La banda larga di Verrua Savoia

Un piccolo paese del Piemonte si è attrezzato per diventare il provider di se stesso e portare Internet superando il "digital divide", un esempio virtuoso ripreso dal New York Times

Martedì 2 dicembre sul New York Times è stato pubblicato un articolo in cui ci si occupa dell’accesso a Internet in Italia partendo dalla storia di Verrua Savoia, comune del basso Monferrato che si sviluppa su circa 30 chilometri quadrati nella parte più orientale della provincia di Torino, in Piemonte, abitato da circa 1500 persone: «Questo villaggio rurale di collina dove una fortezza del XVII secolo è un ricordo di come gli abitanti scongiurarono gli invasori per centinaia di anni» dice il New York Times «potrebbe sembrare l’ultimo posto in Italia dove trovare una connessione Internet wireless». Ma non è così.

Il New York Times racconta che Daniele Trinchero, professore al Politecnico di Torino nato a Verrua Savoia, ha avviato una sperimentazione e contribuito a creare un’associazione senza scopo di lucro per offrire «quello che lo Stato e le compagnie di telecomunicazioni non sono ancora riusciti a fornire. Il gruppo può essere considerato il primo nel suo genere in Italia». Si tratta cioè del primo operatore di comunicazione non profit.

L’associazione si chiama Senza Fili Senza Confini: è nata ufficialmente il 18 ottobre del 2014 a Verrua Savoia dopo un percorso di ricerca scientifica e sociale durato 8 anni e portato avanti da diversi soggetti (Politecnico di Torino, Comune di Verrua Savoia, Ministero della Sviluppo Economico). Il progetto aveva l’obiettivo di dimostrare che Internet poteva essere portata anche nei luoghi più periferici e a condizioni economicamente sostenibili.

L’associazione propone un modello in cui i cittadini si fanno carico degli investimenti per accedere alla banda larga, acquistandola in gruppo ed evitando agli operatori tradizionali investimenti che non vengono considerati convenienti. Nel sito si legge: «L’attività dell’associazione si configura, proprio per questi motivi, in supporto e non in concorrenza con gli Internet Service Provider tradizionali, dei quali può essere considerata uno strumento operativo per ridurre il divario digitale che ancora caratterizza l’Italia, paese dalla conformazione geografica complessa». Le reti costruite e gestite dall’associazione sono accessibili in modo gratuito.

La sperimentazione partì nel 2006 a Verrua Savoia con l’apertura del primo hotspot libero e pubblico in Piemonte al di fuori di Torino attraverso la realizzazione di ponti radio totalmente artigianali e sperimentali con materiale di recupero: in questo modo fu portata connettività da Torino a Verrua Savoia a una velocità di 2 Mb al secondo. Nel 2010 il progetto fu esteso portando molta più banda e in collaborazione con il ministero dello Sviluppo Economico fu realizzata una rete sperimentale che doveva coprire tutto il territorio comunale e consentire agli abitanti di accedere a Internet da casa e non più attraverso l’hotspot pubblico del municipio. Il tutto basato su radiofrequenze: i microprocessori di normalissimi router WiFi erano stati montati su computer che non venivano più utilizzati nei laboratori del Politecnico e in questo modo si creavano trasmettitori per ponti radio attraverso l’uso di antenne dismesse dagli operatori radiofonici. Nel 2011 è stata così ampliata la rete a Verrua Savoia dal 70 per cento al 98 per cento. Attualmente la velocità della connettività è di 300Mb/s con 20 Mb/s disponibili in media per ogni nucleo familiare.

Il progetto sperimentale terminerà il prossimo 31 dicembre ed è per questo che i cittadini che hanno sperimentato questo primo sistema hanno costituito l’associazione diventando non solo fruitori ma provider di loro stessi. Per quanto riguarda i prezzi: le proiezioni mostrano che dall’acquisto in gruppo della banda a monte, al trasferimento sul territorio e alla gestione, il costo finale sarà di 50 euro all’anno per ciascuno dei 260 soggetti. Naturalmente si tratta di un sistema replicabile ed è una buona soluzione per dare copertura a quei territori dove non arriva la fibra ottica.

Il New York Times conclude dicendo che la questione dell’accesso a Internet è uno dei problemi più urgenti dell’Italia e che l’Italia è un paese in cui circa la metà del territorio è montuoso, in cui il segnale non viaggia facilmente e in cui l’installazione di cavi in fibra ottica è costosa: è insomma un paese in cui è molto accentuato il cosiddetto “digital divide”, il divario tra chi ha accesso effettivo a computer e Internet e chi invece ne è escluso. Ma l’Italia è lontana anche dalla gran parte del resto d’Europa (e degli Stati Uniti): ha infatti uno dei tassi più bassi in Europa per quanto riguarda la connessione a una banda larga ultraveloce, la metà per esempio rispetto alla Svizzera. Infine: «Solo il 10 per cento delle scuole elementari italiane» conclude il quotidiano «ha una connessione a banda larga».