Il referendum sull’oro in Svizzera

Si terrà il 30 novembre ed è molto contestato: servirà a stabilire se la Banca nazionale svizzera dovrà aumentare le sue riserve auree

A campaign poster in favor of an initiative on Swiss gold which reads in French "Protect the people's fortune ! People's initiative on gold, yes" is seen on November 17, 2014 in Lausanne. As Switzerland prepares to vote this month on whether to force the country's central bank to increase its gold reserves, economists warn a 'Yes' vote could wreak havoc in financial markets. The initiative "Save Switzerland's gold", which will be put to a popular referendum vote on November 30, would oblige the Swiss National Bank (SNB) to boost its gold reserves to at least 20 percent of its holdings, nearly three times more than the current seven percent level. AFP PHOTO / FABRICE COFFRINI (Photo credit should read FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images)
A campaign poster in favor of an initiative on Swiss gold which reads in French "Protect the people's fortune ! People's initiative on gold, yes" is seen on November 17, 2014 in Lausanne. As Switzerland prepares to vote this month on whether to force the country's central bank to increase its gold reserves, economists warn a 'Yes' vote could wreak havoc in financial markets. The initiative "Save Switzerland's gold", which will be put to a popular referendum vote on November 30, would oblige the Swiss National Bank (SNB) to boost its gold reserves to at least 20 percent of its holdings, nearly three times more than the current seven percent level. AFP PHOTO / FABRICE COFFRINI (Photo credit should read FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images)

Il prossimo 30 di novembre in Svizzera si terrà il referendum “Salvate l’oro della Svizzera”, organizzato da tre rappresentanti del partito di centro-destra Unione democratica di centro (UDC) – i deputati Luzi Stamm e Lukas Reimann e l’ex deputato Ulrich Schlüer. L’iniziativa, proposta inizialmente nel settembre 2011, prevede che entro cinque anni la Banca nazionale svizzera (BNS) arrivi a tenere almeno il 20 per cento delle sue riserve in oro (attualmente sono circa il 7 per cento). Stabilisce inoltre il divieto per la BNS di vendere le sue riserve auree, che dovranno rimanere in territorio svizzero: attualmente il 30 per cento è diviso tra Banca d’Inghilterra (20 per cento) e Banca centrale del Canada (10 per cento).

A fine 2013, gli attivi della BNS erano valutati nel bilancio a 490 miliardi di franchi svizzeri (407 miliardi di euro) e l’oro corrispondeva a circa il 7% di questa cifra, quindi intorno ai 35,6 miliardi di franchi svizzeri (29,6 miliardi di euro). Se dovesse vincere il “sì” nel referendum del 30 novembre, la BNS dovrebbe arrivare ad avere oro per circa 100 miliardi di franchi svizzeri (83 miliardi di euro). Tenendo conto delle sue riserve auree attuali, la banca dovrebbe acquistare lingotti per circa 60-63 miliardi di franchi svizzeri (tra ai 49 e i 52 miliardi di euro).

Secondo gli ultimi sondaggi realizzati dall’istituto svizzero gfs.bern, il 47 per cento degli aventi diritto al voto è intenzionato a votare per il “no”, mentre i “sì” sono stimati al 38 per cento. Rispetto ai sondaggi precedenti, si è registrato un significativo aumento della percentuale dei “no”, che era data attorno al 39 per cento. Secondo gfs.bern, gli indecisi rimangono comunque ancora molti.

Il Consiglio federale Svizzero (il governo federale del paese) e i Cantoni (gli stati svizzeri) si sono espressi negativamente riguardo l’approvazione del referendum sull’oro: secondo il ministro delle Finanze, Eveline Wilmer-Schlumpsf, e il presidente della Conferenza dei direttori cantonali delle Finanze, Peter Hegglin, le norme contenute nel referendum limiterebbero fortemente il margine di manovra della BNS e potrebbero provocare conseguenze negative sul franco svizzero. Anche il governo svizzero non approva il referendum e appoggia la decisione della BNS di mantenere al 30 per cento le sue scorte d’oro all’estero. Lo stesso vertice dell’UDC non ha dato il suo appoggio al referendum e quasi tutto il Parlamento svizzero è contrario.

Widmer-Schlumpf ha detto che la BNS dispone tuttora di riserve auree sufficienti, tra le più alte al mondo, e ha aggiunto che i promotori di questa iniziativa stanno sopravvalutando l’importanza dell’oro, un bene volatile e rischioso che solo nel 2013 ha perso quasi il 30 per cento del suo valore. Se la BNS fosse costretta a tenere una quota d’oro invendibile del 20 per cento, la stessa BNS non avrebbe un margine adeguato per intervenire sui mercati: rischierebbe di non poter impedire un eccessivo aumento del valore del franco svizzero nei confronti dell’euro, e non potrebbe salvaguardare la competitività delle esportazioni svizzere.

Tra il 2000 e il 2008 la BNS ha venduto oltre la metà delle sue riserve auree nazionali, a causa della svalutazione dell’oro negli anni Novanta. In diversi paesi si era deciso di vendere una parte dell’oro per investire da altre parti gli attivi delle banche centrali: prima del 2000 la BNS deteneva 2.590 tonnellate di oro, le quinte maggiori riserve auree al mondo. Tra il 2000 e il 2005, la BNS ha venduto 1300 tonnellate d’oro, i cui proventi sono stati ripartiti per due terzi ai Cantoni e per un terzo alla Confederazione; poi, tra il 2007 e il 2008, la BNS ha immesso sul mercato altre 250 tonnellate di oro, impiegando i ricavi per rafforzare le proprie riserve valutarie.

Questo è stato lo sbaglio della BNS, secondo il deputato dell’UDC Luzi Stamm: «L’oro ha dimostrato ancora una volta, con la recente crisi economico-finanziaria, di essere molto più resistente di valute internazionali, come l’euro e il dollaro. La BNS ha venduto 1300 tonnellate d’oro nel momento peggiore, quando i prezzi erano tre volte inferiori a quelli raggiunti in questi ultimi anni. Ciò dimostra che i dirigenti della BNS possono compiere grandi errori». Il deputato ha poi detto che le riserve auree sono un patrimonio nazionale e per questo la decisione spetta al popolo. L’UDC è un partito politico del centro-destra, e dal 1971 è sempre stato presente nel Consiglio federale. È la forza politica che più si oppone all’adesione della Svizzera all’Unione Europea e in diversi momenti ha avviato delle campagne piuttosto dure contro gli immigrati.