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  • Giovedì 1 gennaio 2015

La Palestina vuole aderire alla Corte Penale Internazionale

Mahmoud Abbas ha firmato i documenti per fare poi ricorso contro l'occupazione di Israele in Cisgiordania, ma la decisione potrebbe avere conseguenze pesanti per l'Autorità Nazionale Palestinese

Palestinian President Mahmud Abbas speaks during a press conference held at the Ministry of Foreign Affairs on December 23, 2014, in Algiers. Abbas is on a three-day official visit and met the day before Algerian President Abdelaziz Bouteflika. AFP PHOTO / FAROUK BATICHE (Photo credit should read FAROUK BATICHE/AFP/Getty Images)
Palestinian President Mahmud Abbas speaks during a press conference held at the Ministry of Foreign Affairs on December 23, 2014, in Algiers. Abbas is on a three-day official visit and met the day before Algerian President Abdelaziz Bouteflika. AFP PHOTO / FAROUK BATICHE (Photo credit should read FAROUK BATICHE/AFP/Getty Images)

Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, l’organismo politico di governo della Palestina, ha firmato lo Statuto di Roma, ovvero il documento fondativo della Corte Penale Internazionale: la Palestina potrebbe dunque appellarsi al tribunale per chiedere che vengano avviate delle indagini su possibili crimini di guerra o crimini contro l’umanità compiuti tra il 2008 e il 2009 durante la guerra di Gaza, e più recentemente quest’estate.

«È in corso un’aggressione contro la nostra terra e il nostro paese, e il Consiglio di Sicurezza ci ha abbandonati, cos’altro possiamo fare?» ha detto Abbas commentando la decisione di aderire alla Corte Penale Internazionale, che segue di pochi giorni una decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contraria a una risoluzione che chiedeva la fine dell’occupazione israeliana in Palestina.

Israele e Stati Uniti hanno reagito piuttosto duramente alla decisione di Abbas e, come scrive il New York Times, potrebbero decidere di approvare delle sanzioni economiche contro la Palestina che secondo alcuni analisti rischierebbero di portare persino alla fine dell’Autorità Nazionale Palestinese. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha definito la decisione di Abbas «controproducente» spiegando che porterà solo a un’esacerbazione del conflitto israelo-palestinese, mentre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che dovrebbe essere l’Autorità Nazionale Palestinese «che governa con i terroristi di Hamas» ad essere preoccupata di possibili indagini o interventi della Corte Penale.

Sulle ragioni che possono aver spinto Abbas a prendere una decisione potenzialmente così rischiosa per il futuro dell’Autorità Nazionale Palestinese, il New York Times suggerisce che possa valere l’attuale bassa popolarità di Abbas, che dopo il conflitto di questa estate nella Striscia di Gaza è scesa secondo un sondaggio dal 50 al 35 per cento: se si votasse oggi Fatah, il partito moderato di Abbas, verrebbe sconfitto da Hamas.

L’Autorità Nazionale Palestinese aveva già provato nel 2012 a farsi riconoscere dalla Corte Penale Internazionale, che aveva però respinto la richiesta perché i trattati prevedono che solo gli stati possano fare ricorso alla Corte. Il nuovo tentativo di Abbas è dovuto al fatto che nel 2012, pochi mesi dopo il respingimento delle richieste da parte della Corte Penale Internazionale, la Palestina aveva però ottenuto lo status di “stato osservatore non membro” dell’Assemblea delle Nazioni Unite. Se la Corte Penale Internazionale dovesse riconoscere il diritto dell’Autorità Nazionale Palestinese ad appellarsi contro Israele c’è un limite di 90 giorni prima del quale un nuovo stato non può presentare ricorsi presso la Corte.

Foto: Mahmoud Abbas (FAROUK BATICHE/AFP)