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  • Martedì 23 dicembre 2014

Facebook ha censurato una pagina degli oppositori di Putin

Promuoveva una manifestazione per il 15 gennaio e aveva raccolto migliaia di adesioni: è stata chiusa su richiesta del governo

Facebook ha censurato la pagina di un evento che promuoveva il 15 gennaio 2015 una manifestazione a Mosca, in Russia, in sostegno di Alexei Navalny, uno dei più noti oppositori del presidente russo Vladimir Putin. La pagina aveva raccolto più di 13mila partecipanti prima di essere nascosta dietro richiesta dell’agenzia del governo russo che controlla internet, la Roskomnadzor: ora può essere vista dall’estero ma non dalla Russia. Questa decisione ha generato molte proteste e accuse nei confronti di Facebook, in Russia e non solo.

Alexei Navalny, che si era candidato senza successo nel 2013 come sindaco di Mosca, ha avuto parecchi problemi con Putin e si trova agli arresti domiciliari da febbraio, in attesa di un processo di appello che potrebbe mandarlo in prigione per i prossimi 10 anni. Navalny si continua a dichiarare innocente – è stato condannato per frode sulla base di accuse che giudica «fabbricate a tavolino» – e accusa il Cremlino di tentare in ogni modo di fargli abbandonare la sua lotta alla corruzione. Trovandosi agli arresti, Navalny non può usare telefono o internet. Una sua portavoce ha parlato con il New York Times della vicenda: «Siamo molto sorpresi e delusi dalla velocità con cui Facebook ha accolto le richieste del Roskomnadozor senza nemmeno contattare gli organizzatori dell’evento». Vadim Ampelonsky, un portavoce del Roskomnadzor, ha detto che Facebook ha oscurato la pagina perché promuoveva una manifestazione non autorizzata: una definizione che in Russia può essere applicata a qualsiasi evento pubblico a cui partecipino tre o più persone. Facebook non ha commentato la vicenda.

Su Facebook sono ancora online altre pagine che promuovono la manifestazione: ce n’è una praticamente identica a quella rimossa a cui per il momento aderiscono circa 29mila persone. Una persona informata dei fatti, il cui nome non è stato reso noto dal New York Times, ha detto che nella giornata di lunedì Facebook ha ricevuto altre richieste da parte del governo russo di chiudere altre pagine che promuovono la manifestazione e che queste richieste sono ancora in corso di valutazione.

Così come Twitter e altri social network, Facebook riceve spesso richieste di questo tipo dai governi di tutto il mondo, che cercano di far chiudere pagine o contenuti che a loro giudizio violano le leggi locali. La società ha spesso dichiarato di avere delle rigide regole per gestire queste situazioni (“Tutte le richieste ricevute vengono controllate per verificarne il fondamento legale”) e che cerca di rispettare le leggi dei paesi in cui opera. Facebook inoltre pubblica ogni sei mesi dei dati con le richieste ricevute dei governi: nei primi sei mesi del 2014 la Russia è riuscita a far bloccare 29 pagine, nello stesso periodo in Turchia ne sono state bloccate 1893, in Italia 3 e negli Stati Uniti nessuna.

Nell’ultimo periodo la Russia sta applicando un controllo ancora più severo sui social media: VKontakte, il più grande social network russo (ispirato a Facebook) è considerato sotto il controllo indiretto del governo e dei suoi alleati; il suo creatore Pavel Durov, uno dei giovani imprenditori di Internet più noti e brillanti, ha lasciato il paese. In generale le pubblicazioni online, compresi i post dei blog e le comunicazioni attraverso reti wi-fi pubbliche, sono tenute sotto stretto controllo dal governo.

Il discorso conclusivo di Alexei A. Navalny al suo processo