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  • Domenica 21 dicembre 2014

In Tunisia si elegge il nuovo presidente

Nell'unica democrazia araba al mondo il ballottaggio è tra il leader della coalizione laica e il presidente ad interim uscente

Domenica 21 dicembre in Tunisia si è votato per il ballottaggio delle elezioni presidenziali, le prime nella storia del paese. I due candidati sono Beji Caid Essebsi – 88 anni, leader della coalizione laica che ha vinto le elezioni parlamentari di ottobre – e il presidente ad interim uscente, Moncef Marzouki – 67 anni, ex dissidente politico sotto gli anni della dittatura di Zine el-Abedine Ben Ali, accademico e attivista per i diritti umani. Anche se il partito islamico moderato Ennahda, arrivato secondo alle elezioni parlamentari, non appoggia ufficialmente alcun candidato, si ritene che Marzouki abbia intercettato la maggior parte dei voti degli islamisti. Al primo turno Essebsi ha ottenuto il 39 per cento dei voti, Marzouki il 33 per cento. I seggi hanno chiuso alle ore 18.

Essebsi ha molti consensi in particolare nella parte settentrionale e costiera della Tunisia, l’area più ricca e liberale. È considerato un leader moderato e con molta esperienza (è già stato più volte ministro e ambasciatore). I critici di Essebsi dicono che è un politico legato al vecchio regime e che ha ricoperto incarichi istituzionali sotto entrambi i presidenti autoritari della storia del paese, Habib Bourguiba, primo presidente della Tunisia dopo l’indipendenza del 1956, e Zine el-Abedine Ben Ali, deposto dalle proteste della cosiddetta “Primavera araba” del 2011. Marzouki, che è presidente ad interim dal 2011, raccoglie invece più consensi nella parte meridionale della Tunisia, più povera e conservatrice.

Secondo la nuova Costituzione approvata quest’anno, i poteri del presidente sono piuttosto limitati. Non si tratta di un ruolo soltanto cerimoniale, ma per svolgere le sue funzioni il presidente dovrà lavorare molto insieme al primo ministro. La scelta del capo di governo spetta a Nidaa Tounes (Appello della Tunisia), la coalizione di partiti laici che ha vinto le elezioni parlamentari dello scorso 26 ottobre. Nidaa Tounes però avrà bisogno di allearsi con un altro partito per ottenere abbastanza voti da formare un governo. Essebsi, uno dei principali leader della coalizione, ha detto che si potrà cominciare a parlare di alleanze dopo le elezioni presidenziali.

Le elezioni parlamentari di ottobre e il primo turno delle elezioni presidenziali si sono svolte in maniera ordinata e sostanzialmente senza incidenti, ed Ennahda ha riconosciuto la vittoria della coalizione avversaria. Le autorità stanno impiegando circa 100mila poliziotti e soldati in tutto il paese per garantire la sicurezza dei seggi: molti sono stati concentrati alle regioni di confine con l’Algeria, dove di recente ci sono stati diversi problemi per la sicurezza. Con l’aumento del numero degli attacchi terroristici dopo la fine della rivoluzione nel 2011, la sicurezza è diventata uno dei temi più importanti della campagna elettorale tunisina. Ieri, alla vigilia delle elezioni, c’è stata una sparatoria vicino alla città tunisina di Kairouan, nel nord del paese, e un soldato è rimasto ferito.

Fino ad oggi la Tunisia è una sorta di felice eccezione nella storia recente dei paesi arabi, dove le rivolte del 2011 hanno fallito nel produrre regimi stabili e democratici. La Tunisia è considerata l’unica vera democrazia tra i 22 paesi arabi del mondo. Anche per questo motivo, il settimanale Economist ha nominato la Tunisia “paese dell’anno 2014”, un riconoscimento che viene assegnato a quei paesi che hanno adottato riforme utili non soltanto al proprio interno, ma che rappresentano un modello per il mondo intero (nel 2013 il riconoscimento era stato assegnato all’Uruguay).