• Italia
  • Domenica 28 dicembre 2014

La “polemichetta” sulla chiusura festiva di Pompei

Tomaso Montanari scrive, su Repubblica, sulla "proverbiale pigrizia della macchina italiana dell'informazione"

In this May 14, 2014 photo, a gate keeps tourists away from sensitive areas of the ruins of Pompeii, located near modern-day Naples, Italy. The ancient town of Pompeii was destroyed in A.D. 79 following the eruption of Mount Vesuvius. An estimated 2.5 million people visit the ruins each year. (AP Photo/Michelle Locke)
In this May 14, 2014 photo, a gate keeps tourists away from sensitive areas of the ruins of Pompeii, located near modern-day Naples, Italy. The ancient town of Pompeii was destroyed in A.D. 79 following the eruption of Mount Vesuvius. An estimated 2.5 million people visit the ruins each year. (AP Photo/Michelle Locke)

Tomaso Montanari, quarantenne storico dell’arte che scrive spesso su Repubblica a proposito delle questioni sulla conservazione del patrimonio artistico italiano, ha criticato severamente la nuova polemica montata – a suo stesso dire – dai media italiani intorno alla chiusura in alcune giornate festive di luoghi di visita turistica come le rovine di Pompei. Secondo Montanari la chiusura è una cosa normalissima, e la questione deriva dalla “pigrizia” dei mezzi di informazione che l’hanno esaltata nei giorni passati.

Siamo davvero un Paese singolare: da tre giorni infuria la polemica sugli scavi di Pompei chiusi a Natale e a Capodanno (e il 1° maggio: come tutti gli altri musei e siti monumentali statali). E allora? Il Louvre chiude il 1° gennaio, il 1° maggio, l’11 novembre (armistizio della Grande Guerra) e il giorno di Natale.
Il British Museum chiude il 24, 25, 26 dicembre e il Venerdì Santo. Il Metropolitan di New York è chiuso a Natale e a Capodanno, oltre che nel giorno del Ringraziamento e il primo lunedì di maggio. Si potrebbe continuare a lungo: notando anche che moltissimi grandi musei del mondo chiudono anche un giorno ogni settimana (il Louvre di martedì), mentre Pompei è aperta sempre, 362 giorni all’anno.
Insomma, dall’elenco dei mille veri scandali del povero patrimonio culturale italiano possiamo depennare almeno questa polemichetta natalizia, tristanzuola e provinciale. La netta sensazione è che anche in questo caso abbia colpito la proverbiale pigrizia della macchina italiana dell’informazione: lo “scandalo Pompei” è ormai diventato come le “bombe d’acqua”, il “bollino rosso” sui giorni del rientro e altri topoi di larghissimo consumo. Luoghi comuni che ci sollevano dall’ingrato compito di pensare. E invece si parla pochissimo del fatto che a Pompei sono appena state riaperte dodici domus , e che finalmente funziona la governance formata dal generale Giovanni Nistri, a capo del Grande Progetto, e da Massimo Osanna, a capo della Soprintendenza Speciale.

(continua a leggere sulla rassegna stampa di Treccani)

(AP Photo/Michelle Locke)