I peggiori edifici del 2014

Stadi, musei che sembrano astronavi, un grattacielo molto famoso, una stazione di Calatrava e un progetto italiano, nell'impietosa lista compilata da Slate

di Kriston Capps – Slate

This computer image released by Qatar’s Supreme Committee for Delivery & Legacy of an artist's impression shows the Al Wakrah Stadium, Qatar . The 2022 World Cup in Qatar, the wealthy oil- and gas-producing Gulf nation with giant look-at-me ambitions that belie its small size, is shaping up as a unique experience. There will be eight to 12 venues, but the exact number hasn’t been disclosed yet (AP Photo/Qatar’s Supreme Committee for Delivery & Legacy)
This computer image released by Qatar’s Supreme Committee for Delivery & Legacy of an artist's impression shows the Al Wakrah Stadium, Qatar . The 2022 World Cup in Qatar, the wealthy oil- and gas-producing Gulf nation with giant look-at-me ambitions that belie its small size, is shaping up as a unique experience. There will be eight to 12 venues, but the exact number hasn’t been disclosed yet (AP Photo/Qatar’s Supreme Committee for Delivery & Legacy)

Kriston Capps è un giornalista che si occupa di architettura: fa parte della redazione di CityLab, il magazine di urbanistica dell’Atlantic.

Quando l’architetto Frank Gehry ha detto quest’anno ad alcuni giornalisti spagnoli che «il 98 per cento di tutti gli edifici progettati e costruiti oggi fa schifo» non stava criticando i suoi colleghi. Limitate quel “tutti” agli edifici dei paesi occidentali, oppure solo a quelli delle zone metropolitane, e vedrete che la maggior parte di essi non è progettata da gente che Gehry definirebbe “colleghi”: è l’architettura residenziale, quella responsabile della “materia oscura” dell’universo edilizio, le case che notiamo a malapena nonostante ci circondino.

Ma anche all’interno di quel 2 per cento che non fa schifo, c’è molta robaccia. La lista seguente dovrebbe essere letta come una preghiera per il 2015: lasciate in pace Frank Gehry. Ciascuno degli edifici qui sotto è più brutto della Fondation Louis Vuitton progettata da Gehry, che ha aperto questo autunno e che invece potrebbe rivelarsi il miglior edificio costruito nel 2014. È tempo di indirizzare le proprie critiche verso obiettivi diversi.

In senso stretto, nel 2014 sono stati costruiti degli edifici peggiori: centinaia di posti dove comprare il cibo senza scendere dalla macchina e giganteschi grandi magazzini. Però i peggiori fra i migliori edifici costruiti mostrano che anche l’architettura di alto livello è soggetta alle stesse dinamiche di quella più povera.

Il modello “a spigolo” è stato molto di moda nel 2014. Questi progetti, elaborati da tre dei più importanti studi di architetti al mondo, sembrano richiamarsi allo stesso modello. In realtà solo uno di questi progetti sarà sicuramente realizzato. Il Broad, un museo di arte contemporanea progettato dallo studio Diller Scofidio + Renfro, sta finendo di essere costruito a Los Angeles. L’architetto giapponese Kengo Kuma ha progettato di trasformare un’ex industria di tabacco a Rovereto, in Italia, in un edificio polifunzionale, ma non sarà pronto prima del 2018. E quello dello Utah non sarà realizzato affatto: il secondo progetto della BIG Architects è stato rifiutato perché ritenuto non in linea con il valore di Main Street, la via dove sarebbe stato realizzato.

Quello che nello Utah non capiscono è che in realtà il modello “a spigolo” dell’edificio è troppo convenzionale. È difficile capire quando siano iniziate mode del genere: ma possono dirci qualcosa le carriere dei loro architetti e il fatto che sia Elizabeth Diller (dello studio DS+R) sia Kengo Kuma hanno studiato alla Columbia e che Bjarke Ingels (di BIG) ha lavorato per l’Office for Metropolitan Architecture, posti in cui si finisce immediatamente a progettare edifici “di lusso” e c’è poco spazio per originalità e sperimentazioni.

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Peggiori edifici 2014Poche settimane fa la Solomon R. Guggenheim Foundation ha diffuso i nomi dei sei progetti finalisti per realizzare il Guggenheim di Helsinki, che in Finlandia è in discussione dal 2009. Per le persone che odiano l’architettura contemporanea, il concorso indetto dal Guggenheim è una manna dal cielo: il sito della fondazione ospita quasi duemila di progetti in 3D realizzati in maniera pigra, slegati dal contesto del quartiere e via via sempre più appariscenti, nel tentativo di attirare l’attenzione della giuria. L’idea del concorso, peraltro, non è un granché per l’architettura: solo i grossi studi possono permettersi di lavorare a tempo perso per questo tipo di gare, cosa che esclude i designer un po’ fuori dal giro.

