Quarant’anni di Volkswagen Golf

Il primo esemplare di una delle macchine più vendute al mondo uscì nel marzo 1974: da allora ne sono state vendute oltre 30 milioni, in moltissime versioni

di Andrea Fiorello – @andreafiorello

Una Volkswagen Golf durante una presentazione al New York International Auto Show, il 27 marzo 2013. 
(STAN HONDA/AFP/Getty Images)
Una Volkswagen Golf durante una presentazione al New York International Auto Show, il 27 marzo 2013. (STAN HONDA/AFP/Getty Images)

Quest’anno la produzione della macchina Volkswagen Golf compie quarant’anni: il primo esemplare di questa berlina compatta tedesca – disegnata dal progettista italiano Giorgetto Giugiaro – uscì dalla linea di produzione della fabbrica Volkswagen di Wolfsburg il 29 marzo 1974. Da allora sono state prodotte sette diverse generazioni, di cui sono state vendute complessivamente oltre trenta milioni di unità nel mondo. In Italia sono state vendute in totale 2,4 milioni di Golf: è un numero notevole se si pensa, per usare un termine di paragone, che della Fiat 500 ne sono state vendute 4,2 milioni tra il 1957 e il 1975.

La Golf nacque in un periodo difficile per l’industria automobilistica e per la Volkswagen in particolare: all’inizio degli anni settanta la crisi petrolifera stava avendo un pesante impatto su consumi e costi di produzione. La casa tedesca, inoltre, aveva registrato un pesante calo di vendite del suo modello principale, il Maggiolino, che dopo trentacinque anni era diventato obsoleto sia nelle forme che nelle caratteristiche tecniche.

I dirigenti della Volkswagen decisero di cambiare radicalmente l’impostazione tecnica dei nuovi modelli, passando dalla configurazione a trazione posteriore e motore posteriore raffreddato ad aria – ossia quello del Maggiolino – a quella a trazione anteriore (il cui motore cioè trasmette la sua spinta alle ruote davanti) e motore anteriore raffreddato a liquido. In quegli anni il riferimento per la categoria delle berline compatte era l’italiana Fiat 128, che era stata presentata nel 1969 ed era la prima Fiat a trazione anteriore. Si racconta che fu proprio davanti a una Fiat 128 smontata che il progettista Giorgetto Giugiaro incontrò per la prima volta la dirigenza Volkswagen, in una riunione nella sede centrale di Wolfsburg: quel momento sarebbe poi diventato il primo passo per la nascita della Golf.

La nascita della Volkswagen Golf I
Pochi mesi prima di questo incontro, avvenuto alla fine del 1969, al Salone dell’auto di Torino alcuni dirigenti della casa tedesca, tra cui l’importatore per l’Italia della Volkswagen Gerhard Gumpert, avevano stilato un elenco delle auto più interessanti presentate alla manifestazione. Quattro dei sei modelli scelti erano stati disegnati da Giorgetto Giugiaro, per questo l’allora presidente della Volkswagen Kurt Lotz invitò il designer poco più che trentenne per discutere di una possibile collaborazione.

L’intenzione del gruppo tedesco era di realizzare un’auto simile alla berlina a tre volumi 128: Giugiaro in un’intervista ha ricordato che, riferendosi al modello Fiat lì presente, gli dissero: “Non possiamo ottenere tanto, ma ci accontentiamo”. La proposta del progettista italiano fu qualcosa di diverso: Giugiaro presentò un disegno fatto di linee semplici, squadrate, e con una forma a due volumi (cioè senza una parte “altra” rispetto a quella dell’abitacolo) insolita per l’epoca. La sua bravura fu nel proporre un progetto che rispondeva già a tutti i requisiti tecnici degli ingegneri tedeschi, i quali per questo approvarono l’idea velocemente, apportando solo piccole modifiche: una maggiore inclinazione del parabrezza, per ragioni legate alla normativa statunitense in materia di sicurezza, e la scelta di fari anteriori rotondi, rispetto a quelli rettangolari inizialmente proposti da Giugiaro.

Il nome e la prima Golf GTI
Sulla scelta del nome “Golf” per la compatta Volkswagen circolano due teorie: una sostiene che la parola sia legata alla corrente del Golfo del Messico – Golf in tedesco – perché in quel periodo le auto della Volkswagen avevano nomi legati a venti o correnti marine (Passat, la traduzione tedesca di aliseo; Bora, Scirocco e Jetta, dalla corrente a getto delle zone polari). L’altra fa derivare la parola dallo sport del golf e motiva l’idea in base ad altri nomi della gamma provenienti dallo stesso campo, come Polo e Derby. La casa tedesca non ha mai dato una versione ufficiale in merito, mentre Giorgetto Giugiaro invece ha suggerito una terza possibile interpretazione: una delle manopole disegnate per la leva del cambio aveva la forma di una pallina da golf, e questo avrebbe potuto influenzare la scelta finale del nome.

