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  • Domenica 28 dicembre 2014

Com’è fatto “Com’è fatto”

Come si lavora nel programma televisivo di grande successo di Discovery Channel che spiega come si fanno un sacco di cose, dai lucchetti ai wurstel

Come è fatto è un programma televisivo di grande successo, prodotto in Canada e trasmesso dal 2001 in decine di paesi di tutto il mondo – anche in Italia – prevalentemente sui canali del pacchetto Discovery Channel. Ogni puntata dura circa trenta minuti, pubblicità inclusa, e contiene quattro “parti” (o segmenti) da cinque minuti ciascuno. Vengono raccontate, con una serie di filmati e un commento di spiegazione fuori campo, tutte le fasi di produzione di alimenti, strumenti e qualsiasi genere di oggetto di uso frequente o comunque molto noto: chiavi, termometri, stuzzicadenti, polistirolo, lucchetti, carta igienica, palloni, monete, cerotti, lattine, feltri, birra, arachidi, ketchup, cracker, wurstel, cotton fioc, cavi elettrici, pentole. Guardatevi intorno e date un’occhiata agli oggetti che avete vicino (una penna? un telecomando? una coperta?): quasi certamente la produzione di almeno uno di questi oggetti è stata trattata in una puntata di Come è fatto. La società di produzione si chiama Productions Maj e ha sede a Montréal: finora sono state prodotte oltre 300 puntate in cui sono stati trattati più di 1.200 prodotti. Oggi Come è fatto viene trasmesso in 222 nazioni e in 45 lingue diverse.

Negli Stati Uniti, la serie di Come è fatto in onda in prima visione ha una media di 300 mila spettatori a puntata: sembrano numeri piccoli, per un paese da 300 milioni di abitanti, ma bisogna tener conto che negli Stati Uniti tantissimi spettatori usano i decoder per registrare i programmi e che Com’è fatto non va in prima serata (per avere un termine di paragone: l’ultima puntata di Lost, attesa e seguitissima, trasmessa in prima serata, fu vista da 15 milioni di persone: meno di quante persone in Italia vedono la Nazionale ai Mondiali). Quella in cui viene spiegato come si fanno i palloni da football (la terza puntata della prima stagione) è all’ottavo posto nella classifica delle cose più viste nella storia di Science Channel, il canale su cui viene trasmesso questo programma negli Stati Uniti.

Un articolo del Wall Street Journal, come una specie di meta-puntata di Come è fatto, ha raccontato nel dettaglio diversi aspetti della produzione di questo popolare programma, dalla scelta delle industrie e dei prodotti da raccontare alle pratiche seguite dalle troupe durante le riprese. Scrive il Wall Street Journal: “Come è fatto ha costruito un suo pubblico eterogeneo di fan. Gli impallinati di meccanica si dilettano a veder funzionare pompe e valvole. I fumatori di marijuana si fissano sulle immagini ipnotiche. I ragazzini amano gli attrezzi che si muovono. E i produttori dicono di ricevere lettere di congratulazioni da genitori di bambini autistici che restano affascinati dai processi metodici di produzione”.

Uno dei grandi successi di Come è fatto, spiega il Wall Street Journal, sta nel formato stesso del programma: permette non soltanto di riproporre una puntata o un segmento (ogni puntata ne ha quattro) su internet e su altre piattaforme, ma di ritrasmetterla in televisione e ottenere ugualmente ottimi risultati in termini di share. Rita Mullin, general manager di Science Channel, ha detto che a volte gli episodi ritrasmessi vengono visti da più spettatori di quanto fosse avvenuto in prima visione. La “scomponibilità” delle puntate e delle serie permette inoltre di allestire puntate speciali tematiche o cosiddette “maratone” del programma – magari in occasione di alcune festività o ricorrenze – assemblando segmenti inizialmente andati in onda in momenti diversi. Per esempio, in questo periodo, vanno in onda insieme i segmenti che spiegano come si fanno gli addobbi natalizie e come si fanno gli alberi di natale artificiali.

Su Internet, caricati e ricaricati da migliaia di utenti, circolano moltissimi segmenti delle puntate del programma, che si adattano particolarmente bene al formato YouTube (non sono eccessivamente lunghi, innanzitutto). Un video tratto dalla puntata in cui viene spiegato come si fanno i wurstel è stato visto 22,3 milioni di volte e ha generato una discussione con più di 38 mila commenti.