Alla fine la giuria ha scelto cinque progetti che a prima vista appaiono meno offensivi della media (nonostante sembri che uno dei cinque non mostri affatto un edificio). Ma quanto tempo può aver dedicato un giurato a ciascun progetto? Se anche ha dedicato ad ognuno cinque minuti avrebbe dovuto occuparsene per giorni e giorni. È dura trovare un modo migliore per scegliere un edificio che faccia arrabbiare chi l’ha commissionato.

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Peggiori edifici 2014

Questo è il progetto dell’Emerson College di Los Angeles, California, dello studio Morphosis. Facciamo qualche passo indietro. Alcuni diranno che il progetto di Thom Mayne per l’edificio chiamato 41 Cooper Square è stata la pietra tombale per il Cooper Union for the Advancement of Science and Art, una scuola d’arte storica di New York molto selettiva – ma gratuita – per ricercatori di arte, architettura e ingegneria. Quest’anno, poiché non è in grado di pagare i 175 milioni di dollari presi in prestito per costruire l’edificio, la Cooper Union – gratuita già dall’Ottocento – ha iniziato ad esigere quest’anno il pagamento di una retta.

Non è colpa dell’architetto se il piano per coprire i costi fosse pessimo. Eppure, vedere che Mayne ha costruito un simile appariscente edificio per il campus di Los Angeles dell’Emerson College potrebbe far scattare qualche allarme. Ancora una volta si è deciso di preferire l’apparenza sfavillante di un nuovo edificio piuttosto che pagare il giusto ai dipendenti della facoltà, a discapito della rata studentesca. Uno studente ha detto al Los Angeles Times che gli sembra di «vivere dentro al Guggenheim». Appunto.

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Tecnicamente l’architetta Zaha Hadid non può essere incolpata per la morte dei lavoratori impiegati come schiavi per costruire lo stadio che ha progettato in vista dei Mondiali del 2022 in Qatar, dato che i lavori non sono ancora iniziati: i lavori inizieranno in agosto. Va però considerato che a causa della situazione attuale è stato stimato che quattromila lavoratori moriranno da qui al 2022 per completare i lavori necessari ai Mondiali (complessivamente, 1,4 milioni di operai stanno lavorando per costruire da zero gli impianti in condizioni disumane). Di norma un architetto non sa che centinaia di persone potrebbero morire per realizzare un dato progetto. Detto questo, Hadid avrebbe potuto chiamarsi fuori dal progetto e diventare come una paladina dei diritti umani. Invece ha diffuso un’auto-assoluzione anticipata per le vite dei lavoratori che quasi certamente verranno sacrificate nella costruzione.

Dopo tutto, quello in Qatar non è l’unico stadio gigante che Hadid ha in progetto di costruire: il suo studio sta progettando il nuovo stadio olimpico per le Olimpiadi di Tokyo del 2020. E anche quel progetto è controverso: alcuni fra i migliori architetti giapponesi (fra i quali Toyo Ito, Kengo Kuma, Fumihiko Maki e Suo Fujimoto) dicono che lo stadio è semplicemente troppo grande per il contesto del quartiere in cui verrà costruito. Non si tratta, insomma, di alcuni sempliciotti che si scandalizzano per la forma “a vagina” dello stadio. La cortesia professionale avrebbe potuto spingere Hadid a rimettere le mani sul proprio lavoro: invece ha risposto duramente ai suoi critici definendo il gruppo di architetti giapponesi degli “ipocriti”. In termini di qualità del progetto, per nessuno di questi due stadi vale la pena di immolarsi, in realtà.

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Orlando, Florida, Stati Uniti

Questo è l’Innovation, Science and Technology Building della Florida Polytechnic University, a Orlando, progettato da Santiago Calatrava.

Ora, l’enormità del problema della stazione costruita da Santiago Calatrava sotto al World Trade Center di New York è facilmente intuibile, sebbene difficile da mettere a fuoco con precisione. È un progetto costato 4 miliardi di dollari – ne doveva costare 2 – ed è stato terminato nel doppio degli anni previsti nel progetto. Sono conti semplici: eppure, anche un lungo articolo del New York Times pubblicato questo mese ha solamente grattato la superficie dei guai burocratici che il progetto ha incontrato negli ultimi anni.

