Cosa fare con gli abietti

Se lo chiede Michele Serra, leggendo commenti di "farabutti" online e offline: deluderli ignorandoli o illuderli affrontandoli?

circa 1960: A time honoured punishment for an over vocal student in a one room grade school in Leslie County, rural Kentucky. (Photo by Three Lions/Getty Images)
circa 1960: A time honoured punishment for an over vocal student in a one room grade school in Leslie County, rural Kentucky. (Photo by Three Lions/Getty Images)

Nella sua rubrica quotidiana su Repubblica Michele Serra si chiede domenica – domanda annosa ed estendibile a mille contesti grandi e piccoli – come battersi per limitare le opinioni “abiette” esibite in cerca di riconoscimento da parte dei loro autori: se ignorarle per non incentivarle, o sottolinearle per spiegarne l’abiezione.

“L’abietto versamento di insulti” (cito Adriano Sofri) nei confronti delle due cooperanti italiane rapite dai jihadisti è stato rinfocolato dal video che le raffigura costrette nel burqa. Non è mai facile, in questi casi, capire se sia meglio dare notizia dell’abiezione o tacerne; il dubbio è che gli abietti considerino un successo diventare parte del pubblico dibattito, sia pure nel ruolo del farabutto; e d’altra parte la bassezza patologica di non pochi esseri umani (per esempio il tizio che sul web definisce le due ragazze “le stronzette di Aleppo”) è tipica materia di allarme sociale, come tutto ciò che è violenza e ignoranza.

(continua a leggere sulla rassegna stampa del blog Triskel182)