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  • Mercoledì 19 novembre 2014

Cosa diavolo succede alla RAI?

Il consiglio di amministrazione ha deciso di fare ricorso contro il governo, per via del taglio da 150 milioni di euro; una consigliera si è dimessa

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse
18-07-2012 Roma
Politica
RAI - Consiglio Amministrazione CDA
Nella foto: il Direttore Genarale Luigi Gubitosi, ll Presidente Anna Maria Tarantola
Photo Mauro Scrobogna /LaPresse
18-07-2012 Roma
Politics
RAI - Board of Directors
In the picture: Luigi Gubitosi, chief executive officer, Anna Maria Tarantola President
Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 18-07-2012 Roma Politica RAI - Consiglio Amministrazione CDA Nella foto: il Direttore Genarale Luigi Gubitosi, ll Presidente Anna Maria Tarantola Photo Mauro Scrobogna /LaPresse 18-07-2012 Roma Politics RAI - Board of Directors In the picture: Luigi Gubitosi, chief executive officer, Anna Maria Tarantola President

Il consiglio di amministrazione della RAI ha votato un ordine del giorno che lo impegna a fare ricorso contro il governo – quindi tecnicamente contro il suo azionista di maggioranza – in riferimento al taglio di fondi per 150 milioni di euro deciso con il cosiddetto “decreto IRPEF”. L’ordine del giorno è stato proposto dal consigliere Antonio Verro, eletto nel cda in quota Forza Italia, e ha trovato i voti favorevoli – oltre a quello di Verro – di Rodolfo De Laurentiis (centrodestra), Guglielmo Rositani (centrodestra), Marco Pinto (in quota ministero del Tesoro), Gherardo Colombo (centrosinistra) e Benedetta Tobagi (centrosinistra). Hanno votato contro Luisa Todini (centrodestra) e Antonio Pilati (centrodestra).

Luisa Todini ha dato le dimissioni dopo il voto del consiglio, per dissociarsi «in modo definitivo». Ci sono state critiche nel centrosinistra contro Colombo e Tobagi, che erano stati scelti da Pier Luigi Bersani quando era segretario del PD. Matteo Orfini, presidente del PD, ha scritto su Twitter: «Un’azienda come la Rai non può più funzionare così. Cambiamo la governance subito. Per salvarla e rilanciarla».

Scontro frontale in Rai sul taglio da 150 milioni voluto dal governo. Le conseguenze potrebbero essere pesanti: dalla segreteria del partito democratico si è paventato il ricorso alla chiusura dei rubinetti dei trasferimenti per una cifra di pari entità, oltre a un rapido cambio di governance.

Tutto nasce dal decreto Irpef, quello degli 80 euro in busta paga, con il quale il governo Renzi ha inteso fare contribuire anche la tv pubblica alla spending review per il recupero di risorse in tempi di austerity. Il consigliere d’amministrazione Antonio Verro ha presentato oggi, durante il Cda, l’ordine del giorno che impegnava il consiglio a votare un ricorso contro il taglio di 150 milioni di prelievo sul canone Rai, votato dalla commissione Bilancio e Finanze del Senato.

Inevitabile la frattura nel consiglio, con da una parte i consiglieri Luisa Todini e Antonio Pilati che si sono espressi contro, e dall’altra i consiglieri Guglielmo Rositani, Antonio Verro, Rodolfo De Laurentiis, Benedetta Tobagi, Marco Pinto e Gherardo Colombo che hanno votato a favore del ricorso. La presidente del Cda, Anna Maria Tarantola, si è astenuta e l’ordine del giorno è passato. Di qui le dimissioni del consigliere Todini. Il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi ha definito il ricorso «inopportuno».

«Ci tengo a sottolineare – ha replicato Verro – che questo voto non ha alcun valore politico, come invece alcuni vogliono far credere. Alla fine, in trasparenza, hanno prevalso solo ed esclusivamente gli interessi dell’Azienda e di tutti i lavoratori del servizio pubblico». Il sì del cda Rai al ricorso è, invece, «un voto determinato solo da logiche politiche e personali, all’insegna del tanto peggio tanto meglio. Sia ben chiaro, comunque, che tutto questo non indebolisce affatto, semmai rafforza, la volontà del governo di liberare la Rai e il servizio pubblico dalle vecchie logiche», ha ribattuto il sottosegretario Antonello Giacomelli.

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