Eppure, secondo me, l’Innovation, Science and Technology Building della Florida Polytechnic University progettato dallo stesso Calatrava è ancora peggio. È stato completato in tempo, secondo quello che ho letto, e al costo di una frazione del costo della stazione di Ground Zero (seppure leggermente al di sopra del costo ipotizzato). Secondo il critico di architettura del Los Angeles Times Cristopher Hawthorne – che ha recensito l’edificio nel magazine Architect, con cui collaboravo in passato – questo campus di Orlando potrebbe non rivelarsi un disastro economico, come molti dei progetti di Calatrava.

E però, si tratta di una specie di tempio costruito sopra un posto pieno di campi coltivati, per assicurare un nuovo campus a una scuola frequentata da studenti pendolari: un progetto che viola ogni principio di pianificazione territoriale e design valido nel 2014. La straordinaria arroganza di questo progetto è un male per l’architettura, a prescindere dal fatto che sia stato finito in tempo (anche se i suoi ponti sono piuttosto fighi).

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Tanto tempo fa (a febbraio), in un concorso di design lontano lontano (a San Francisco), l’Impero ha subito un brutto colpo. Il consiglio d’amministrazione del Presidio Trust, che gestisce i parchi della zona, ha respinto il progetto di George Lucas di costruire il Lucas Cultural Art Museum, un progetto da 700 milioni di dollari che avrebbe occupato 32mila preziosi metri quadrati vicino a Crissy Field, un parco vicino al Golden Gate di San Francisco. Tempo dopo, l’Impero ha colpito ancora: Lucas ha annunciato che vorrebbe costruire il suo museo a Chicago.

Quante cose cambiano in quattro mesi. Nel frattempo Lucas ha infatti cestinato il progetto che l’Urban Design Group aveva sviluppato per San Francisco. Ha senso: il Presidio Trust aveva stabilito dei paletti molto precisi per conservare l’armonia dell’architettura locale, in stile neocoloniale spagnolo e Beaux-Arts. Secondo una nota contenuta nel progetto finale, una delle bozze era stata rifiutata perché ritenuta troppo monumentale e poco accogliente.

Per Chicago, invece, lo studio MAD Architects di Pechino è andato nella direzione opposta. Il museo, che sarà costruito vicino allo stadio Soldier Field, sembra un’astronave simile al Millenium Falcon. Nessun dubbio, Ma Yansong è un bravo architetto. Darà un contributo eccellente (sebbene controverso) all’architettura già di prima classe di Chicago. Nonostante sia integrato al paesaggio e alle sponde del lago, l’edificio occuperà due parcheggi che oggi i tifosi dei Chicago Bears usano per trovarsi a mangiare con il bagagliaio delle auto aperto: questo significa che George Lucas sta praticamente invitando i tifosi a trasformare la zona in una discarica, come fossero un branco di Wookie ubriachi. L’edificio in sé è buono ed è un esempio di quell’architettura cinese “stramba” che il presidente Xi Jinping ha recentemente criticato. Ma che gliene frega, a George Lucas?

È un museo senza senso. La collezione di cimeli fantascientifici e stucchevoli illustrazioni – provvista di adeguato punto vendita di merchandising – sarà un danno per la città. Non è colpa dell’architetto. Ma nel giro di un anno Lucas ha praticamente ammesso che per lui è lo stesso infilare la sua collezione in un edificio in stile neocoloniale o dentro un’astronave venuta fuori da Star Wars. Non sarà gravissimo, ma non è esattamente indice di un progetto coerente.

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New York, Stati Uniti

Un’altra parte del World Trade Center finita quest’anno è lo One World Trade Center, che forse sarà ricordato come il peggior progetto di questa epoca. Ovviamente l’architetto della cosiddetta “Freedom Tower”, David Childs, non può essere incolpato di ogni cosa. L’elegante 7 World Trade Center, situato lì vicino, è una prova che può fare di meglio, come migliori sembravano le bozze iniziali.

Sul New York Times il critico di architettura Michael Kimmelman ha scritto che il pubblico non ha avuto sufficiente voce in capitolo nella progettazione dell’edificio. Invece ne hanno avuta troppa i costruttori. La costruzione, infatti, ha ridotto il pinnacolo dell’edificio a una semplice antenna; il progetto è stato cambiato più e più volte finché le quattro facce dell’edificio sono risultate identiche, vuote.

©Slate / 2014