attrarre nuove iscrizioni. Secondo diversi osservatori, inoltre, la politica delle limitazioni geografiche potrebbe danneggiare gli stessi produttori di contenuti, che di fatto rendono in alcuni casi inevitabile il ricorso alla pirateria da parte degli utenti per ottenere film e tv che altrimenti non potrebbero vedere.