Camille Claudel e le sue sculture

La storia della scultrice francese, conosciuta soprattutto per la sua complicata relazione con Rodin e gli anni passati in manicomio: nacque l'8 dicembre di 150 anni fa

Camille Claudel fu una scultrice francese conosciuta per molto tempo non tanto per la sua opera, ma per alcuni episodi della sua vita privata: la complicata relazione con Auguste Rodin, suo maestro, e gli ultimi anni della sua vita trascorsi in un manicomio. Nacque a Villeneuve-sur-Fère l’8 dicembre di 150 anni fa e mentre, ancora oggi, si discute molto dell’influenza che Rodin ebbe su di lei, troppo poco si riconosce il contributo che ebbe lei sull’arte di lui.

Camille Rosalie Claudel nacque a Villeneuve-sur-Fère, in Piccardia, da una famiglia borghese e benestante: era la prima di tre figli, ebbe un rapporto molto difficile con la madre (segnata dalla perdita del suo primogenito morto a soli quindici giorni dalla nascita), e iniziò a modellare la terracotta fin da bambina non seguendo un percorso di formazione artistica regolare e dedicandosi da subito ai soggetti viventi (nelle Accademie si iniziava invece dai lunghi esercizi di copia di nature morte). Le sue sculture venivano cotte dalla cuoca nel forno di casa. Nel 1881 la famiglia si trasferì a Parigi e per lei fu una grande fortuna: frequentò il Louvre, affittò uno studio con altre tre artiste e iniziò a seguire all’Academié Colarossi le lezioni di Alfred Boucher che fu il suo primo maestro e sostenitore: quando, nel 1883, Boucher decise di partire per l’Italia si fece sostituire nell’insegnamento da Auguste Rodin raccomandandogli in particolar modo proprio Camille.

Nel 1884 Camille Claudel si trasferì nell’atelier di Rodin (che all’epoca aveva ventitrè anni più di lei) posando per lui e aiutandolo nel modellare i piedi e le mani delle sue grandi opere (a quel tempo lo scultore stava lavorando alle Portes de l’Enfer). Nel 1988 Camille si trasferì dalla casa dei genitori in Boulevard d’Italie dove Rodin aveva aperto un nuovo studio: con lui lavorava e con lui, nel frattempo, aveva iniziato una relazione amorosa. Per Camille furono anni molto importanti: lavorò l’argilla, il gesso, scolpì il marmo, cominciò ad esporre e, soprattutto, grazie all’amante, ebbe la possibilità di frequentare i più grandi artisti che all’epoca si trovavano a Parigi.

Rodin e Camille Claudel viaggiarono molto tra il 1887 e il 1894, ma il loro rapporto iniziò ad entrare in crisi nel 1892: Rodin non dimostrò alcuna intenzione di lasciare la sua compagna, Rose Beuret, dalla quale aveva avuto anche un figlio. Sembra anche che Camille dovette affrontare un aborto. I due rimasero comunque insieme fino al 1898. In questi anni si inserì il rapporto (che non ebbe però seguito) tra Camille e Claude Debussy (i due si incontrarono nel salotto del poeta Mallarmé). Debussy, nel febbraio del 1891, scrisse a un amico:

«Ah! L’amavo veramente, e in più con un ardore triste poiché sentivo, da segni evidenti, che mai lei avrebbe fatto certi passi che impegnano tutta un’anima e che sempre si manteneva inviolabile a ogni sondaggio sulla solidità del suo cuore! Ora resta da sapere se lei contenesse tutto ciò che io cercavo! E se ciò non fosse il nulla. Malgrado tutto, piango sulla scomparsa del Sogno di questo Sogno».

Gli anni Novanta furono per la scultrice molto fecondi: realizzò infatti alcune delle sue opere più importanti: La Valse, La Petite Châtelaine, Les Causeses, La Vague e L’Âge mûr dove compare la stessa Camille nelle vesti di una delle figure della composizione, l’implorante, una giovane donna in ginocchio che protende le braccia verso un uomo più anziano che, voltato di spalle, si lascia portare via da un’altra donna. Paul Claudel, fratello di Camille, scrisse:

«Mia sorella Camille, implorante, umiliata, in ginocchio, lei così superba, così orgogliosa mentre ciò che si allontana dalla sua persona, in questo preciso momento, proprio sotto i vostri occhi, è la sua anima».

La predilezione di Camille Claudel furono i soggetti femminili e una scultura di piccole dimensioni. Da qui in poi, però iniziò il suo declino. Rimasta sola dopo la fine della relazione con Rodin, visse in miseria, le sue lettere erano piene di richieste d’aiuto e di anticipi di denaro, venne aiutata economicamente dal padre e molto probabilmente guadagnava dei soldi anche fornendo bozzetti che non essendo firmati non sono mai stati identificati. Continuò comunque ad esporre e i critici d’arte continuarono a parlare di lei.

Lo stato della sua salute mentale iniziò ad aggravarsi nel 1905: era ossessionata dal furto e dal plagio, immaginava che Rodin la facesse spiare dai suoi assistenti per rubarle le idee e che volesse farle del male, distrusse alcune sue opere e queste idee fisse si trasformarono ben presto in psicosi. Sempre più isolata, venne allontanata anche dalla famiglia e il 10 marzo del 1913 venne ricoverata in un istituto vicino a Parigi: vi trascorse trent’anni. Morì il 19 ottobre del 1943. Auguste Rodin era morto 26 anni prima. Da qui, Camille Claudel scrisse lettere, elenchi di oggetti e richieste di aiuto (voleva essere riportata nel paese dove era nata). Ma non scolpì più nulla. Nel 1938 scrisse al fratello:

«… vorrebbero sforzarmi a fare delle sculture, qui all’istituto, e vedendo che non ci riesco, mi si impone un sacco di seccature. Ciò non mi convincerà di certo, al contrario».

Nella stessa lettera scrisse della madre che, pare, fu la principale responsabile del suo lungo internamento, anche quando i medici non lo ritenevano necessario:

«In questo momento, vicino alle feste, penso alla nostra cara mamma. Non l’ho mai più rivista dopo il giorno in cui avete preso la decisione di mandarmi in un manicomio! Penso a quel bel ritratto che le avevo fatto all’ombra del nostro bel giardino. I grandi occhi in cui si leggeva un dolore segreto, lo spirito di rassegnazione che regnava sul suo volto, le mani incrociate sulle ginocchia in totale abbandono: tutto indicava la modestia, il sentimento del dovere portato all’eccesso, tutto questo era proprio la nostra povera mamma. Non ho più rivisto il ritratto (e nemmeno lei). Se per caso ne senti parlare, me lo dirai. Non penso che l’odioso personaggio di cui ti parlo spesso abbia l’audacia di attribuirselo, come altri miei lavori; sarebbe troppo, il ritratto di mia madre…».

Molte opere di Camille Claudel sono esposte al Museo Rodin di Parigi, in una sala a lei dedicata accanto ad alcune sculture di Rodin che lei ispirò. Su di lei vennero girati due film: il primo nel 1988 diretto da Bruno Nuytten, il secondo nel 2013 del regista francese Bruno Dumont.