Gli attuali produttori del programma, André Douillard e Jean-Marc St-Pierre, sono rispettivamente un ex avvocato e un ex agente sportivo che producevano video di aerobica come loro seconda attività in comune. Il format di Come è fatto lo acquisirono nel 1999 dal regista televisivo Gabriel Hoss, che lo aveva creato nel 1982. Originariamente era un programma con singole puntate di circa cinque minuti, cioè un solo segmento, che le emittenti utilizzavano per riempire i buchi nei palinsesti televisivi (quando lo davano così, l’attuale produttore André Douillard era un ragazzino e ne era un grande appassionato). Douillard e St-Pierre mantennero Hoss come uno dei registi e trasformarono il programma nel formato attuale. Già nel 2000, un anno dopo l’acquisizione, vendettero una stagione da 13 episodi a due emittenti canadesi, e da allora la società è cresciuta sempre di più.

A parte gli autori e tecnici che si occupano dei testi, del montaggio, delle musiche e della voce fuori campo, ci sono due persone che si occupano della ricerca dei possibili prodotti da descrivere nella trasmissione. Quando devono cercare un produttore in una determinata area, usano Google Street View e cercano immagini di quel posto, anche dall’alto, che possano valere come indizi per capire cosa succede all’interno delle strutture: ciminiere e serbatoi di azoto presenti all’esterno indicano interessanti attività di lavorazione del metallo; camion e piattaforme di carico indicano un noioso magazzino. Per documentare le tecniche di produzione di centinaia di oggetti, i produttori del programma hanno visitato diversi paesi del mondo, ma ce ne sono alcuni in cui non sono mai andati. A causa di impedimenti burocratici, ragioni logistiche e differenze linguistiche, per esempio, finora il gruppo di Come è fatto non ha mai lavorato in Cina, dove viene prodotta gran parte dei giocattoli e degli articoli sportivi.

A volte c’entrano anche i segreti di produzione di una determinata azienda, che rendono quell’azienda piuttosto riservata e riluttante a svelare le proprie tecniche industriali ai produttori di Come è fatto. In ogni caso, l’azienda all’interno della quale sono avvenute le riprese del programma firma una liberatoria accettando la sceneggiatura del prodotto audiovisivo finale: se non lo fa, non se ne fa niente. Quando l’azienda Ferrari notò una macchia di olio sul guanto bianco di un dipendente che era stato filmato dai registi di Come è fatto, prima che la puntata potesse essere mandata in onda un montatore dovette eliminare tutte le sequenze in cui compariva il guanto macchiato. Ora come ora, scrive il Wall Street Journal, sono comunque le stesse aziende produttrici a contattare quelli di Come è fatto, sperando di ottenere pubblicità utile grazie alla trasmissione televisiva.

Proprio per questo motivo, Come è fatto rispetta una serie di regole per evitare che il programma possa trasformarsi in un prodotto promozionale (rischiando peraltro di violare le leggi sulla pubblicità in televisione). “Il programma riguarda il prodotto, non la marca del prodotto”, dice Douillard. Il nome delle aziende filmate compare soltanto nei titoli di coda ma non viene mai citato dalla voce fuori campo durante il programma, e la regia non inquadra il logo dell’azienda a meno che quel logo non sia presente sul prodotto stesso che viene filmato.

Prima di mettersi al lavoro su un prodotto, quelli di Come è fatto parlano con i produttori di quel determinato oggetto per assicurarsi che lungo tutta la filiera ci sia un numero sufficiente di passaggi e visuali interessanti da filmare e raccontare. Dopodiché la troupe di lavoro tende a raggruppare in singoli viaggi i posti vicini che intende visitare, in modo da risparmiare con gli spostamenti. Una volta arrivati in fabbrica, non è una cosa così semplice, spiega Douillard: spesso c’è da muoversi tra spazi angusti e attrezzature pericolose, e bisogna farlo in tempo, rispettando delle tabelle molto rigide. Solitamente la prima cosa buona da fare, secondo Douillard, è farsi amico il capo della sala macchine: “L’obiettivo del product manager è produrre 15 mila spazzolini che devono essere pronti nel camion entro la fine della giornata. Non gliene frega un accidente di un programma televisivo”.

In oltre 13 anni di produzione, Com’è fatto si è occupato praticamente di ogni genere di oggetto, anche se ce ne sono alcuni di cui non è ammesso parlare, e tra questi le sigarette, i sex toys e le armi. “Sapeste quante volte ci hanno detto «Quando spiegherete come si fanno i bambini?»”, ha detto St.-Pierre al Wall Street Journal.