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  • Giovedì 20 novembre 2014

Cosa annuncerà Obama stanotte

Il Washington Post spiega in cosa consisterà "il più significativo atto presidenziale per modificare le politiche sull'immigrazione da trent'anni a questa parte"

di David Nakamura e Pamela Constable – Washington Post

DENVER, CO - OCTOBER 04: Latino supporters hold up signs as they attend a campaign rally for U.S. President Barack Obama at Sloan's Lake Park on October 4, 2012 in Denver, Colorado. Obama spoke the morning after the first Presidential debate at the University of Denver. (Photo by Doug Pensinger/Getty Images)
DENVER, CO - OCTOBER 04: Latino supporters hold up signs as they attend a campaign rally for U.S. President Barack Obama at Sloan's Lake Park on October 4, 2012 in Denver, Colorado. Obama spoke the morning after the first Presidential debate at the University of Denver. (Photo by Doug Pensinger/Getty Images)

Il presidente statunitense Barack Obama annuncerà giovedì sera [notte, in Italia] di voler usare i suoi poteri esecutivi per proteggere milioni di immigrati clandestini dall’espulsione, a volte letteralmente i genitori di bambini e ragazzi nati negli Stati Uniti e di nazionalità americana: sarebbe il più significativo atto presidenziale per modificare le politiche sull’immigrazione da trent’anni a questa parte.

Con un discorso televisivo rivolto alla nazione in prima serata – uno strumento da lui poco utilizzato in passato – Obama spera di costruire un esteso consenso attorno alla sua decisione di riformare l’immigrazione senza l’approvazione del Congresso, una mossa che provocherà un notevole dibattito in merito ai limiti dei poteri presidenziali. Obama spiegherà i dettagli della riforma venerdì a Las Vegas, durante un raduno di attivisti a favore della riforma: la Casa Bianca, al contempo, inizierà una campagna per raccogliere supporto “dal basso” per le decisioni di Obama.

Obama annuncerà misure che daranno la possibilità a 4 milioni di immigrati di chiedere uno status di protezione temporanea, secondo le persone a conoscenza del piano. Prenderà inoltre provvedimenti riguardo i permessi di soggiorno per i lavoratori nel settore dell’alta tecnologia, modificherà le leggi federali per la detenzione degli immigrati e aggiungerà risorse per rafforzare la sicurezza dei confini. Mercoledì, in un breve video postato sulla sua pagina Facebook, Obama ha detto che «tutti riconoscono che le nostre politiche sull’immigrazione non funzionano. Sfortunatamente Washington ha lasciato che il problema si inasprisse».

Nonostante il problema dell’immigrazione sia noto da tempo, la decisione che Obama si appresta a prendere ha provocato nuovi scontri a Washington, dove i Repubblicani sono stati rapidi a criticarne le azioni a meno di due settimane delle elezioni di metà mandato in cui hanno ottenuto il controllo di entrambe le camere. Un portavoce di John Boehner, lo speaker della Camera, si è riferito al presidente come all’«imperatore Obama», accusandolo di avere oltrepassato i propri poteri costituzionali e di voler consolidare la sua «eredità da fuorilegge». Diversi parlamentari Repubblicani hanno suggerito di approvare, il prossimo mese, una riforma sui costi dello stato per togliere i fondi ai progetti sull’immigrazione di Obama, ponendo le basi per un nuovo shutdown del governo.

Immigrazione

Jeff Session, Repubblicano dell’Alabama e presidente della commissione del Senato che si occupa del budget federale, ha detto che «stavolta Obama si è spinto decisamente troppo oltre: questo è un diretto depotenziamento dell’autorità del Congresso. Credo che il Congresso si difenderà e che lo farà in una maniera responsabile».

Obama ha discusso la riforma con una decina di parlamentari Democratici durante una cena alla Casa Bianca, elencando le ragioni per cui crede che si tratti solo di un «primo grande passo» per riformare le politiche sull’immigrazione. Obama ha anche sottolineato che le sue azioni non potranno rappresentare una soluzione permanente. La parlamentare Judy Chu, che ha partecipato alla cena di mercoledì, ha detto che Obama «è stato molto chiaro sul fatto che dobbiamo agire ora e rimanere uniti durante il percorso».

Lo scontro coi Repubblicani avviene a due anni di distanza dall’annuncio di Obama di superare le attuali leggi sull’immigrazione, per rispettare le promesse fatte durante la campagna di rielezione del 2012 ai suoi sostenitori di origine sudamericana o asiatica, frustrati dal fatto che durante il suo primo mandato il presidente non avesse ottenuto più risultati sul tema.

Ma gli sforzi di un anno e mezzo per approvare la nuova legge, che includeva anche un percorso burocratico offerto agli irregolari per ottenere la cittadinanza, sono stati resi vani quest’estate dalla strenua opposizione dei Repubblicani, che già controllavano la Camera. A giugno Obama promise di affrontare il problema in maniera aggressiva fin dove i suoi poteri glielo avrebbero permesso.

Gli esperti legali della Casa Bianca hanno passato mesi a ipotizzare modifiche della legge e discuterne con attivisti a favore della riforma, autorità federali ed esperti legali per esporre le opzioni disponibili a Obama, che le ha valutate assieme al segretario del dipartimento per la Sicurezza Jeh Johnson e al procuratore federale, di fatto il ministro della Giustizia, Eric Holder.

