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  • Venerdì 12 dicembre 2014

Gli animali vanno in paradiso?

La risposta ufficiale della dottrina cattolica è no, ma ora circola una frase – attribuita al Papa, con qualche incertezza – che metterebbe tutto in discussione

Pope Francis holds a parrot shown by a pilgrim as he arrives for his general audience at St Peter's square on January 29, 2014 at the Vatican. AFP PHOTO / OSSERVATORE ROMANO
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Pope Francis holds a parrot shown by a pilgrim as he arrives for his general audience at St Peter's square on January 29, 2014 at the Vatican. AFP PHOTO / OSSERVATORE ROMANO RESTRICTED TO EDITORIAL USE - MANDATORY CREDIT "AFP PHOTO / OSSERVATORE ROMANO" - NO MARKETING NO ADVERTISING CAMPAIGNS - DISTRIBUTED AS A SERVICE TO CLIENTS (Photo credit should read OSSERVATORE ROMANO/AFP/Getty Images)

Sta girando parecchio su diverse testate americane una frase attribuita a papa Francesco secondo cui anche gli animali avrebbero la possibilità di accedere al Paradiso cui credono i cristiani, al pari degli esseri umani. La questione è stata molto dibattuta in passato da teologi e credenti: non esiste, però, una posizione unica della Chiesa sul tema. In questo caso, per esempio, la questione è riemersa in seguito a un articolo pubblicato giovedì dal New York Times intitolato “Cani in paradiso? Il Papa lascia aperta la porta”, nel quale viene riportato che secondo i “media italiani” papa Francesco avrebbe detto durante una recente udienza a San Pietro che “un giorno rivedremo i nostri animali nell’eternità di Cristo. Il paradiso è aperto a tutte le creature di Dio”.

L’edizione cartacea del Corriere della Sera del 28 novembre, effettivamente, contiene a pagina 25 un articolo dal titolo “Il Papa e gli animali «Il Paradiso è aperto a tutte le creature»”, ripreso poi da altri giornali come lo Huffington Post e Libero. Ma l’autore dell’articolo del Corriere della Sera – il vaticanista Gian Guido Vecchi – all’interno dell’articolo non riporta la frase contenuta nel titolo, che manca anche dalla trascrizione del discorso che il Papa ha tenuto durante l’udienza generale del giorno prima, che riguardava in generale la possibilità di una vita dopo la morte la quale secondo il Papa sarà garantita a «tutto ciò che ci circonda e che è uscito dal pensiero e dal cuore di Dio». La prima parte della frase riportata dal New York Times, inoltre (oltre all’aneddoto del bambino triste per la morte del suo cane consolato dal Papa, che il Times attribuisce a Papa Francesco), è attribuita storicamente a Paolo VI, papa dal 1963 al 1978.

Ad ogni modo non esiste un’unica posizione della Chiesa riguardo al fatto se gli animali possano accedere o meno al Paradiso, il “luogo” che secondo la fede cristiana è destinato a ospitare dopo la morte le persone che durante la vita terrena hanno creduto in Dio e si sono comportate secondo le regole di vita spiegate da Gesù Cristo. Per esempio due degli ultimi tre Papi la pensavano diversamente sul tema: secondo Giovanni Paolo II gli animali «non sono privi» di qualcosa «che somiglia al soffio e allo spirito di Dio», mentre Benedetto XVI nel 2008 spiegò che «nelle altre creature [non umane], che non sono chiamate all’eternità, la morte significa soltanto la fine dell’esistenza sulla terra». 

Il Catechismo della Chiesa Cattolica – la cui ultima edizione è stata pubblicata nel 1997 e rappresenta la dottrina “ufficiale” della Chiesa – spiega a proposito degli animali che essi «come anche le piante e gli esseri inanimati sono naturalmente destinati al bene comune dell’umanità». Il paragrafo fa riferimento al famoso passo iniziale della Genesi, il primo libro della Bibbia, secondo cui l’uomo è l’unica specie che creata «a somiglianza» di Dio, e a cui viene affidato il compito di dominare «sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra». Il Catechismo, nonostante implichi che gli animali e le piante siano state create in funzione dell’uomo, impone comunque che vengano rispettatati e curati in quanto creature di Dio, sull’esempio di quanto fecero alcuni santi come San Francesco d’Assisi.

Il punto, secondo quelli che sostengono che gli animali non possano andare in paradiso, è proprio il fatto che gli esseri umani abbiano una posizione unica e privilegiata nel confronto degli animali e che solo a essi sia riservato il paradiso proprio perché “simili” a Dio. Altri esperti invece, contattati dal New York Times, hanno detto che nel suo – presunto, fin qui – discorso il Papa abbia invece fatto intuire una propria chiara posizione sul tema: Christine Gutleben, dell’importante associazione ambientalista americana Humane Society, ha detto che «se il Papa intendeva davvero che tutti gli animali vanno in paradiso, l’implicazione è che gli animali hanno un’anima. Se fosse vero dovremmo trattarli meglio e ammettere che siano esseri senzienti che Dio ha a cuore». Sarah Withrow King, che si occupa dei rapporti con il cattolicesimo per la PETA, un’altra importante organizzazione animalista, ha detto al New York Times che le dichiarazioni del Papa potrebbero spingere alcuni cattolici a diminuire il consumo di carne.

Gianni Colzani, professore emerito di teologia alla Pontifica Università di Roma, ha invece spiegato che nell’udienza generale di tre settimane fa Papa Francesco intendeva semplicemente che «ci sarà una continuità fra questo mondo e quello gioioso del futuro, [ma anche] una trasformazione. Il fatto è che noi non riusciamo a determinare l’equilibrio fra queste due situazioni. Per questa ragione, credo che non dovremmo far dire al Papa più di quanto dica davvero».

foto: OSSERVATORE ROMANO/AFP/Getty Images