“The Interview” non esce più

Il film comico sull'assassinio di Kim Jong-un è stato ritirato ufficialmente, dopo le minacce agli spettatori e la conferma che la Corea del Nord è coinvolta nell'attacco informatico contro Sony

attends The Comedy Central Roast of James Franco at Culver Studios on August 25, 2013 in Culver City, California. The Comedy Central Roast Of James Franco will air on September 2 at 10:00 p.m. ET/PT.
attends The Comedy Central Roast of James Franco at Culver Studios on August 25, 2013 in Culver City, California. The Comedy Central Roast Of James Franco will air on September 2 at 10:00 p.m. ET/PT.

The Interview, un film comico americano prodotto dalla Sony e incentrato sull’omicidio del dittatore nordcoreano Kim Jong-un, non verrà distribuito nei cinema americani il 25 dicembre – il giorno previsto per la sua uscita – e non ci sono piani per diffonderlo in seguito, ha detto la Sony. The Interview, i cui protagonisti sono Seth Rogen e James Franco, è stato ritirato dopo che un mese fa la Sony Pictures ha subito un grosso attacco informatico da un gruppo di hacker che si fa chiamare “Guardians of Peace”, durante il quale sono stati sottratti documenti e dati riservati relativi a dipendenti, produttori e registi: sulle prime l’attacco sembrava legato all’uscita di The Interview, poiché in giugno un diplomatico della Corea del Nord aveva definito il film “un atto terroristico”, ma l’FBI lo aveva smentito. Da ieri, invece, diversi giornali americani riportano che secondo un’inchiesta del governo americano la Corea del Nord ha avuto “un ruolo centrale” nell’attacco.

I documenti sottratti durante l’attacco del mese scorso sono stati diffusi dagli hacker a più riprese, in giorni diversi: due giorni fa, insieme a 12mila mail del CEO di Sony Michael Lynton, i membri di Guardians of Peace hanno avvertito di «stare lontani» dai cinema che proietteranno The Interview: «ricordate l’11 settembre», hanno aggiunto. A quel punto Sony ha cancellato la prima del film – in programma oggi a New York – e offerto ai cinema americani la possibilità di non proiettare il film: secondo il New York Times avevano già deciso di non proiettarlo i quattro più importanti gestori di cinema degli Stati Uniti (che assieme controllano più di 19mila cinema) oltre ad altre catene minori americane e canadesi. Sony ha deciso successivamente di ritirare completamente il film: in un comunicato, ha fatto sapere che «rispettiamo e comprendiamo la decisione dei nostri partner e, ovviamente, condividiamo il loro interesse primario per la salute dei dipendenti e degli spettatori». The Interview è costato alla Sony circa 79 milioni di dollari, fra produzione e campagne promozionali. Al momento né Franco né Rogen hanno commentato la decisione.

Tra chi accusa Sony di aver ceduto alle minacce limitando la libertà di espressione e chi dice che la necessità di garantire la sicurezza agli spettatori non poteva portare a esiti diversi da questo, non è ancora chiaro quali provvedimenti saranno presi dal governo degli Stati Uniti. Secondo il New York Times, alcuni membri dell’amministrazione Obama ritengono che la Corea del Nord debba essere accusata in maniera diretta, ma che questo ponga il problema di rivelare le modalità con le quali si è svolta l’inchiesta. Giovedì la Casa Bianca ha detto che l’attacco informatico alla Sony sarà gestito come “una questione di sicurezza nazionale”.

In molti stanno ora chiedendo che il film venga diffuso online, gratuitamente o pagamento: secondo The Verge Sony dovrebbe farlo per tentare di sanare il guaio occorso alla sua immagine e perché il film in qualche modo verrà diffuso comunque. Il sito di news Quartz, invece, ha pubblicato un articolo intitolato eloquentemente “Netflix: comportati da eroe e compra “The Interview” dalla Sony”, in cui argomenta che l’unico modo che Sony avrebbe per non buttare le decine di milioni di dollari investiti nel film sarebbe cercare di venderlo a un distributore o a una società meno ricattabile. Netflix potrebbe esserlo, e la diffusione su una piattaforma on-demand rimuoverebbe i rischi per la sicurezza nei cinema. Qualche giorno fa il CEO di Netflix, Reed Hastings, aveva commentato le minacce contro Sony dicendo che una volta uscito il film avrebbe comprato dieci biglietti “per dire no all’intimidazione degli hacker”.

foto: Christopher Polk/Getty Images for Comedy Central