Nei suoi piani, Obama vuole far sì che lo stato offra una “tregua” ufficiale a tutti gli immigrati clandestini che sono genitori di un cittadino degli Stati Uniti o di una persona che ha un permesso permanente: si tratta di circa 3,71 milioni di persone, secondo un rapporto del Migration Policy Institute. La riforma di Obama richiede che i genitori in questione abbiano vissuto negli Stati Uniti per un certo numero di anni, probabilmente cinque. In media oggi un immigrato medio irregolare vive negli Stati Uniti da 13 anni; molti di quelli che saranno compresi nella “tregua” potranno inoltre richiedere un permesso di lavoro.

Obama dovrebbe anche espandere un progetto del 2012 che ha rinviato l’espulsione di quasi 600mila giovani immigrati conosciuti come dreamers. “Dreamers” non fa riferimento solo a “sognatori” ma soprattutto alla legge in base alla quale – il DREAM Act – una persona arrivata minorenne negli Stati Uniti, che ci vive per almeno cinque anni consecutivi, che presta servizio nell’esercito per due anni o frequenta un’università per due anni può ottenere un permesso di soggiorno temporaneo di sei anni, al termine dei quali – se non hanno ottenuto la cittadinanza in qualche modo – deve tornare nel suo paese di provenienza. Obama nel 2012 ha fermato l’espulsione dei “dreamers” considerati non pericolosi; ragazzi che hanno vissuto per almeno undici anni negli Stati Uniti, hanno studiato negli Stati Uniti o hanno combattuto nell’esercito. La riforma dovrebbe espandere i criteri e le età per accedere al programma. Obama non potrà estendere invece la protezione alle centinaia di migliaia di genitori dei dreamers, dato che l’ufficio di consulenza legale della Casa Bianca ha stabilito che questo oltrepasserebbe i limiti dei suoi poteri.

Obama, inoltre, prevede di rendere meno complicato ottenere un permesso di soggiorno per le persone che investono negli Stati Uniti e per quelle che vogliono ottenere una laurea in materie scientifiche. L’amministrazione, però, ha anche concluso di non avere l’autorità per estendere i programmi per fornire permessi di lavoro agli immigrati che lavorano nell’agricoltura oppure per quelli che dispongono di grandi competenze lavorative.

Frank Sharry, capo di America’s Voice, un’associazione per i diritti degli immigrati di Washington, ha detto: «anche se il governo aiuterà cinque milioni di persone, molti altri rimarranno fuori. Ma si tratta comunque di un grosso passo in avanti e di una decisione storica: una delle vittorie più grandi che abbiamo mai ottenuto».

Lo staff della Casa Bianca ha declinato di fornire dettagli riguardo all’annuncio del presidente, ma Johnson ha definito la riforma «onnicomprensiva». Lui e altri membri dell’amministrazione hanno sottolineato che Obama rimane in favore di un più ampio intervento del Congresso, il prossimo anno. «L’azione legislativa è sempre preferibile», ha detto Johnson mercoledì. «Ma abbiamo aspettato che il Congresso agisse e il Congresso non lo ha fatto. Non è ammissibile essere impossibilitati a muovere anche solo un dito per aggiustare le nostre politiche sull’immigrazione».

Per i Repubblicani questo sarà il primo test per sperimentare la propria strategia politica dopo la vittoria alle elezioni di metà mandato. Mentre alcuni membri del partito appaiono pronti per una battaglia con la Casa Bianca, altri hanno ammonito che il partito dovrà agire con cautela, sottolineando i crescenti timori per le conseguenze politiche che queste posizioni oltranziste possono avere nel sempre più grande elettorato di origini ispaniche e asiatiche. Mitch McConnell, che presto diventerà il capo della maggioranza Repubblicana al Senato, ha detto che il prossimo mese i Repubblicani estenderanno i fondi del governo federale e che quindi non si va verso uno shutdown.

Nel tentativo di far circolare dubbi su Obama, alcuni Repubblicani hanno diffuso una lista di 22 occasioni in cui Obama ha detto pubblicamente di non credere di avere l’autorità di agire tramite un’azione esecutiva per cambiare la legge sull’immigrazione. La Casa Bianca, consapevole di quanto la mossa sia un azzardo politico, ha pensato di puntellare il sostegno alla riforma con un po’ di propaganda. Mercoledì il video di Obama era già stato visto 1,7 milioni di volte su Facebook.

Il suo discorso di giovedì sera servirà a includere «quante più persone possibili in un dibattito più ampio», ha detto il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest. I maggiori canali televisivi però non trasmetteranno il discorso dal vivo, lasciandolo alle tv all news via cavo e al network in lingua spagnola Univision, che lo trasmetterà prima della cerimonia di premiazione dei Latin Grammy.

Venerdì poi Barack Obama tornerà alla Las Vegas’s Del Sol High School, che per lui ha un significato particolare. L’11 gennaio 2008, quando l’allora senatore Obama era arrivato in città dopo essere stato sconfitto da Hillary Clinton alle primarie del New Hampshire, pronunciò il famoso discorso del “Si se puede”, facendo perno sull’esteso blocco di voti della comunità ispanica del Nevada. Quel giorno centinaia di persone riempirono la palestra del liceo – e centinaia aspettarono fuori – mentre il futuro presidente prometteva di occuparsi della questione della cittadinanza per gli immigrati clandestini.

foto: una recinzione che separa la città di Nogales, in Arizona, dal territorio del Messico (Scott Olson/Getty Images)

©Washington Post