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  • Sabato 27 dicembre 2014

Facebook, Twitter e Google contro la Russia

Le società di internet americane hanno cominciato a opporsi alle richieste russe di censurare contenuti considerati critici verso il governo e il presidente Putin

Secondo il Wall Street Journal, alcune grandi società di internet statunitensi – Facebook, Twitter e Google – stanno adottando nuove politiche rispetto alle richieste del governo russo di censurare certi contenuti pubblicati online. Negli ultimi due anni Roskomnadzor – un’agenzia del governo federale russo che si occupa di supervisionare i media, tra cui c’è anche internet – aveva ottenuto in diverse occasioni la collaborazione più o meno esplicita delle società di internet riguardo ad alcune richieste di censura.

L’ultimo scontro tra le società e Roskomnadzor è iniziato poche settimane fa, quando molti attivisti russi hanno cominciato a postare informazioni su una manifestazione organizzata per il prossimo 15 gennaio da Alexei Navalny, il più famoso degli oppositori politici del presidente russo Vladimir Putin. Navalny, 38 anni, è un avvocato e attivista che nel settembre 2013 ha perso le elezioni per la carica di sindaco di Mosca contro il candidato appoggiato da Putin. Al momento si trova agli arresti domiciliari per un’accusa di frode che lui sostiene essere politicamente motivata.

Inizialmente alcune società si erano piegate alle richieste di censura del governo russo. Il 23 dicembre Facebook ha rimosso una pagina in cui si promuoveva la manifestazione indetta da Navalny. Lo stesso giorno, Facebook aveva però specificato che erano arrivate diverse altre richieste per chiudere pagine simili. Secondo alcune fonti consultate dal Wall Street Journal, queste richieste sono ancora in fase di valutazione, ma nel frattempo le pagine restano aperte (nella pagina più frequentata, circa 33 mila persone hanno già detto che parteciperanno alla manifestazione del 15 gennaio).

Un portavoce di Twitter ha detto che la società ha ricevuto molte richieste di rimozione dei contenuti che facevano riferimento alla stessa manifestazione. Twitter non ha rimosso i contenuti e ha fatto arrivare agli utenti che li hanno prodotti un avviso per avvertirli che Roskomnadzor si era interessata a quello che avevano scritto. Anche Google non ha rimosso i video di promozione dell’evento dal suo sito YouTube. Un portavoce di Roskomnadzor ha detto che l’agenzia sta ancora trattando con tutte le società e che comunque «tutti i contenuti saranno rimossi». Non ha però specificato come riuscirà ad ottenere questo risultato senza la collaborazione delle società di internet.

La censura da parte dei governi è un grosso e difficile problema per le grandi società di internet. Da un lato la cultura della Silicon Valley, l’area della California dove hanno sede gran parte di queste società, è fondamentalmente libertaria e ostile alla censura. La complicità con un regime oppressivo, inoltre, rischia di danneggiare l’immagine delle società e causare una perdita di profitti. D’altro canto, per queste società è molto importante continuare ad espandersi e non deludere le enormi aspettative degli azionisti che hanno permesso loro di quotarsi in borsa con valori miliardari. Espandersi significa spesso aumentare gli utenti in paesi in via di sviluppo, come Russia, Cina e Turchia (dove la scorsa primavera erano stati bloccati Twitter e YouTube per brevi periodi di tempo).

Negli ultimi mesi, per molte società di internet la bilancia sembra che stia pendendo a sfavore dei regimi autoritari. Google ha chiuso alcuni uffici in Russia e potrebbe abbandonare del tutto il paese nel caso di ulteriori sanzioni economiche o di un ulteriore rafforzamento della censura sull’informazione. Anche il giornale Buzzfeed si è recentemente scontrato con la Russia, rifiutandosi di rimuovere un contenuto dal suo sito. Il cambio di atteggiamento di cui parla il Wall Street Journal potrebbe avere a che fare con l’attuale isolamento internazionale della Russia, provocato da una serie di ritorsioni dell’Occidente per l’annessione della Crimea e per le interferenze negli affari interni dell’Ucraina (la Russia ha subito molte sanzioni economiche che insieme al crollo del prezzo del petrolio hanno portato il paese in una situazione economica molto difficile).

La censura di internet in Russia è un fenomeno relativamente nuovo: fino al 2012 l’uso di internet in Russia era sostanzialmente libero, ha scritto Wired. Le cose sono cominciate a cambiare con la rielezione di Putin, nel marzo del 2012, a cui fecero seguito numerose grandi manifestazioni a Mosca e in altre città russe. Come è spesso avvenuto negli ultimi anni, i manifestanti hanno usato internet e le nuove tecnologie per organizzarsi e raccogliere consenso. Per fare fronte a questa nuova minaccia, nel corso degli anni il governo russo ha rafforzato Roskomnadzor, sia in termini di budget che di strumenti legislativi. Quest’anno, in uno degli sviluppi più preoccupanti per la libertà di internet in Russia, il governo ha autorizzato l’agenzia a bloccare e oscurare qualsiasi sito ritenuto per qualche ragione “pericoloso” senza bisogno di un’autorizzazione da parte di un tribunale.