Proprio la forma della pallina da golf fu scelta per la manopola della versione sportiva della Volkswagen Golf, chiamata GTI (Gran Turismo Iniezione), che venne presentata al Salone dell’auto di Francoforte nel 1975. La Golf GTI – nata da un progetto curato nel tempo libero da un piccolo gruppo d’ingegneri Volkswagen – conteneva due concetti insoliti per il periodo, che però sarebbero stati fondamentali per l’evoluzione futura delle compatte sportive: la macchina era sia una pratica ed economica berlina a due volumi (hatchback in inglese, letteralmente: con il “portellone dietro”), sia un’auto veloce. Il suo motore da 110 cavalli le permetteva di passare da 0 a 100 km/h in 9 secondi, con una velocità massima di circa 180 km/h: all’epoca, erano numeri da modello ad alte prestazioni.

All’interno della Golf GTI, oltre alla manopola della leva del cambio a forma di pallina da golf, c’erano sedili foderati da una stoffa decorata con fantasia tartan, tipica dei tessuti scozzesi. La carrozzeria, invece, era quasi identica a quella delle versioni normali, fatta eccezione per un alettone aerodinamico davanti, per i passaruota più larghi, di plastica, e per una linea rossa intorno alla griglia anteriore.

Le generazioni successive
La pallina da golf, i sedili in tartan e la linea rossa anteriore sono sopravvissuti come segni distintivi della GTI fino a oggi, ma nei quarant’anni successivi all’uscita della prima Golf ci sono state altre sei generazioni di quella che – anche con un certo orgoglio – la stessa Volkswagen definisce “Das Auto”: l’auto con la A maiuscola, semplicemente.

La Golf I rimase in produzione fino al 1983, quando arrivò la Golf II, la prima a essere disegnata completamente all’interno della Volkswagen, come tutte le successive generazioni. La Golf III fu lanciata nel 1992, la IV nel 1997 e la V nel 2003. Nel corso dei decenni la Volkswagen Golf è stata un successo di vendite (è ancora oggi l’auto più venduta in Europa e leader del segmento C in Italia) e dalla sua base di berlina a due volumi sono nate diverse varianti: a tre volumi, station wagon e, dalla fine del 2004, anche monovolume, chiamata Golf Plus.

La sesta generazione della Volkswagen Golf rappresenta dal punto di vista stilistico uno spartiacque perché, pur essendo una semplice evoluzione della Golf V, e non un modello del tutto nuovo, le sue forme sono tornate a ricordare quelle dell’originale in modo più evidente, grazie all’intervento del designer italiano Walter De Silva, nominato nel 2007 a capo del Group Design di Volkswagen. Dopo essere stato assunto dal gruppo tedesco, De Silva – che prima lavorava in Fiat, dove ha disegnato le Alfa Romeo 147 e 156 – giudicò le forme della Golf V sproporzionate, imprecise, con un “posteriore rincagnato verso il basso”. Per questo fece prendere un esemplare della Golf I e uno della Golf IV (a suo giudizio le più riuscite), e cono il suo gruppo di lavoro partì dalle linee principali di questi due modelli per realizzare la Golf VI, che debuttò nel 2008.

La Golf attuale e la prossima
Quella adesso in commercio – disegnata da Walter De Silva, appunto – è la settima generazione della Volkswagen Golf: è stata lanciata nel 2012 e viene prodotta in Germania, Cina, Messico e (dal 2015) Brasile. In Italia il suo prezzo di listino parte da 16.900 euro, ma può arrivare a 41.750 euro e oltre – a seconda degli accessori – nella sua versione supersportiva a trazione integrale “R”. Tra il modello più economico da 85 cavalli e quello più potente da 300 cavalli, ossia la R, c’è un’ampia scelta di: alimentazioni (benzina, diesel, metano, ibrido plug-in, elettrico), trazioni (anteriore o 4×4) e carrozzerie (berlina 3 e 5 porte, station wagon, monovolume). È un assortimento che non trova corrispondenza in nessuna delle auto concorrenti.

In quarant’anni la Golf ha saputo reinterpretare un’idea di base semplice: la berlina a due volumi nel segmento C, che ha convinto molti clienti e ha reso la Golf leader del mercato europeo. Questa idea è giudicata da alcuni rassicurante, ma da altri noiosa, proprio perché è rimasta quasi immutata nel corso del tempo. Un’opinione che le sintetizza entrambe è quella di Jeremy Clarkson, il famoso presentatore del programma televisivo inglese Top Gear, il quale disse che la Volkswagen Golf è banale, ma che rappresenta “il sinonimo di tutto ciò di cui si ha realmente bisogno in un’auto, la risposta a ogni domanda di tipo automobilistico che sia mai stata posta”, proprio perché disponibile in un amplissimo numero di varianti.

In un’intervista recente De Silva e Giugiaro hanno dichiarato che stanno già lavorando all’ottava generazione della Golf, questa volta insieme, perché nel 2010 la Italdesign di Giugiaro – azienda da lui fondata nel 1968 che si occupa di servizi per l’industria automobilistica – è stata comprata per il 90,1 per cento dal gruppo Volkswagen.